Secondo gli analisti, e alcuni fatti sarebbero a dimostrarlo, il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan fondato da Abdullah Ocalan e in guerra contro Ankara dal 1984, si è alleato nella sua parte siriana con il governo di Damasco. I siriani, in chiave sovranista, vogliono impedire qualunque sconfinamento turco in territorio siriano camuffato da lotta contro l’Isis e destinato, invece, a eliminare la resistenza curda e installarsi nel Paese di Assad. Siamo davvero ad un nuovo capitolo della guerra siriana?
(www.repubblica.it) – 21/02/2018 – Siria, le truppe di Damasco verso Afrin. Erdogan a Putin: “La Turchia non si fermerà”
Nella zona di confine fra Turchia e Siria potrebbe consumarsi uno scontro diretto che fa paura all’intera regione. Telefonata tra il presidente turco e quello russo.
Il rischio di una collisione armata in Siria adesso è reale. E grave, fra medie potenze: tra l’esercito turco e le forze regolari siriane. Il tutto nell’enclave di Afrin, alla frontiera, nella regione retta a maggioranza dai combattenti curdi. E’ un rischio serio, dopo la notizie che i soldati di Damasco si stanno dirigendo in queste ore sull’area al confine, mentre i militari turchi, sorretti da dichiarazioni appena fatte dalle loro autorità politiche, si dicono pronti a sostenere lo scontro.
L’importante sviluppo diplomatico e militare nella guerra di Siria, che si avvicina ormai al suo settimo anniversario (è cominciata nel marzo 2011), prende il via da una notizia data da una fonte “curdo-siriana di alto livello” citata dalla Bbc in arabo. Secondo le informazioni, il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan fondato da Abdullah Ocalan e in guerra contro Ankara dal 1984, si è alleato nella sua parte siriana con il governo di Damasco. L’intesa riguarda più esattamente il sostegno militare delle forze governative siriane di Bashar al-Assad a quelle curde, nell’enclave di Afrin dal 20 gennaio sotto attacco da parte della Turchia e delle milizie locali alleate di Ankara. Le voci, a questo proposito, circolavano da vari giorni sui media iraniani e filo-governativi siriani, e adesso vengono confermate dai fatti. Secondo fonti curde, ma anche per quelle ufficiali siriane, “entro poche ore” le forze governative entreranno nel distretto di Afrin. Per Damasco infatti l’enclave attaccata dai turchi fa parte integrante del Paese, e la Siria “non cederà un centimetro del suo territorio”. Nella teoria, se i due fronti si troveranno entro breve l’uno davanti all’altro, il rischio di collisione è altissimo. Con uno scontro diretto fra Damasco e Ankara.
Pure le Forze armate turche difatti continuano imperterrite ad avanzare dentro Afrin. La Turchia “continuerà la sua avanzata verso Afrin con determinazione”, avrebbe infatti detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al suo omologo russo Vladimir Putin durante la loro telefonata di oggi, secondo fonti della presidenza di Ankara citate da Hurriyet. Se le forze filo-Assad sosterranno le milizie curde dell’Ypg, avrebbe minacciato Erdogan, “ci saranno conseguenze”. Secondo Ankara sono più di 1.641 i militanti curdi del gruppo a maggioranza curdo dello Ypg (le Unità di protezione popolare) e dell’Isis (il sedicente Stato Islamico) “neutralizzati” (cioè considerati come uccisi, feriti o fatti prigionieri). E’ ora il primo mese da quando è scattata il 20 gennaio scorso l’operazione militare denominata ‘Ramoscello d’ulivo’, destinata per Ankara a sradicare le entità curde, e in Turchia considerate come terroriste. Per le fonti militari turche dall’inizio dell’offensiva sono state strappate ai curdi 72 località ad Afrin, tra villaggi e zone strategiche.
A tutto questo, la reazione da parte del governo di Recep Tayyip Erdogan non si è fatta attendere. Il patto appena concluso fra le truppe del regime siriano di Bashar al-Assad, che raggiungeranno l’enclave di Afrin per aiutare le forze curde contro l’offensiva lanciata dalla Turchia, viene ritenuto inaccettabile da Ankara. “Se davvero il regime siriano vuole entrare ad Afrin per proteggere il Pyd-Ypg nessuno fermerà i nostri militari”, ha tuonato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu durante una conferenza stampa congiunta con il proprio omologo giordano. “Eliminare i terroristi è ora l’obiettivo di Ramoscello d’Ulivo, così come è stato per Scudo dell’Eufrate (cioè l’operazione anti Isis del 2016, ndr). Ribadisco che la Turchia vuole l’unità territoriale della Siria. Bisogna capire per quale motivo Assad entrerebbe ad Afrin. Se vuole combattere i terroristi, nessun problema. Ma se vuole difenderli, allora nessuno fermerà i soldati turchi”, ha precisato il capo della diplomazia di Ankara. E’ dunque una bomba a orologeria quella che comincia a ticchettare adesso, nervosamente, su Afrin.