“Questo cosmo divino e bellissimo, che dall’alto della volta celeste fino all’estremo limite della terra è tenuto assieme dall’indistruttibile provvidenza del Dio, esiste increato dall’eternità ed è eterno per il tempo restante, da null’altro essendo conservato se non direttamente dal quinto corpo [l’etere] – la cui sommità è il raggio del Sole – ; poi, ad un grado per così dire superiore, dal mondo intelligibile; e, in un senso ancora più elevato, dal Re dell’universo, nel quale tutte le cose hanno il loro Centro.
Questo invero, sia che convenga chiamarlo “ciò che è al di là dell’Intelligenza” oppure l’Idea degli esseri (e con ciò intendo l’intellegibile totale), oppure l’Uno (…) oppure il Bene (come è solito chiamarlo Platone), appunto questa causa incomposta di tutte le cose, per tutti gli esseri modello di bellezza, di perfezione, di unità e di potenza irresistibile, in virtù dell’originaria essenza creatrice permanente in lei, ha manifestato da sé Helios, grandissimo Dio, in tutto simile a sé”.
Il brano è tratto dall’edizione delle opere di Flavio Giuliano intitolata “Uomini e Dei” e curata da Claudio Mutti per le Edizioni Mediterranee, p. 80-81.