I giudici statunitensi, spinti e ‘convinti’ dalle lobby dell’industria agricola internazionale, cominciano a ridimensionare le responsabilità di Monsanto, la multinazionale-colosso del settore, nota per le sue politiche produttive che prevedono utilizzo di sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente. Infatti, il risarcimento imposto a Monsanto verso Mr. Johnson, un giardiniere ammalatosi per utilizzo di sostanze Monsanto nello svolgimento del suo lavoro, è stato ridotto di 3/4. E’ troppo alto, infatti, il pericolo che tante persone adiscano le corti per vedersi riconosciuto il giusto risarcimento da parte di chi inquina e ammala l’uomo e la natura, dietro una bella faccia pulita decorata di grano e acqua, nel nome del profitto e del ‘progresso tecnologico’: per Monsanto sarebbe un danno economico imprevedibile e insostenibile. Ma non c’era da aspettarsi altro: anzi, chissà se i giudici ridimensioneranno ulteriormente la condanna della Monsanto… Dietro qualche spinta lobbista o qualche minaccia neanche troppo subdola.
(www.repubblica.it) – 23.10.2018 – È stato ridotto da 252 a 68 milioni di euro (in dollari, da 289 milioni di dollari a 78) il risarcimento da parte della Monsanto al giardiniere che si è ammalato di tumore dopo l’uso di erbicidi Roundupe Ranger Pro, contenenti glifosato. Lo ha stabilito un giudice di San Francisco, confermando i verdetto di colpevolezza per la casa produttrice, ma riducendo drasticamente l’ammenda. Il giudice Suzanne Bolanos ha respinto la richiesta di Monsanto di rifare il processo per insufficienza di prove, ma la decisione sul risarcimento ha comunque provocato il crollo in Borsa a Francoforte della Bayer che ha rilevato il colosso. In avvio il calo è stato del 6,69% a 71,42 euro, portando le perdite a oltre il 30% dall’inizio dell’anno.
Lo scorso agosto, la Monsanto, passata sotto il controllo della multinazionale, era stata giudicata colpevole all’unanimità e condannata a versare 289 milioni di dollari al 46enne Dewayne Johnson, che per oltre 30 anni ha lavorato come giardiniere in varie scuole pubbliche della California e si è ammalato di cancro al sistema linfatico.
“Il Glifosato danneggia il microbioma intestinale dei ratti nati da madri esposte a concentrazioni ritenute sicure di questo composto, con effetti sigificativi e potenzialmente dannosi. Inoltre, “anche le brevi esposizioni possono alterare lo sviluppo sessuale e danneggiare la struttura del Dna”. È questa la conclusione della fase pilota dello Studio Globale sul Glifosato guidato da Daniele Mandrioli, coordinatore dell’attività di ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna. I tre articoli che descrivono la prima fase di questo vasto studio saranno pubblicati entro la fine del mese sulla rivista Environmental Health.