IL RE DEL MONDO
René Guénon
“Più diventa tutto inutile
e più credi che sia vero
e il giorno della Fine
non ti servirà l’Inglese.”
Per via della vita moderna e dell’informazione in mano ai centri di potere che plasmano la realtà a loro piacimento, e dell’istruzione sempre più asservita alle necessità produttive ed al politicamente corretto, capita spesso di ripensare a queste parole contenute nel brano “Il re del mondo” di Franco Battiato.
Forse c’è chi si è incuriosito all’argomento partendo dalle canzoni del cantautore, noto lettore di Guénon anche se fuorviante interprete a suo originale modo della cultura tradizionale, o magari altri al contrario lo hanno ascoltato proprio per via di questo suo “interesse” esoterico. Fatto sta che del Re del Mondo non si è solo parlato in ambito dottrinario, la figura del “monarca del bene e del male” ha affascinato anche la letteratura profana.
E’ da questo presupposto che René Guénon parte, traendo spunto dalle due opere Mission de l’Inde di Saint-Yves d’Alveydre e Bêtes, Hommes et Dieux, di Ferdinand Ossendowski, nelle quali vengono narrate vicende legate al centro iniziatico di Agartha ed al suo sovrano Brahmatma. Quello del Re del Mondo, ci chiarisce l’autore, è il titolo attribuito al Manu e designa il principio della intelligenza cosmica la quale, riflettendo la luce spirituale pura, formula la Legge (Dharma) che regge il mondo e l’attuale ciclo di esistenza come capo di tutte le gerarchie iniziatiche.
Questo può dare l’idea di quanto sia fondamentale la figura in questione, e quanto utile sia un approfondimento dottrinario in tal senso. Il testo, agile e breve, lo effettua attraversando le varie tradizioni e percorrendo diversi punti chiave dell’argomento, alla ricerca di un regno invisibile di cui tutti i domini legittimi sono emanazione, anche attraverso contatti con l’esterno riservati a pochissimi qualificati.
E non è importante localizzare questo centro primordiale da un punto di vista geografico o storico, quello che per noi conta oggi è il valore simbolico che tale realtà assume nella sua funzione di presenza e conservazione della Tradizione nella sua forma incorrotta, in vista dell’imminente fine del Kali-Yuga e della restaurazione che ne deriverà.
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