…ma gli USA non lo permettono a nessuno e, come nel loro viscido stile, finanziano e infuocano opposizioni ‘colorate a stelle e strisce’ per deporre il legittimo leader dello stato. Ah, Maduro, ma chi ti credi di essere… Noi italiani lo sappiamo bene cosa significhi essere una succursale statunitense!
(www.parstoday.com) “Qual è la nazione dove non ci sarà mai un golpe?”, chiese il giornalista? Un uomo iniziò a riflettere, una signora che camminava con un bambino esitò, un ragazzo si avvicinò e con voce sicura disse: “Gli Stati Uniti”. Ed allora il giornalista incalzò: “Perchè?”. Ed il giovane rispose sorridente: “Perchè negli Stati Uniti non esiste un’ambasciata degli Stati Uniti”.
È la cronaca di ciò che mi è accaduto qualche giorno fa per le strade di Teheran; la frase del ragazzo sembrava una sciocchezza, una provocazione, perche’ forse mi aspettavo di sentire “Iran”, ma in realtà racchiude il riassunto della crisi venezuelana ed e’ una verita’ inconfutabile.
Le colpe di Nicolas Maduro
Tornando alle riflessioni del ragazzo per strada, ecco le grandi colpe di Nicolas Maduro:
- Essere il presidente di una nazione con ricchissime riserve di petrolio e di oro.
- Aggravante: essere il presidente di questa nazione e non permettere che le ricchezze vengano gestite dagli americani.
- Non aver buttato fuori prima i diplomatici americani.
Altre non ne abbiamo trovate, anche perchè si può avere qualsiasi opinione sulla sua persona o le sue politiche, ma il fatto che lui vinca le elezioni e un altro paese (gli Usa), dichiarino da Washington che il presidente è un altro, è colonialismo in stile ottocentesco.
E poi la solita dichiarazione americana di voler sostenere la democrazia, è una scusa ormai troppo vecchia.
Il bello è che non è nemmeno l’unico golpe degli ultimi anni da parte degli Stati Uniti.
Una riflessione sui “golpi americani”
Di solito quando si vuol parlare dei golpi americani nel mondo, si va’ a scomodare il povero Allendè e il dittatore Pinochet del Cile, o il lontano 1953 e il colpo di Stato contro Mohammad Mosaddeq in Iran; solo per un motivo, perchè sono i golpi che gli Usa hanno accettato ufficialmente di aver compiuto.
Ma attenzione perchè il lupo non ha perso il vizio; negli ultimi anni ce ne sono stati tantissimi.
- Quello in Egitto dell’attuale presidente Al Sisi (un comandante militare) che ha spodestato con l’appoggio e l’aiuto Usa il presidente democraticamente eletto Morsi. E non veniamo a dire che Morsi era islamista, non laico ed ecc…qui stiamo parlando di democrazia e di colpi di Stato.
- Quello (non riuscito) in Turchia, proprio diretto da un certo Gulen che guarda caso sta proprio negli Stati Uniti.
- Quello (non riuscito) del 2009 in Iran, la cosiddetta Onda Verde. Anche qui, si può essere daccordo o meno con una fazione o l’altra, ma quelli dell’Onda Verde sono finiti ad uccidere la gente e in mezzo a loro sono stati arrestati agenti americani ed inglesi.
- Quello (fallito) in Siria, che è andato anche molto più in là, ed è stato accompagnato da un’azione militare, la creazione dell’Isis di Abu Bakr al Baghdadi, ex prigioniero di Guantanamo (aveva accettato di collaborare in cambio della libertà?).
- Quello in Ucraina, dove di fatto prosegue una guerra a basso profilo e dove il governo è palesemente un protettorato statunitense.
- Italia? Non sono pochi coloro che pensano che “Mani Pulite”, guidata da un magistrato che si incontrava regolarmente, in base alle sue stesse dichiarazioni, con l’ambasciatore americano, sia stato un cambio radicale della classe politica italiana, forse perchè quella vecchia classe, manteneva troppa equidistanza in certi contesti internazionali, e non sapeva allinearsi bene allo zio Sam e ai suoi alleati.
- Francia? Da quando Macron ha detto che ci vuole un esercito europeo indipendente, per le strade si è creato il fenomeno dei gilet gialli, che sta creando non pochi problemi.
Insomma, il consiglio è stare attenti alle ambasciate americane, il prossimo paese potrebbe essere qualunque Stato. Più si è deboli e ricchi al contempo, più c’è il pericolo che Washington voglia agire a favore della libertà, della democrazia e dei diritti umani del suddetto paese.