Estratto del libro “Mistica della Rivoluzione Fascista” di Niccolò Giani, edito da CinabroEdizioni (www.cinabroedizioni.it). Acquista QUI la tua copia!
La Mistica del Fascismo
Noi e gli altri
«Il nostro movimento ha caratteri religiosi e politici: esso ha trasformato le esaltazioni primitive del suo spirito nella coscienza di un certo numero di idee chiare che afferma e difende. La sua stessa disciplina è quella di una fede che spiana la strada e prepara il concilio che darà ai popoli europei l’ideologia e la organizzazione definitive, per il grande rinnovamento dell’Europa». Così scrive Gravelli. Cioè il Fascismo ha in sé tutti gli elementi per elaborare una sua mistica. Il compito dell’ora sta in questa elaborazione, nell’isolarne gli elementi e costruirli organicamente in una concezione civile nuova da donare ai popoli in crisi. Quale sia la posizione di questa mistica di fronte alle altre quattro che oggi dominano il mondo ce lo dice il Duce «noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l’antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, per dire in una parola, degli immortali principî dell’89». «Pertanto – dice ancora il Duce – non ci si deve stupire se tutto il mondo degli immortali principî, della fraternità senza fratellanza, dell’eguaglianza disuguale, della libertà con i capricci, sia coalizzato contro di noi». Ma la coscienza di essere combattuti ci deve essere di sprone per durare e vincere. «Siamo veramente sul piano dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante perché battere i vecchi residui dei partiti politici italiani è stata una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e farlo trionfare, questa è fatica per cui un popolo od una rivoluzione passano alla storia». Così il Duce.
Il Principio nuovo
Ma qual’è, positivamente, questo principio nuovo? Sino al Fascismo la storia è stata tutta una esaltazione, più o meno velata più o meno moderata, dell’individualismo. Lo ha esaltato l’Ellenismo come, anche se molto meno, la Romanità. Lo ha incensato il Cristianesimo e lo ha ancor di più esagerato il Protestantesimo. Lo ha divinizzato infine l’89. L’umanità nel lungo corso della sua storia ha sempre creduto che al di sopra dell’individuo, di umano, non ci potesse essere nulla. Così l’individualismo ha dominato in tutte le epoche la vita sociale, alle volte mortificato o contenuto, altre volte esaltato. Ma il centro motore è stato sempre lui, sia che si esaltasse nella concezione di una vita ultra terrena, sia che si affermasse nel materialismo più sfrenato. Il Fascismo, forte di una esperienza sociale e politica, più che bimillenaria, afferma invece una nuova verità: l’individuo non può essere il fine della società, ma deve esserne il mezzo.
Al di sopra di lui c’è una verità più grande che lo compendia, quella della specie che dal passato, attraversa lui, si protende nel futuro. L’individuo muore ma la Patria vive eterea nei secoli. A questa verità l’individuo deve inchinarsi, a questa realtà deve subordinarsi, diventarrne mezzo. Pietro De Francisci al I Congresso Giuridico Italiano ha categoricamente affermato che nel Regime fascista «lo svolgimento della autonomia del singolo entro i limiti posti dalla legge non può essere considerato come un libero gioco di egoismi ma, come l’esercizio di una funzione». Parole definitive. «Per il Fascismo – ha scritto il Duce – lo Stato è un assoluto, davanti al quale individui e gruppi sono il relativo. Individui e gruppi sono “pensabili” in quanto siano nello Stato. Lo Stato fascista ha una sua consapevolezza, una sua volontà; per questo si chiama uno Stato etico».
Questo non significa punto annientare l’individuo. No. Mussolini ha detto: «Io non vagheggio un livellamento delle regioni, che sarebbe innaturale perché geografia e storia non sono un’invenzione. Ogni regione ha le sue caratteristiche, e le sue particolari condizioni geografiche. Come in una orchestra le voci di tenui violini e quelle talora laceranti degli ottoni si uniscono, formando un’unica armonia, così le particolari fisionomie e le attitudini delle singole regioni debbono fondersi nella insuperabile armonia dell’unità nazionale». Quanto il Duce ha detto per le regioni vale per gli individui. Questa verità nuova, questo nuovo principio ha una portata che a tutta prima può sfuggire. Rovescia infatti tutti i valori, perché muta e sostituisce la misura di tutti questi valori. Da esso conseguono i nuovi valori che costituiscono la mistica del Fascismo. Quali sono questi valori che ne discendono? Vediamoli. […]
Niccolò Giani