Continua la “guerra” (se così si può definire) cibernetica tra USA e Cina. Questa volta è, addirittura, tramite l’università della california che viene lanciato un’altro inquietante monito: attenzione ad utilizzare, in territorio nemico, applicazioni di messaggistica in quanto “la nostra preoccupazione è la possibilità che la Cina possa usare questa condizione in modo simile contro viaggiatori occidentali per contestare accuse o come scusa per negare la loro partenza”. Questi avvisi difficilmente avranno sorta, tanto meno chi li emette teme per la propria sicurezza ovvero non sa che tanto ci sono miliardi di modi per spiarci.
Ma è sempre importante, per questi signori, spargere il terrore e demonizzare il nemico: che cattivone, ci spia! Ah, certo, però lo fanno anche loro con la tua “autorizzazione al trattamento dei dati sensibili…”.
(www.lastampa.it) La University of California (Uc) ha ammonito studenti e docenti a non usare i social media e le app di messaggistica mentre visitano la Cina, nel timore che le comunicazioni possano essere usate contro di loro dalle forze dell’ordine. Lo riporta la Cnn. «Benché l’uso di Whatsapp, WeChat e simili app di messaggistica sia legale in Cina, abbiamo visto che nelle recenti accuse di spionaggio contro cittadini Usa in Russia è citato l’uso di Whatsapp», si legge in una email di allerta. «La nostra preoccupazione è la possibilità che la Cina possa usare questa condizione in modo simile contro viaggiatori occidentali per contestare accuse o come scusa per negare la loro partenza», prosegue il testo.
Il monito arriva in seguito all’arresto di due cittadini canadesi dopo quello a Vancouver di Meng Wanzhou, la top manager di Huawei sospettata di aver eluso le sanzioni americane all’Iran e che ora potrebbe essere estradata negli Stati Uniti. Una vicenda sullo sfondo della battaglia tra Washington e Pechino per la supremazia nel campo hi-tech e per la prevenzione dello spionaggio.