Abolita la stretta di mano? Viva la stretta di mano!

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Nei giorni immediatamente successivi ai primi decreti per il contenimento del Covid-19, il dispiacere per gli Italiani di non potersi più toccare e abbracciare, stringere affettuosamente e dare pacche sulle spalle è stato grande e intenso, palpabile e visibile sui volti dei più. «“Voglio starti vicino”, “Il Governo non lo vuole”» è stato l’immaginario dialogo di un meme che ha spopolato sul web. Senza contatti, senza quella comunicazione non verbale che per noi vuol dire così tanto, l’amico sembra ora guardarti tradito, la mamma rifiuta il bacio del figlio, la sorella ti allontana il nipote ed anche il padre ti sfila la mano. Per un italiano di oggi – dirà qualche saccente esterofilo a tutti i costi – non poter stringere le mani significa soltanto rinunciare alla propria natura mediterranea, di gente che gesticola e tocca, come veniamo stigmatizzati nel mondo. Ma significa anche e soprattutto rinnegare definitivamente la propria natura e le proprie radici romane
Gesto frequente nella vita sociale e religiosa di tutti i popoli, la dexiosis o dextrarum iunctio, il gesto arcaico e ancestrale dello stringersi la mano, lo ritroviamo nella cultura romana in differenti e svariati contesti: dal culto della dea Fides sul Campidoglio, che aveva la sua sede consacrata nella mano destra, secondo il rito istituito dal re Numa, in virtù del quale i Flamini erano tenuti a stringersi reciprocamente, avvolgendole in bende, le destre; alle scene nuziali e famigliari, in cui l’uomo e la donna si esprimono fedeltà con questo gesto, o alle relazioni di hospitium o semplicemente ai rapporti di amicitia. Mattia Milani in un recente breve ma incisivo saggio dal titolo La mano destra in Roma antica – pubblicato nel volume collettaneo Il corpo in Roma antica. Ricerche giuridiche a cura di Luigi Garofalo (Pacini editore 2017) – ha ripercorso la storia giuridica e valoriale dell’atto dello stringersi le destre nel mondo romano: lealtà, fedeltà, amicizia, rispetto, virilità e stile oltre ogni tipo di egoismo, individualismo, inimicizia
Un episodio su tutti a dimostrazione della lontananza che separa gli uomini di governo della Roma repubblicana dagli ‘ominicchi’ di palazzo della nostrana Repubblica delle Banane. I protagonisti sono due uomini politici di nobile stirpe, Fulvio Nobiliore e M. Emilio Lepido. Nell’anno 179 a.C. si ritrovano a esercitare congiuntamente la censura. Li divide, tuttavia, un odio profondo e un’antica rivalità che avrebbero reso particolarmente complesso l’esercizio congiunto dei doveri della carica. Entrambi, quindi, guidati dal profondo rispetto per le istituzioni repubblicane, decidono di abbandonare le incomprensioni e il feroce astio di un tempo: racconta Milani, citando lo storico Tito Livio e il letterato Aulo Gellio, al cospetto del comizio centuriato che li aveva appena eletti, i due effettuarono una depositio inimicitiae in campo e, scambiandosi una stretta di mano e una reciproca promessa di fedeltà (dexteras fidemque dedere), suggellarono la nascita di un nuovo legame di amicizia nel nome e nel superiore interesse di Roma
Tullio Osanna, nel suo bellissimo e sempre suggestivo La stretta di mano. Il contenuto etico della Religione di Mitra (Borla 1988), ci ricorda il significato profondo e universale che il gesto del porgere la destra assume nella ritualità mitraica, dove la stretta di mano tra il dio Sole e Mitra, ripetuta dagli adepti, prima di essere atto liturgico e cultuale, è un gesto umano che significa offerta o richiesta d’aiuto, pace tra due avversari, legame di sudditanza e signoria, amicizia, accoglienza, elevazione a libertà, fedeltà a un impegno assunto.
Questo atto romano lo ritroviamo nell’arte funeraria greca, nel culto cristiano e cattolico, riemerge come residuo fossile nella stretta di mano che segue gli accordi o a fondamento dei moderni gentlemen’s agreements
Ora che una pandemia ci allontana nel presente dai nostri amici, ora che il contenimento del contagio e la paura della contaminazione ci separano dalle nostre radici e dal nostro passato, ricordiamoci di questo gesto sacro, conserviamo la memoria del suo valore, tuteliamone il ricordo e pratichiamolo lì dove sia ancora possibile e sicuro, affinché un domani si torni a stringere la mano alla luce del Sole.