
(a cura del Centro Studi Aurhelio)
In prossimità della giornata mondiale contro la violenza sulla donna, riteniamo opportuno porre l’attenzione sulla estrema pericolosità che ha assunto questo appuntamento, in funzione del rivestimento ideologico a cui è stato sottoposto.
Prima di affrontare l’argomento però e a scanso di equivoci, ci corre l’obbligo innanzitutto di chiarire la nostra posizione, in riferimento ai quei reati che – diminuiti nella percezione della loro gravità, dopo che il legislatore ha arbitrariamente caratterizzato come speciale il femminicidio – avvengono contro soggetti più deboli o in temporanea difficoltà.
Noi proveniamo da una concezione della vita e del mondo che considera sacra l’integralità della persona dal suo concepimento e per tale motivo, riteniamo efficace, una diseguaglianza intrinseca delle persone, che non possa generare una distinzione di trattamento giuridico, sulla base del sesso di appartenenza. Per noi, coloro che compiono violenza su soggetti più deboli – siano essi uomini o donne, vecchi, disabili o malati e bambini – debbono passare il resto della vita ai lavori forzati, auspicando che l’angelo della morte possa raccoglierli, per estrarli dalla sofferenza quotidiana alla quale – secondo il nostro ordinamento carcerario – sarebbero sottoposti.
Ciò premesso, riteniamo che il carattere di eccezionalità ed emergenzialità dell’omicidio di persone di sesso femminile, sia stato creato in laboratorio e faccia parte parte di un più ampio progetto sovversivo teso a depotenziare il carattere di stabilità nel rapporto tra i sessi. Vieppiù, per demolire la figura dell’uomo attraverso una completa svirilizzazione che è funzionale al progetto di fluidificazione del sesso di appartenenza e che ha in vista lo smarrimento della personale identità umana. Del resto, esso rientra nel piano portato avanti con rigore chirurgico sin dagli albori della lotta di classe che, se per alcuni versi – l’individuazione del plus valore – ha sicuramente fornito degli elementi per definire la rapina operata dal liberal capitalismo sui lavoratori, ha successivamente innalzato il livello di scontro proprio in favore di quella finanza apolide, contro cui in origine credeva di poter essere irriducibile. Il ciclo storico ha mostrato ampiamente che dalla lotta di classe, si è passati alla lotta degli istituti tradizionali, successivamente alla lotta tra le generazioni (questa la funzione autentica del ‘68), poi ancora agli argini sociali contro cui ci si è scagliati (il divorzio e l’aborto), oggi con lo scontro tra i sessi. In questi ultimi anni, si è giunti addirittura alla volontà di rompere ogni relazione stabile con la propria identità fisica, animica e spirituale.
L’origine, il sangue, la terra a cui si appartiene, la lingua, la cultura e la religione, IL GENERE debbono essere precari – il sistema la chiama FLUIDITÀ di genere. L’ultima appartenenza, quella biologica dunque, deve essere messa in discussione, spazzata via per realizzare un atomo neutrale sganciato da qualsiasi radicamento, per essere manipolato in ogni ordine e grado della sua esistenza.
Ebbene lo scontro innescato tra gli uomini e le donne, tra i maschi e le femmine deve essere totale e, se nelle donne deve assurgere a strumento di rivalsa, negli uomini deve rappresentare la colpa primigenia, lo stato di peccato originale che deve essere mondato. Quasi a rappresentare una sorta di religione laica, generata dalle centrali ideologiche della modernità.
Tutto questo per chiarirci le idee, dal un punto di vista della visione del mondo.
Le statistiche? Ci confortano e ci dimostrano come tutta la fanfara mediatica e politica sia assolutamente strumentale al fine di perseguire obiettivi che abbiamo tratteggiato in via sintetica più sopra.
In Italia a fronte di circa 300 omicidi l’anno, solo un terzo riguardano donne e tra di essi i cosiddetti “femminicidi”. La cosa sconvolgente però è che se, a giusto riguardo gli omicidi – nonostante il fatto che siano generalmente in diminuzione da diversi anni -vanno egualmente e fortemente condannati, a fronte di fenomeni ben più estesi nel volume della quantità di vittime, non vi è alcuna attenzione.
Basterebbe pensare al fatto che su 400 suicidi l’anno, l’80% riguardano uomini che per circa la metà sono rappresentati da padri separati. Tra l’altro, negli ultimi anni sono aumentati quelli innescati dalla azzardopatia, malessere sociale talmente diffuso – la cui assenza di iniziative serie, lascia pensare ad una sorta di immonda complicità della politica con le società che mantengono il monopolio su quelli flussi finanziari. Ancor di più basterebbe pensare ai 200 morti per droga, non andando a scavare su quelli che si determinano proprio per l’uso di droga ma magari determinatisi in incidenti sul lavoro, in auto o per altri motivi. Nulla, praticamente, di fronte ai 40 mila morti legati all’alcol. Una montagna di morti che dovrebbe far rabbrividire chiunque e sulla quale, le anime belle della sinistra – come e soprattutto sulla droga – chiudono gli occhi.
È dunque in vista della eterna guerra che conduciamo a favore dei più deboli e e degli oppressi di tutto il mondo, che ci scagliamo contro questi terribili fenomeni sovversivi. Lucidamente e fermamente, ci dobbiamo apprestare a vivere queste giornate, non prestando il fianco alle menzogne, cavalcate con la foga ideologica dei mestatori professionisti
Del resto, sono ben noti questi bugiardi di mestiere che vanno in cortocircuito con il loro vittimometro, quando i protagonisti di queste vicende sono le loro categorie preferite. Donne, immigrati, tossici, ex partigiani o appartenenti alle élite della peggior razza radical chic dell’italico stivale. Meccanismo però che guarda caso, non si attiva nel caso in cui una di queste vittime, sia una donna con idee diverse dalle loro o un soggetto che non rientra nei loro schemi mentali.
Occhi aperti e orecchie dritte dunque, sempre preparati e con la dovuta attenzione, per contrastare un nemico che – prima di voler neutralizzare l’uomo – vuole sempre e in primo grado alimentare la guerra a ciò che l’uomo e la donna rappresentano. L’armoniosa e Divina rappresentazione della manifestazione dualistica, in ultima analisi, una guerra contro Dio e la natura.