
«Se per il politicante la politica è un affare, per il legionario la politica è una religione” (Corneliu Zelea Codreanu, Il Capo di Cuib)
Stare nella politica
“Governo sì, governo no. Salvini ha fatto bene, Salvini ha fatto male. Renzi traditore, Renzi democristiano. Conte euro-crate, Conte piddino”: checché se ne pensi, ciò che sta accadendo in queste settimane nelle aule del Parlamento e nei dintorni rappresenta un teatrino pacchiano e ridicolo, ove sta emergendo – senza alcun tentativo di dissimulazione – tutto il senso di questa politica: l’interesse individuale, tradotto nella poltrona vellutata dove poggiare le chiappe mosce.
Non riponiamo fiducia nel meccanismo democratico e da 25 anni (ma anche da prima) abbiamo compiuto la nostra scelta extra-parlamentare: ma non per questo ci tiriamo fuori dalla politica né snobbiamo i suoi temi. Nel mondo e nella politica ci stiamo con le unghie e con i denti, ci lottiamo quotidianamente senza quartiere e dunque facciamo politica, sempre nel solco della Tradizione. Detto ciò, non staremo qui di certo a denunciare il “tradimento della volontà popolare” in quanto non ce ne interessiamo minimamente, bensì invochiamo il carattere, lo stile e soprattutto l’esempio che i militanti del Fronte della Tradizione sono chiamati a incarnare nella politica: dalle sezioni di partito sino agli scranni rossi, a prescindere dal gruppo e dalla comunità cui essi appartengano. Perché la Tradizione è tutto, è ovunque. Anche nella politica. Anche nella politica inquinata di questi giorni. Che sta rivelando impietosamente la bassissima caratura umana dei suoi protagonisti. Protagonisti capaci di prendere le parole del Capitano C. Z. Codreanu e ribaltarle nella colpevole frase di Giuseppe Conte: “Non contano gli uomini, ma i programmi”.
Quale politica? Poltrona o strumento?
Infatti, oggi più che mai, la scelta di “quale politica fare” è netta: da una parte, la “politica delle poltrone”, quella dell’interesse personale, dell’individualismo e dei lacchè, quella del clientelismo, delle parole affettate, i social curati e sorrisoni a 42 denti sparati su ogni immagine, accanto a un interminabile sfilza di “io farò questo, io dico quello, io sono, etc…”, puntualmente disattesi; d’altra parte, la vera politica, la politica autentica, quella sincera, la politica-strumento, quella che è un dono e una gioia allo stesso tempo, vissuta come arma e come grimaldello per un fine più grande, il servizio per l’Idea.
Ma, sia subito chiaro, non è che la vera politica non si possa fare quando si ricoprono cariche di alto rango: sarebbe stupido e riduttivo pensare che solo il militante che attacca manifesti e ha le mani sporche di colla stia vivendo la vera politica. La vera politica, quella tradizionale poiché informata ai principi della Tradizione, si può fare anche se si ricoprono cariche di alto rango, financo quella del cd. Presidentedelconsigliodeiministri… Sembra assurdo a guardare quel che abbiamo sottomano, ma è così, altrimenti dovremmo mettere un limite alla Tradizione che, di per sé, non ne può avere. Ed è così perché, se aspiriamo a essere uomini della Tradizione, se impegniamo noi stessi nella vera Formazione, se ci inquadriamo e ci schieriamo con dedizione e coraggio, allora possiamo occupare qualsiasi ruolo, dal più semplice al più complesso e prestigioso, con la stessa dignità, la stessa qualità e lo stesso impegno. Le sirene del privilegio, le provocazioni della competizione, le seduzioni della convenienza e dell’inciucio nulla potranno su uomini integerrimi, granitici, che bruciano come il fuoco e specchiano come il marmo.
Una nuova giovinezza, una nuova politica. Tradizionale
Sappiamo bene, purtroppo, che la “politica della poltrona” ha attecchito profondamente anche la nostra politica giovanile. Infatti, quanti nostri coetanei, sin dai primi passi mossi nelle liste elettorali scolastiche oppure nelle università sono portavoce rumoroso e fastidioso di questa “politica delle poltrone”? Quanti nostri compagni di classe o di università abbiamo visto passare dalla lettura di Léon Degrelle e dalle canzoni dei Testvdo alle snervanti raccolte di voti con profumatissime promesse irrealizzabili? Quanti di questi hanno “chiuso con quel periodo in cui giravo coi camerati” preferendo ora le cene degli inciuci?
