(a cura della Comunità Militante Furor)
Che cos’è la “Comunità militante”? Tra le comunità del nostro mondo ci si pone troppo poco spesso questo tipo di domanda. Le comunità sono un gruppo di amici? Un’organizzazione dedita ad attività ludico- ricreative? O un qualcosa di più profondo, sacro? Il “nostro mondo” poco si domanda e poco riflette sul significato di Comunità Militante.
A questo interrogativo abbiamo provato a dare una risposta in un insolito freddo pomeriggio di marzo presso la sede della Comunità Militante Furor di Catanzaro. Marco Scatarzi, autore di “Essere Comunità” edito da Passaggio al Bosco, prova a fare luce su questi interrogativi in un confronto schietto e sereno con le numerose persone e le diverse comunità del territorio presenti alla presentazione. Il freddo lo lasciamo sull’uscio, dentro solo i nostri cuori caldi e tesi.
Fuori da quel portone lasciamo anche il concetto di società, che si tiene in piedi su basi prettamente contrattualistiche, che offre a chi partecipa a questo accordo la giusta (in)sicurezza per diventare utenti perfetti del mercato. La società liquida che basa i propri rapporti su legami economici e di comodo, che lavora incessantemente su un concetto di democrazia che tende sempre più verso il basso. La netta separazione tra Società e Comunità è una frattura recente, creata durante la Rivoluzione Francese. È stato reciso il legame con il passato, tagliato un filo che legava ogni individuo al suo passato proiettandolo al futuro. Concetto chiarito e snocciolato perfettamente innescando un interessante confronto anche con il pubblico presente.
Infatti la Comunità di cui ci parla Scatarzi è un’aggregazione spontanea, senza interessi, senza secondi fini. Si basa su un rapporto cameratesco inquadrato in un’organizzazione organica e gerarchica. Il cameratismo come legame che va oltre la semplice unione di due persone, un legame reso indissolubile da una comune visione del mondo. Un’organizzazione organica, nella quale ognuno svolge, in modo del tutto impersonale, i compiti che gli sono assegnati, donando tempo e lavoro per la sua comunità. La naturale gerarchia, riconoscere il proprio capo, in contrapposizione al gerarchismo imposto da norme, ordinamenti ed anzianità di servizio. La comunità come esaltazione delle diversità e propensioni che si può riassumere semplicemente con: “ad ognuno il suo”.
Il testo vuole essere una raccolta del pensiero sul tema, organizzato in tre parti, adotta uno schema di analisi che parte dal concetto ampio di comunità per stringersi, pian piano, fino al concetto di militante, “uomo in piedi tra le rovine”. Rivolto non solo a militanti e Comunità, questo testo è a portata di mano di chiunque voglia riscoprire e approfondire l’idea immortale di Comunità Tradizionale.
La presentazione ed il confronto con il pubblico, proprio come il libro stringe su quella che è la figura del militante, uomo nuovo, uomo della Tradizione. Chi milita in una Comunità Militante combatte quotidianamente la sua “grande guerra santa”, combatte il suo ego, per riscoprire il suo Sè. Il militante sta nel mondo, ma non ne fa parte e lo fa con la sua comunità nel solco della Tradizione. L’uomo della Tradizione incarna i valori immortali, eterni compiendo ogni azione come se fosse una preghiera. Il militante conduce un’esistenza verticale.
L’incontro in conclusione ha visto numerosi spunti del pubblico che hanno reso la presentazione molto coinvolgente e formativa per tutti i presenti.
A noi, nel frattempo, non resta che continuare, in silenzio, il nostro lavoro su noi stessi e sulla nostra comunità. Consci di fare parte di questo mondo pur non appartenendo a questo mondo, ponendosi un centro fermo al quale si collegano tutti gli infiniti raggi tesi a raggiungerlo dalla circonferenza.
Noi siamo Comunità.
Essere Comunità
Autore: Marco Scatarzi;
Anno: 2017;
Pagine: 230
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