Adesso anche Erdogan è… fascista?

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Sono talmente fascio-centrici, così tanto fàscio-dipendenti, tanto fissati con le fogne dove rintuzzarli, arrovellati quotidianamente sullo squadrismo, fascismo, nazismo, razzismo, sessismo fascista dilagante da contrastare che anche quando il fascio non c’entra un’emerita ceppa tutto diventa fascista, nazista, razzista

Tutto ciò dimostra la totale nullità che queste larve sono arrivate a rappresentare all’alba della terza guerra mondiale: non sanno più per cosa combattono, né tantomeno contro chi.
Sono ossessionati solo ed esclusivamente dal fascismo. Nulla di nuovo, d’altronde. E così quando – anche per quel poco di buon senso che gli sarà rimasto – si rendono conto che l’offensiva di Erdogan è da non appoggiare bensì da contrastare ecco che il loro meccanismo da disturbo mentale lo etichetta e lo riconosce come “fascista”. Non sanno per quale altro motivo gli sono contro: strano il cervello animale, vero?
Per dargli una ragione, un significato, lo devono catalogare come “fascista”. Altrimenti non si muovono, si bloccano e vanno in tilt. Come il mio gatto, che finché vede solo la ciotola non capisce che si tratta di mangiare, ma se la agito e faccio il rumore dei croccantini anche se dentro ci sono sassolini, salta e parte all’attacco. Immaginiamo un ipotetico dialogo bolognese: Contro l’offensiva turca!, si sveglia una mattina il capo branco. Ah… Perché?? (detto con voce ebete dal branco, tipo iene dell’ovviamente fascista “Il re leone”). “Ehm… Per la verità non lo so!“. Risponde uno tra i più svegli quasi in trance oracolare: “Perché Erdogan è fascista!“. In coro: “Ah, come Assad, Salvini, Trump, Monti, Renzi!“.
Brancolano nel buio come zombie alla ricerca di fascismo… E senza fascismo da succhiare si spengono privi di energie, accasciati a terra pronti a rialzarsi al primo movimento sospetto. Senza fascismo non saprebbero più chi sono stati, chi ancora possono essere e tantomeno chi ancora devono, come e perché, combattere.
 

(da www.ilrestodelcarlino.it) – Bologna, decine di graffiti sui muri dell’Università appena puliti. Scritte contro Erdogan e il governo turco. Il collettivo Cua rivendica gli imbrattamenti

Bologna, 10 ottobre 2019 – Quaranta scritte, contro Erdogan e il governo turco. Sono apparse, dalla sera alla mattina, sui muri della zona universitaria, tinteggiati di fresco. A vergarle, ignoti ‘pittori’ riconducibili al collettivo Cua , che ieri pomeriggio ha rivendicato il maxi imbrattamento sulla sua pagina Facebook. Le scritte sono state vergate sui muri di via Zamboni, al Rettorato, in piazza Scaravilli e pure in piazza Aldrovandi. Soltanto un mese fa l’Università aveva preso in mano i pennelli e fatto imbiancare le pareti dove da anni troneggiavano i graffiti per le donne combattenti curde. Ora la Digos sta lavorando per identificare gli ignoti grafomani, la cui incontinenza espressiva è stata condannata anche dal prorettore agli studenti Mirko Degli Esposti.

«Quest’ateneo, nelle sue sedi, ha dato sempre spazio a qualsiasi tipo di discussione, relativa a qualunque argomento gli studenti volessero affrontare. Ma questo modo di fare è inaccettabile, sono provocazioni inutili», spiega Degli Esposti. «Saremo costretti a spendere diverse decine di migliaia di euro per ripulire di nuovo tutto – continua –. Soldi che avremmo potuto utilizzare per offrire servizi in più agli studenti. E invece qualcuno, che pensa di utilizzare in maniera privatistica questi spazi, ci costringe a un impegno di tempo e denaro per ridare dignità a questi muri».

L’università si è già messa al lavoro per individuare i responsabili : «Ci stiamo muovendo con le denunce e stiamo visionando le immagini riprese dalle nostre telecamere di sorveglianza», dice ancora il prorettore. «Questo perché – prosegue – non lasceremo in balìa del degrado questa zona. Puliremo i muri e continueremo a farlo, perché vogliamo che l’Università e quindi anche via Zamboni siano accoglienti per tutti gli studenti. Per lo stesso motivo le nostre biblioteche resteranno aperte la sera per consentire ai ragazzi di venire a studiare qui in sicurezza». Sul contenuto delle scritte, contro il governo turco e la decisione di attaccare il nord della Siria, il prorettore conclude: «Si tratta di argomenti che i ragazzi avrebbero potuto sviluppare attraverso discussioni e dibattiti, che avremmo ospitato, come abbiamo sempre fatto, negli spazi universitari. Non banalizzando la questione imbrattando soltanto muri storici».