A questi ragazzi e a queste ragazze vogliamo dire: dobbiamo arrivare in alto, dobbiamo arrivare a governare questa politica, ma ci dobbiamo arrivare puri, sinceri e incorruttibili. Non dobbiamo permettere che sia la politica a governare noi.
Tagliamo i ponti con gli ottusi – che credono non esista politica senza compromesso – e con i “riformisti” – che pensano che con due decreti-legge e qualche interrogazione parlamentare la musica possa cambiare – e iniziamo un nuovo modo di fare politica: sporchiamoci le mani, se serve, e confrontiamoci, quando opportuno. Ma sempre consci della direzione verso il Sacro, l’unica possibile per il militante che sia autenticamente inquadrato e fedele alla causa ma, soprattutto, appartenente a quella comunità centrata, gerarchica, solida e qualificata.
Cos’è questa politica tradizionale
Nell’illuso mondo della disillusione occidentale, è necessario riaffermare con vigore che i principi della Tradizione, per quanto siano ‘fuori moda’, sono perfettamente e chiaramente applicabili alla politica, anche quella che interessa questi tempi che siamo stati chiamati a vivere. Qualche piccolo esempio facciamolo.
Ambiente e Trasporti: vediamo orde di compagni puzzolenti accanto a radical chic imbellettati che fanno la claque a Greta Thunberg, che blatera di programmi, protocolli e asini che volano. Ma per dare una vera risposta a questo tema, chi fa politica autenticamente tradizionale deve cambiare prospettiva e partire dal presupposto dell’uomo, che sia Forte e non ceda alla pigrizia usando le comodità e l’energia anche quando può evitarlo, pur di stare comodo o stare fresco o stare al caldo o stare fermo. Dobbiamo riportare l’uomo alla sua dimensione di protagonista della sua vita, che impiega il suo corpo nel massimo delle sue possibilità rifiutando quell’uomo-vacca che mangia e dorme nel recinto pieno di merda, mentre una macchina gli succhia il latte. Di conseguenza, con questo “uomo-nuovo” certamente avremo un minore ricorso all’energia e un minore inquinamento, così come avremo un uomo più sano, accontentando anche le politiche per la Sanità. Contestualmente, dobbiamo formare un uomo Solidale, che preferisca faticare un po’ di più per raggiungere il luogo di lavoro piuttosto che danneggiare la natura e chi vive nella sua città. Solidale coi suoi simili (comunità) e solidale con la natura, la quale va conosciuta, amata, curata, perché parte integrante di quell’universo in cui il micro ed il macrocosmo cooperano ed interagiscono, si influenzano e rispettano. La natura non va protetta solo perché è bella e fa bene alla salute, ma perché è l’espressione, prima di tutto, di un ordine spirituale in cui la bellezza stessa è il riflesso di qualcosa di più profondo, un simbolo che abbiamo il dovere di penetrare, come la storia della Civiltà insegna. Così come un uomo disposto al Sacrificio saprà riconoscere l’importanza della vita che gli è stata data e la tutelerà, anziché rinchiudersi in una prospettiva individualista e “fare quello che gli pare” (cd. libbbbertà), che spesso coincide col rinchiudersi in un’automobile imbottigliata nel traffico. Ma forse quest’uomo nuovo farebbe storcere il naso alla finanza mondiale che campa proprio su petrolio e gas…
Cultura e Istruzione: da quando mondo moderno è mondo moderno, questi sono feudi della sinistra liberal-progressista, che ne ha fatto arnesi per scardinare la Tradizione e installare la Sovversione. Per tornare a una vera Cultura, anche qui occorre ripartire dall’uomo, anziché inventarsi la “carta dello studente”, i “musei gratis” etc. etc.: strumenti importanti, certo. Ma senza un uomo nuovo sono sabbia gettata al vento. Infatti, si deve formare quell’uomo consapevole che non è nato solo per mangiare-dormire-copulare-lavorare, ma per molto di più: ossia per mettere la sua anima – tanto la sua mente quanto il suo sentimento – al servizio della Tradizione, forgiandosi anche mediante la conoscenza (quella con la “c” minuscola, sia chiaro) e le abilità mentali sviluppate con il relativo allenamento e con lo stimolo costante di chi cerca risposte ai ‘perché’ ed è teso a riconoscere il significato dei simboli che questa realtà ci offre per ricollegarci al Sacro. Così, vedremo tornare l’uomo a leggere i Classici e Léon Degrelle, così come Le Porte di Fuoco e Guido De Giorgio, per rendere la propria anima di fuoco e d’acciaio, per rispondere alle sfide della vita e tradurre in azione quanto gli Esempi hanno trasmesso. Sarà altresì importante, “ripartire dal concetto di Kultur basato su una visione del mondo “verticale”, sacrale, spirituale, in altre parole, tradizionale, [che] proponga un radicale cambiamento interiore, che sia creatore di civiltà: è cultura non fine a se stessa, bensì utile strumento alla FormAzione di sé, all’esercizio, all’ascesi”. Tutto ciò, in quanto “Kultur è formazione radicale, non mera erudizione accademica. […]. Kultur è pensiero che informa l’azione, non “pensiero culturale” che pratica l’auto-erotismo, auto-compiacendosi nella masturbazione mentale. [E’] meglio un ignorante col cuore puro, che un vile codardo pluri-laureato”.
