
Al legionario… avvocato.
Il monito del Capitano è di guardarsi «dalle lodi degli avversari o da quelle degli amici di circostanza» ovvero di diffidare da chi cerca convenienza tramite le lusinghe, e di tenere lontane situazioni che possono rappresentare appagamento per il proprio ego.
La punizione del Capitano è amore vero, è uno schiaffo di cuore grande: infatti, Codreanu va oltre le – troppo umane – remore morali e punisce il suo legionario per educarlo, per renderlo più forte, per privarlo di quel ‘pregio’ tutto borghese che le lodi altrui gli hanno generato nell’animo. Punire, spesso, è un atto doloroso per chi punisce: ma il Capo vero sa farlo, andando oltre tale sofferenza, per compiere ciò che è giusto.
Il lavoro del legionario è dono di sé e non può essere declinato sul piano utilitaristico o su quello dell’autocompiacimento, ma risponde ad esigenze più alte di esercizio su di sé, di verifica e di rispetto degli impegni presi.
Il legionario lavora con dedizione e disciplina, con cuore puro, senza egoismi né tornaconti personali e senza ricercare onori. La sua azione è impersonale e il suo sacrificio (da sacrum facere, lett. fare il sacro) sarà ricompensato dalla nascita di una nuova era.
Il militante di oggi e di domani svolga le attività militanti con spirito militante, con amore e abnegazione, rispettando le scadenze, senza ricercare ricompense o lodi altrui.
Nessuna lode potrà eguagliare la bellezza del dono di chi svolge il proprio dovere con stile il più impeccabile e impersonale possibile.