Duilio Cambellotti e la Guerra di Spagna: due mostre “sconosciute” che a Roma celebrano l’inquieto Novecento
(a cura della Redazione di AzioneTradizionale.com) – 18/10/2018
Non solo Andy Warhol o Pollock. La stagione autunnale dell’arte a Roma è – fortunatamente – fatta anche di altre due mostre, alle quali però la critica e la stampa sta riservando poca o nessuna attenzione. Stiamo parlando delle mostre rispettivamente dedicate a Duilio Cambellotti (a Villa Torlonia, accessibile fino all’11/11/2018) e alla Guerra di Spagna (al Teatro dei Dioscuri al Quirinale, fino al 18/11/2018).
Partiamo da quella di Cambellotti. Ci sentiamo, purtroppo, di dire che una bella occasione è stata persa. Infatti la mostra, che pure ha il pregio di portare a Roma e nella splendida cornice di Villa Torlonia, un artista notissimo ma che in Italia è non è poi così apprezzato. Abbiamo detto “purtroppo” in quanto si poteva fare di più, e meglio. Di più, nel senso che la mostra appare un po’ sguarnita e povera. Soprattutto monca in alcune tipologie di opere che hanno reso il tratto di Cambellotti inconfondibile e amato: le incisioni. Emerge, effettivamente, un lato meno noto dell’artista (arredatore, designer, scultore), tuttavia è proprio nel disegno che Cambellotti ha espresso attraverso la sua opera il Simbolo e la Potenza di idee evocate pel tramite d’una sensibilità artistica fuori dal comune. E, non ci pare un caso, che questa omissione coincida in grande parte con la quasi totale omissione del Cambellotti al servizio del regime fascista, della bonifica delle paludi pontine o dell’esaltazione di Roma Antica che sono parti totalmente taciute dalla mostra.

Una mostra che non manca, in certi commenti, di una certa superficialità e di un vago sentore d’antifascismo che, pure, non riesce comunque a scalfire la potenza evocativa dell’immagine ritratta: il milite che, gioioso, saluta romanamente o l’aeroplano che si staglia all’orizzonte, fino al dolore e alla inevitabile distruzione d’un conflitto che fu anzitutto lotta per la visione del mondo.
Due mostre che, comunque, meritano d’essere visitate e che spezzano – seppure in maniera diversa – la cortina fumogena di una arte museale che è spesso la quinta colonna della cultura dominante.