Ripartire dall’uomo. Che sia nuovo
E’ quindi chiaro che una politica autenticamente tradizionale, prima di guardare a programmi, percentuali e clausole di salvaguardia, deve ripartire dall’Uomo, dalla Formazione di questo, nella consapevolezza che il miglior programma politico del mondo non potrà mai essere realizzato da mezzi-uomini abbrutiti e infestati, mentre un Uomo nuovo saprà certamente cogliere il meglio da qualsiasi situazione economica o sociale si dovesse presentare: “Cercate programmi? […] Sarebbe meglio cercare uomini […] – non di programmi si sente il bisogno nel paese, bensì di uomini e di volontà”.
La concretezza della politica tradizionale – spesso accusata di impraticabilità dai figli ‘incapacitati’ – si spiega anche nella strategia della sua attuazione: infatti, sarà determinante procedere alla creazione di una fitta rete di realtà economiche (per sostenere la politica e occupare il mondo dell’economia), politiche (per dimostrare che un’altra – e autentica – politica è possibile), culturali (per forgiare le anime degli uomini trasmettendo il rivoluzionario messaggio della Tradizione), sportive (per innestare il senso profondo del Sacrificio e della Costanza dietro lo sforzo fisico e l’allenamento del proprio corpo) e sociali (perché la Solidarietà non è una barca di fighetti nordeuropei che trasportano nuovi schiavi, ma il sostegno concreto e sincero al vicino di quartiere in difficoltà). Questa strategia dovrà attuarsi fuori dalle logiche dei partiti moderni – dove conta solo chi porta più voti e non chi meglio incarna l’Idea – e secondo un’impostazione di tipo solidaristico-comunitaria, animata da puro e sincero spirito di abnegazione e di dono, secondo la quale il “Noi” viene prima di qualsiasi minuscolo e strisciante “io”, dove la gioia dell’operosa vita legionaria e l’entusiasmo e l’esuberanza militante affiancano la consapevolezza e la responsabilità di una funzione.
È evidente che tutto ciò dovrà necessariamente premettere uno stile nuovo, proprio dell’Uomo che ha tagliato i ponti con la meschinità e il calcolo propri del mondo moderno e che ha deciso di privilegiare il Come al Quanto, il Vero e il Giusto all’Utile, la mano aperta levata al Sole al pugno chiuso che trama nell’ombra.
Non vogliamo le poltrone per accomodarci il culo flaccido, ma per scagliarle contro questa viscida politica moderna e farla bruciare nel fuoco della nostra Rivoluzione.

“Nulla ha imparato dalle lezioni del recente passato chi si illude, oggi, circa le possibilità di una lotta puramente politica e circa il potere dell’una o dell’altra formula o sistema, cui non faccia da precisa controparte una nuova qualità umana.
[…] Ciò che di positivo potrà esser raggiunto oggi o domani, non lo sarà attraverso le abilità di agitatori e di politicanti, bensì attraverso il naturale prestigio e il riconoscimento di uomini sia di ieri, sia, ed ancor più, della generazione nuova, che di tanto siano capaci e in ciò diano garanzia per la loro idea.” (Julius Evola, Orientamenti)
Consigli di lettura
Per una visione politica tradizionale
Per uno stile militante