Bonino si preoccupa di suo figlio: l’Aborto

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Una vita, anzi un’esistenza, dedicata interamente a combattere Dio, la Verità, la Vita, quella di Emma Bonino. Oramai, però, ha svolto tutti i compiti che le erano stati indicati e la sovversione ha compiuto passi da gigante grazie alle sue ‘battaglie’. Il tempo sta scadendo, l’anima andrà resa e, intanto, anche tra i suoi vecchi sostenitori sembra che si sia perso tutto l’entusiasmo per questa vipera, idolatrata dai soliti noti. E, quindi, Emma urla e sbraita ma nessuno se la fila: così, chiede informazioni sulla relazione del Governo sull’Aborto. Come quei vecchi rincojoniti che, ignorati da tutti, ricordano i ‘fasti’ del loro passato. Goditi la lauta pensione, Emma. Ché poi avrai un bel da fare quando verrà il Tempo.

(www.repubblica.it) Emma Bonino ha depositato un’interrogazione alla ministra Grillo perché per la “prima volta dal 2000 non viene presentata al Parlamento la relazione del ministro della Salute sullo stato di applicazione della legge 194/78”.  L’articolo 16 della legge 194 del 22 maggio 1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza, richiede che entro il mese di febbraio, il ministro della Sanità presenti al Parlamento una relazione “sull’attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione” e analoga relazione deve essere presentata dal Ministro di Grazia e Giustizia.

“Nel tempo tale indicazione prescrittiva è ‘slittata’ progressivamente ai mesi successivi, ma mai, fino ad oggi, si era arrivati a disattendere la norma nell’ambito dell’anno” afferma Bonino. Grazie al lavoro della Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, dell’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto, dell’AIED, nonché  di numerose altre associazioni ed organizzazioni, “è stato sempre evidenziato ai Ministri della Salute quanto questa legge debba essere applicata correttamente e quali sono le soluzioni alle criticità che ad ogni Relazione al Parlamento emergono” . Per questo nell’interrogazione si chiede al Ministro “a  40 anni da una legge importante per tutte le donne italiane” di sapere: “perché non sia stata depositata la Relazione al Parlamento” come previsto dalla legge e “quando tale deposito avverrà e se vi sono motivi ostativi”. Inoltre si chiede, “alla luce delle criticità evidenziate negli anni, e in particolare in relazione all’ultima Relazione al Parlamento, quali provvedimenti la Ministra intenda assumere per garantire una corretta applicazione della legge 194 che permetta di superare le innumerevoli disparità e disuguaglianze registrate nelle varie Regioni, eliminando qualunque pregiudizio per le donne che accedono all’interruzione volontaria di gravidanza”.

In particolare, “in osservanza al dettato della legge, che all’articolo 15 promuove l’uso delle “tecniche più moderne e più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanzà, si chiede alla ministra di eliminare l’inappropriatezza grave dell’obbligo del regime di ricovero ordinario, rendendo possibile l’accesso alla metodica farmacologica anche in regime “at home” o ambulatoriale per le gravidanze fino a 7 settimane”. Si chiede inoltre di sollecitare l’Aifa ad allargare il limite per tale metodica a 9 settimane, come negli altri paesi europei, in accordo con la correttezza della procedura del mutuo riconoscimento disattesa nel nostro paese.  Andrebbe in tal modo incontro ai diritti delle donne e – si conclude – al bilancio dello Stato”.