L’Amore ai tempi della collera: psicosi “femminicidio”?

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(a cura del Cuib Femminile della Comunità Militante Raido)
Sempre più frequentemente sentiamo parlare di “femminicidio”, tanto che l’ONU ha istituito la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, il 25 novembre, in ricordo del brutale assassinio di tre sorelle rivoluzionarie dominicane, avvenuto peraltro per motivi politici e tutt’altro che ‘di genere’.
Cosa s’intende, dunque, per “femminicidio”? Sembrerebbe essere un omicidio doloso o preterintenzionale nei confronti di donne e bambine per mano di una persona di sesso maschile e compiuto “per motivi di genere“. Secondo altre fonti invece, anche la sola violenza rientrerebbe nella definizione. In Italia, con il decreto legge del 14 agosto 2013 n. 93 sono state introdotte aggravanti che determinano l’aumento di pena per l’assassino che ha o ha avuto, con la vittima, una relazione sentimentale, oltre ad una serie di inasprimenti della pena in presenza di raccapriccianti circostanze, come, ad esempio, la violenza sulla donna incinta. 
Ingenuamente abbiamo sempre pensato che l’uso arbitrario della violenza fosse riprovevole in sé, indipendentemente dal sesso (o forse dovremmo usare il più moderno termine “genere”) della vittima che lo subisce. Violenza come violazione di un equilibrio, violazione dell’armonia e dell’ordine precostituiti. Nel caso del femminicidio, al di là dei niente affatto secondari e terribili risvolti sul piano orizzontale, ovvero quello dei corpi feriti e delle menti irrimediabilmente turbate, l’armonia violata è quella tra i sessi. Stando ai mass media, la legge cosmica della polarità e dell’attrazione tra gli opposti sembra scomparsa. Nessuno sembra più notare che l’uomo e la donna siano stati creati biologicamente diversi e perfettamente complementari, tanto che solo insieme, unendosi, possono generare vita. Senza la legge dell’attrazione nessun animale si sarebbe mai riprodotto, e neppure l’Uomo. Il maschile e il femminile sono due forme perfette della manifestazione che solo unendosi annullano, appunto, la dualità. Eppure il mondo in cui viviamo è quello del dominio, della supremazia sull’altro, degli uomini che odiano le donne, ma anche delle donne che odiano gli uomini. L’armonia della coppia è stata fortemente minata alle sue fondamenta, tanto che assistiamo ad una sempre più veloce e feroce depolarizzazione tra i sessi, che si estrinseca in discorsi femministi o maschilisti che siano. Donne amazzoni a cavallo dei loro diritti, uomini come bambini di mille mesi che si agitano all’interno del cavallo dei loro pantaloni. Venendo meno la naturale e meravigliosa complementarietà tra i sessi, la società moderna ha partorito strane figure subumane. Tra queste, quella del mostro barbarico e incivilizzato tipizzata da Maurizio Blondet, nel suo articolo “Infanzia e crescita del Femminicida“(1), in cui viene tracciato il profilo sociale dell’assassino in oggetto. Niente più di un bambino collerico intrappolato nel corpo di un adulto, che nessuno ha mai pensato di educare ma solo di viziare assecondandolo, incapace di vedere nella donna l’altra metà della mela ma solo un giocattolo che improvvisamente non risponde più ai comandi. 
In una società tradizionalmente orientata, l’Uomo incarna l’arkè, il Principio, dal quale la Donna resta inevitabilmente attratta e nel quale trova la sua stessa realizzazione. Non per questo però la Donna della Tradizione si sminuisce, ma esattamente il contrario, ella si afferma nel coltivare virtù tipicamente femminili, quali dedizione, comprensione, delicatezza, dono. 
Di contro, quando l’uomo, come appunto accade oggi, non incarna il Principio, perde la virilità, ovvero l’insieme delle vir-tù proprie del “vir” romano (si veda la prefazione di Carattere di J. Evola per una più puntuale elencazione delle virtutes). Una volta venuta meno la virilità, nel senso sopra richiamato, per sentirsi un vero uomo non restano che i muscoli e l’esercizio della forza bruta, il “kràtos“(2). 
L’ominide moderno sembra dunque aver generato mezzi diabolici propri per poter comunque provare la sensazione illusoria della polarità che, per quanto apparentemente superata e decisamente fuori moda, (l'”omo” è più cool) resta il fondamento di qualsiasi rapporto uomo-donna (3). Che funzioni, s’intende.
Purtroppo, però, la società in cui viviamo non fa che proporre cure per i sintomi anziché mirare a stroncare le cause dei mali e l’individuazione del reato di “femminicidio” non fa eccezione. Ma c’è di peggio. Queste terribili forme di violenza nei confronti delle donne vengono utilizzate come vessilli dai movimenti femministi e dalle lobbies di potere che mirano alla dissoluzione dell’identità sessuale e alla depolarizzazione dei sessi. La loro battaglia è corroborata di pervadenti e, dato l’argomento, spesso comprensibili sentimentalismi, che fanno leva sull’empatia di noi donne e di chiunque altri si lasci condizionare dalla tragicità di questi delitti. Così, infine, la strumentalizzazione del fenomeno è compiuta e sotto le mentite spoglie di una crociata per la tutela delle donne compaiono parole come libertà, autoaffermazione, sino a voler spiegare il fenomeno con lo “smarrimento che molti uomini provano di fronte al cambiamento del proprio ruolo, intrisi da un retaggio culturale di tipo patriarcale” (4). 
E allora grazie, grazie tante di tutti questi scrupoli nei confronti di noi donne. Grazie, ma no. Stavamo meglio prima.
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Note
(1) www.maurizioblondet.it/infanzia-creazione-del-femminicida/
(2) “Ai disprezzatori dell’altro sesso diremo che specchiandovisi meglio impareranno a conoscere la loro degenerazione e che l’obbedienza, il rispetto ch’essi vorrebbero e che non hanno sono in ragione diretta del prestigio e della potenza che hanno perduto“. G. De Giorgio, Prospettive della Tradizione
(3) “La polarità è una legge cosmica, e quella che si esprime nei sessi ne è una particolare manifestazione. Ma nella polarità è anche insita la complementarietà, perché è in relazione l’uno con l’altro che ciascun polo manifesta appieno la sua forza e la sua natura specifica. Così anche per l’uomo e per la donna“. J. Evola, Critica del Costume
(4) http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/26/violenza-contro-le-donne-la-radice-sta-nella-guerra-fra-i-sessi/3218098/