(a cura della Comunità Militante Raido)
E’ uscita pochi giorni fa la nuova canzone di Luca Barbarossa e Mannarino, MADUR (Morte Accidentale Di Un Romano). Il brano, prontamente celebrato da Vincenzo Mollica al Tg1, racconta l’aggressione e omicidio di un nero nato in Italia (“de centocelle“), ad opera di cattivoni fascisti rasati a zero.
La canzone sfrutta (a sproposito) il tipo del romano bonaccione e “cor core grosso” per far passare la fandonia della Roma meticcia e accogliente e propagandare lo ius soli.
Ma gli artisti in questione dimenticano (o forse ignorano) che Roma, quella vera, originaria ha sempre ripudiato ogni meticciato e confusione, che ha conosciuto solo nella fase decadente e terminale della sua millenaria storia. Roma nasce proprio tracciando un solco, che divide un “dentro” e un “fuori”, l’amico e il nemico.
E che direbbero i due cantanti se scoprissero che a Roma era venerato Terminus, dio dei confini? Il confine è infatti ciò che de-finisce, conferendo una identità.
Ma Roma non fu anche un Impero vastissimo, che inglobava popoli e culture diverse? Certamente, ma a differenza della globalizzazione odierna – che i compagni credono di combattere, ma che in realtà incoraggiano col loro antirazzismo – l’Impero non livellava, riducendole in poltiglia, le identità, bensì le rispettava e inseriva in un Ordine che aveva alla base dei Princìpi di ordine spirituale comuni e universali, che ne dettavano l’appartenenza o l’estraneità.
Insomma, cari Barbarossa&Mannarino, per fare la vostra ridicola propaganda da centro sociale ci avete provato con Roma, ma vi è andata male. Che ne dite la prossima volta di provare con New York (e vi fate ospitare da Saviano)?