Quella accaduta a Modena, lo diciamo subito, è una tragedia. La morte di due ragazzi – in realtà già oltre i trenta, ma con le modalità tipiche delle “morti del sabato sera”, che spesso colpiscono i più giovani – è un evento che nessuno si augura e nessuno di noi vuole mettersi in cattedra e fare il bacchettone. Ma occorre essere lucidi e mettere da parte le emozioni negative che questo evento suscita, evitando anche il silenzio borghese di chi ha paura di dire le cose come stanno.
Già, perché la loro morte sarà anche una tragedia, ma forse a essere ancora più tragico è il modo in cui sono morti – in autostrada su una BMW lanciata a 220 km/h, il tutto in diretta facebook mentre i ragazzi illustravano al popolo del web i loro propositi per la notte (velocità, discoteca, droga) – e, soprattutto, in cui hanno vissuto. Che razza di vita è quella di questi “giovani” che non possono che andare al di là di ogni cosa, sentirsi superiori a tutto e vantarsi sui social in diretta mentre compiono delle pseudo-prodezze?.
Per poi morire in un incidente certamente evitabile.
Scherzare e prendere alla leggera la vita e portarsi incoscientemente al limite tra la vita e la morte non è un gesto eroico, ma da titano, che gonfia il proprio ego, sprezzando il dono della vita che ci è stata data. C’è una bella differenza tra essere pavidi e irresponsabili, così come ci passa un fiume tra il coraggio dell’eroe, che conosce e supera la paura, e la sprovvedutezza dell’incosciente.
Lanciare la diretta Facebook diventa allora più forte di qualsiasi cosa, indispensabile mostrare agli amici che si sta andando a 200 km all’ora, in vista di una serata di sballo da scimmia.
Dallo sterminio di Christchurch, che ricalca una scena di guerra del videogioco “Call Of Duty”, inscenato in diretta, ai fatti di Modena, tutti possono avere i famosi 15 minuti di notorietà (oggi diremmo 13 secondi, come la durata delle stories di instagram). Ne nasce un bisogno di esser visti da tutti, ed più si è visti più si casca nella trappola, alzando la posta incoscientemente… ed ecco che l’irreparabile accade.
La vita è un dono ma anche una responsabilità. Non sprecarla!.