L’Iran ricorda con dolore l’anniversario del tragico abbattimento dell’Airbus A300B2-203, in volo da Bandar Abbas a Dubai, da un missile terra-aria lanciato dall’incrociatore Vincennes della US Navy.
Lo Stretto di Ormuz è uno stretto che divide la Penisola arabica dalle coste dell’Iran, mettendo in comunicazione il Golfo di Oman a sud-est, con il Golfo Persico ad ovest ed è un punto di grandissima importanza strategica se si pensa che vi transita, attraverso le petroliere, circa un quinto di tutto il petrolio prodotto nel mondo.
Il 3 luglio 1988 successe una delle più gravi tragedie della storia dei voli in questo punto molto strategico nel Medio Oriente e nel Golfo Persico in cui un missile terra-aria statunitense è stato lanciato dall’incrociatore Vincennes della US Navy che ha causato la distruzione del volo Iran Air 655 (IR655) che era un volo di linea della Iran Air. L’aereo, un Airbus A300B2-203 che stava volando da Bandar Abbas a Dubai è stato abbattuto dal missile statunitense mentre sorvolava lo Stretto di Ormuz.Furono uccise tutte le 290 persone a bordo, compresi 66 bambini. L’incidente del volo 655 è attualmente il settimo più grave accaduto nel mondo, il più grave avvenuto nell’Oceano Indiano ed il più grave che ha visto coinvolto un A300. Al momento dell’incidente il Vincennes stava attraversando lo Stretto di Ormuz, all’interno delle acque territoriali iraniane e IR655 si trovava nello spazio aereo iraniano.Secondo il Governo degli Stati Uniti, l’equipaggio del Vincennes scambiò l’A300 per un caccia F-14 Tomcat dell’Aeronautica militare iraniana, mentre per il governo iraniano il Vincennes abbatté intenzionalmente il velivolo civile. L’evento generò una grande quantità di polemiche negli Stati Uniti, alcuni analisti accusarono il comando militare americano e il capitano del Vincennes di aver tenuto un comportamento sconsiderato ed aggressivo in una zona già pericolosamente sotto tensione. Il governo degli Stati Uniti espresse rammarico per la perdita di vite umane, ma non ammise mai di aver commesso errori, né si assunse alcuna responsabilità e non presentò mai scuse ufficiali al Governo iraniano.
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Ci sono le indipendenti che hanno considerato questa tragedia. Ad esempio, l’incidente è stato analizzato da National Geographic Channel nell’episodio “Un tragico equivoco” andato in onda nella terza stagione della serie Indagini ad alta quota. In esso viene confermato che l’aereo stava trasmettendo il codice amico-nemico che lo identificava come aereo civile, ma, intervistato in merito, il capitano del Vincennes William C. Rogers III ribatté che questo codice non dava la certezza che l’aereo non fosse ostile e che lo aveva attaccato per autodifesa, con l’intento di salvare la nave e la vita dei membri dell’equipaggio. Tuttavia, in base a tutti i documenti esistenti, durante il volo l’Airbus, utilizzando le normali frequenze riservate all’aviazione civile, infatti, era sempre rimasto in contatto radio con i diversi servizi di controllo del traffico aereo e aveva effettuato una comunicazione in inglese con Bandar Abbas Approach pochi secondi prima che il Vincennes lanciasse i missili. Inoltre, in un articolo pubblicato da Newsweek il 13 luglio 1992, i giornalisti John Barry e Roger Charles affermarono che il capitano Rogers agì con negligenza e senza mettere in atto la dovuta attenzione, in aggiunta accusarono il governo degli Stati Uniti di un tentativo di insabbiamento della vicenda, ma l’ammiraglio Crowe confutò quest’ultima affermazione. L’Organizzazione non governativa International Strategic Studies Association diffuse una relazione nella quale l’invio nel Golfo Persico di un incrociatore Aegis era definito “irresponsabile” in quanto era probabile sia che l’elevato costo operativo della nave che il comportamento tendenzialmente aggressivo del suo capitano abbiano giocato un ruolo importante nel contesto dell’incidente. Nel 1991, durante il programma televisivo Nightline, l’ammiraglio William J. Crowe, contrariamente a quanto sostenuto dalla US Navy, ammise che il Vincennes si trovava in acque territoriali iraniane quando lanciò i missili, fatto che era già stato comprovato nel dicembre 1988 da una relazione dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO). Nel luglio 2012, il regista Americano Scott J.T. Frank ha annunciato girare un documentario sull’abbattimento del volo 655 Iran Air da parte degli USA nel 1988.
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Nell’agosto del 1988 la rivista Newsweek pubblicò un articolo nel quale l’allora vicepresidente George H.W. Bush dichiarava che “gli Stati Uniti d’America non chiederanno mai scusa. Mai. Non mi interessa quali siano i fatti”. Bush usò questa frase di frequente durante la sua campagna elettorale del 1988 nella quale, già mesi prima dell’attacco del luglio 1988, promise di “non chiedere scusa per gli Stati Uniti”. Il governo degli Stati Uniti espresse rammarico per la perdita di vite umane, ma non ammise mai l’errore né chiese scusa per l’incidente, e solo il 22 febbraio 1996 accettò comunque di pagare un risarcimento di 131,8 milioni di dollari ai parenti delle vittime per sospendere il procedimento in atto presso la Corte di Giustizia Internazionale. Lanciando fiori sul luogo di morte dei 290 innocenti passeggeri del volo Airbus iraniano nel Golfo Persico, ogni anno precisamente il 3 luglio in occasione dell’anniversario dell’abbattimento del volo 655 Iran Air da parte gli Stati Uniti, i parenti delle vittime di questo comportamento aggressivo, commemorano questa grave tragedia che non si cancella mai dalla mente del popolo iraniano.