Sabato 17 febbraio, a partire dalle ore 18, presso i locali di RAIDO, si è svolta la conferenza dal titolo “Elogio della cavalleria: da San Bernardo ai nostri giorni”. Tramite la partecipazione del Professor Gianluca Marletta e lo scrittore e musicista Cosmo Intini si è parlato della “cavalleria”. Da subito i relatori hanno tenuto a precisare che non di cavalleria storica avrebbero parlato, se non nei limiti utili all’esplicazione della tematica, ma di “cavalleria spirituale”.
Prendendo le mosse dal testo recentemente uscito dal titolo Cavalleria. Una via sempre aperta (tra i cui autori figurano assieme a Mario Polia ed altri, proprio Cosmo Intini e Gianluca Marletta), è stato ribadito che essere Cavalieri, oggi, non significa prendere il cavallo e partire per la guerra con spada e corazza, ma semplicemente raccogliere l’eredità vera e guerriera di chi ci ha preceduti e continuare a viverne lo spirito.
Lo spirito della Cavalleria medievale, che non inventa nulla di nuovo, ma rinvigorisce e purifica un ideale di vita sempre esistente, sia prima sia dopo il cristianesimo, l’ideale di vita che segue la via dell’azione impersonale. Recuperare lo “spirito” della Cavalleria è possibile, dunque, perché la Cavalleria è una Via sempre aperta. Affrontare “il secolo” con tempra virile, integralmente tradizionale. Neospiritualismo, sette di ogni sorta, esotici santoni, chiese e religioni legittime sempre più deboli, la nuova religione della scienza e del progresso tecnologico, non devono toccare il “Cavaliere di Spirito”.
Come ci ricorda San Bernardo di Chiaravalle: «E’ davvero impavido e protetto da ogni lato quel cavaliere che come si riveste il corpo di ferro, così riveste la sua anima con l’armatura della fede. Nessuna meraviglia se, possedendo entrambe le armi, non teme né il demonio né gli uomini. E nemmeno teme la morte egli che desidera morire […]Con quanta gloria tornano i vincitori dalla battaglia! Quanti beati muoiono martiri in combattimento! Rallegrati o forte campione se vivi e vinci nel Signore: ma ancor più esulta e sii fiero nella tua gloria se morirai e ti riunirai al Signore. Per quanto la vita sia fruttuosa e la vittoria gloriosa a giusto diritto ad entrambe è da anteporre la morte sacra.[…]Infatti, tu che sei cavaliere secondo le norme della cavalleria secolare, ogni volta che entri in battaglia devi soprattutto temere di uccidere te stesso nell’anima se uccidi il nemico nel corpo o di essere ucciso nell’anima e nel corpo se è il tuo nemico ad ucciderti. Inoltre, per il cristiano, il pericolo o la vittoria vengono giudicati non dal successo delle azioni, ma dalla disposizione del cuore.[…]Se la causa per la quale si combatte è buona, l’esito della battaglia non potrà essere cattivo, allo stesso modo non sarà stimata buona conclusione quella che non sia stata preceduta da una buona causa e da una retta intenzione».
Di particolare interesse, parlando di cavalleria e cavalieri, è risultata essere la figura della donna “Dama”. In una realtà di tipo tradizionale, che ha nei principi spirituali il suo fondamento, la donna trova una collocazione organica facendo leva sulle proprie qualità spirituali. La Dama non è antagonista al suo Cavaliere ma complementare e le differenze non sono un impedimento ma una risorsa: più riesce ad essere donna, nel vero senso della parola, e più sono valorizzate e le qualità dell’altro sesso. Nessuna mortificazione, quindi, ma ricordando sempre che quello della Donna per l’uomo è “un mistero”, ella potrà essere per lui Circe o Penelope.
Dopo altre puntuali precisazioni (come quella riguardante la simbologia della spada del cavaliere medievale e della sua lotta contro il drago interiore) molti sono stati gli interventi da parte del pubblico, tanto che ad alcuni dei quali non è stato possibile rispondere per mancanza di tempo.
In sostanza, ed è questo il messaggio comune ai due interventi dei relatori presenti, per essere “Cavalieri” oggi, si potrebbe innanzi tutto partire con il rendere “essenziale” la propria vita, dove l’essenzialità significa, tra le altre cose: realismo, oggettività, semplicità, serietà e centralità. Facendo parlare Evola: “lo stile di una impersonalità attiva“. Per questi motivi la Cavalleria è, e sempre sarà, una Via sempre aperta.