Titolo completo: Smith
Autore: Othmar Spann
Anno: 2000
Pagine: 64
Edizioni: Settimo Sigillo
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In questo piccolo volume Othmar Spann (1878-1950), massimo esponente della dottrina “Universalistica organica” della società e dello Stato nonchè noto esponente della Rivoluzione Conservatrice tedesca, analizza le teorie sostenute da quel Adam Smith che concordemente viene considerato il padre della scuola classica liberista.
Figlio di un piccolo imprenditore, Spann studiò economia e sociologia a Vienna, Zurigo e Tubinga, dove si laureò nel 1903 in “Scienze dello Stato”. Dal 1909 al 1918 insegnò all’Università di Brünn, che dovette lasciare dopo la sconfitta dell’Impero Austro-ungarico. Nel 1919 venne chiamato alla cattedra di “Economia Politica e Scienze Sociali” presso la facoltà di Legge dell’Università di Vienna. L’autore sviluppò il suo pensiero prendendo come punti di riferimenti la dottrina di Platone e Aristotele, la speculazione scolastica medievale e le teorie del filosofo ed economista Adam Müller.
Il libro inizialmente si apre con un’introduzione da parte dello studioso Giuliano Borghi, il quale attraverso brevi trattazioni offre al lettore una piccola panoramica storica sul pensiero economico a partire dalla Grecia di Protagora del VI secolo a.C, ripercorrendo brevemente le varie tappe che porteranno all’emergere dell’Economico.e di quell’assioma dell’ “armonia naturale degli interessi“, causa dalla quale scaturirà gradualmente la subordinazione delle relazioni tra gli uomini a quelle tra gli uomini e le cose.

Partendo dalla “Seduzione del mercante” passando poi per “L’elogio dell’usura“, Borghi traccia un quadro dei processi storici e delle argomentazioni economiche che nel tempo hanno contribuito a preparare terreno fertile a quello che successivamente sarà proprio l’affermarsi delle teorie economiche di Adam Smith. Quest’ultimo infatti, assicura che l’economia può far da sé, deve far da sé, anche a costo del suo divorzio con la politica. Insomma, tutto cambia, economia e politica prendono sentieri divergenti, tant’è che gli uomini finiscono per esser mossi unicamente dal desiderio di maggiorare le loro ricchezze, vedendo in questo aumento l’unica via per nobilitare il loro status. La condizione dell’individuo viene fissata nel tipo del “lavoratore” e l’uomo finisce per esser ridotto a semplice “homo oeconomicus” senza più riferimenti sovraindividuali e spirituali, lo “scambio” diviene la forma perfetta dei rapporti sociali e la “società commerciale” la realizzazione della natura umana.
L’individualismo – negazione di ogni principio superiore all’individualità, individuato da René Guénon come causa determinante della decadenza attuale dell’Occidente – ultima in esso la libertà dell’uomo, scambiando il concetto di persona con quello di individuo e cioè: il “regno della qualità” con il “regno della quantità“. Non a caso, Othmar Spann scrive che la vera libertà di cui l’uomo deve godere è quella “secondo giustizia“, libertas summis infimisque aequanda.
Spann colloca l’economista scozzese all’interno della sua epoca individuando proprio nell’Inghilterra di quel tempo, il migliore terreno sul quale poter sviluppare la teoria economica individualistica. Formatosi alla scuola della filosofia illuministica, del diritto naturale e del razionalismo, Smith in tema di politica economica pone l’utile come causa prima di tutti i fenomeni economici. La vita economica si realizza perfettamente, soltanto quando gli individui, liberi da vincoli ed ostacoli, possono perseguire il loro interesse.
L’autore, dopo aver presentato sommariamente le teorie economiche di Smith, nell’ultima parte si dedica ad una critica della teoria Smithiana facendo presente le principali sviste commesse dallo scozzese nel tentativo di spiegare tutti i fenomeni economici unicamente con il valore di scambio. Per essere esatti, puntualizza Spann: “l’economia è un sistema di prestazioni di mezzi per determinati scopi“. Ancora una volta dunque, ponendola nel giusto campo ed assegnandole lo spazio che le compete, Spann attraverso una definizione organica dell’economia, ribadisce la netta falsità della cosiddetta “concezione astratta dell’economia” affermando piuttosto, l’indissolubile legame che inevitabilmente lega i fenomeni economici a quelli religiosi, morali, etici e politici.
L’autore, dopo aver presentato sommariamente le teorie economiche di Smith, nell’ultima parte si dedica ad una critica della teoria Smithiana facendo presente le principali sviste commesse dallo scozzese nel tentativo di spiegare tutti i fenomeni economici unicamente con il valore di scambio. Per essere esatti, puntualizza Spann: “l’economia è un sistema di prestazioni di mezzi per determinati scopi“. Ancora una volta dunque, ponendola nel giusto campo ed assegnandole lo spazio che le compete, Spann attraverso una definizione organica dell’economia, ribadisce la netta falsità della cosiddetta “concezione astratta dell’economia” affermando piuttosto, l’indissolubile legame che inevitabilmente lega i fenomeni economici a quelli religiosi, morali, etici e politici.
In conclusione, nell’ultimo capitoletto intitolato “Individualismo – Universalismo” l’autore riassume in modo chiaro e puntuale i principi fondamentali del suo pensiero riguardo a tale tema. A tal proposito, pone una differenza sostanziale fra i due: nell’individualismo “la parte è prima del tutto” mentre, nell’universalismo “il tutto è prima della parte” in quanto il singolo è parte di una totalità spirituale.
L’economia pertanto diviene una totalità, cioè un organico complesso di prestazioni in cui i singoli compiono la loro funzione, come parti organiche del tutto.