(a cura della Comunità Militante Raido)
“Cosa sai sui mondiali del 2022?”. Prova ad andare al bar e fare a tutti questa domanda. Quasi tutti sapranno che si giocano in Qatar. Qualcuno risponderà seccato che si terranno d’inverno, e “che pizza, un’estate senza mondiali…”. Forse i più arguti rievocheranno le accuse di tangenti e corruzione che, in proposito, hanno riguardato la FIFA.
Ma la verità è che sui Campionati del Mondo in Qatar non sappiamo nulla. E non parliamo di pallone, né della formula del torneo. Ma di tutto quello che c’è dietro. Una nazione, già di per sé peculiare, organizza la manifestazione sportiva più importante al mondo, e lo fa in un clima di silenzio che farebbe impallidire anche Kim Jong-Un. Già, perché dietro alla censura imposta dal petrol-stato, con la complicità dei vertici del calcio mondiale, arrivano echi di storie, che parlano di centinaia di migliaia di schiavi importati dai paesi asiatici, un numero considerevole dei quali morti sul lavoro.
Ma non ti illudere: l’ottimo (al di là di qualche aggettivo stonato utilizzato dal pur brillante autore) articolo de L’Ultimo Uomo che riportiamo qui, non smuoverà le coscienze dei media e degli attivisti occidentali, né dei pallonari di casa nostra. I giornalisti? Lasciamoli perdere, stanno ancora cercando qualcosa che non sia andato nei perfetti mondiali russi. Gli attivisti? Troppo impegnati ad accogliere gli schiavi che arrivano a Lampedusa, come potrebbero pensare anche a quelli del Qatar? Quanto all’italiano medio, dategli la parmigiana della nonna e un divano su cui poggiare le chiappe calde, e neanche il freddo inverno del 2022 gli impedirà di dipingersi la faccia di azzurro per tifare la nazionale davanti la tv.
E’ così che nell’indifferenza generale, e con il buon viso a cattivo gioco della élite del mondo del calcio (gli stessi “buoni” pronti a rovinare la vita di una persona per dei buu “razzisti”), anche la tragedia silenziosa del Qatar va consumandosi.
Una tragedia che, seppur minore, si aggiunge a quella di Yemen e Siria, devastati da guerre infami, andando a comporre il quadro insanguinato di un Medio Oriente che si preannuncia centrale per gli avvenimenti decisivi di fine ciclo.
The show must go on!
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