
Riflessioni sul futuro di una Patria che non c’è ma che forse può “a buon diritto” guardare ad est.
Qualcuno spera che dal sacrificio degli Europei, vissuto per l’emergenza sanitaria, possa rinascere l’Europa.
E, forse, per un momento lo abbiamo sperato anche noi.
È sempre la condivisione di sofferenza, di sacrificio e rinunce a stringere i rapporti di fratellanza, a rinsaldare gli animi, a creare i vincoli più forti degli stessi legami di sangue. È la vita di trincea a creare la Patria.
Stiamo forse vivendo la più grande sofferenza dall’ultimo conflitto mondiale. Vengono richiesti grandi sacrifici indistintamente a tutti, sacrifici e rinunce che dovrebbero però essere giustificati dal senso di appartenenza, comunità, partecipazione e condivisione e non frutto di paura e terrore reciproci.
“Statevene a casa, cazzo!”. Quanto odio, quanta paura, quanto terrore traspare invece dai mantra recitati dai più. Rammentare a tutti che i sacrifici che siamo chiamati a fare sono frutto dell’appartenenza ad una comunità umana significa nobilitare la rinuncia e trasformarla in partecipazione comunitaria al sacrificio. Ogni appartenenza è, d’altronde, partecipazione.
Rivendicare la nostra appartenenza nei momenti difficili significa ricordarsi che la “Patria” si crea nelle trincee, in quei luoghi senza tempo dove gli uomini affermano innanzitutto di essere “Patrioti”, di condividere cioè, per un’idea superiore, tutte le asprezze e le avversità.
I veri e autentici sacrifici si compiono per Amore e non per paura. Rinascerà l’Italiano da questa sofferenza comune? Non lo sappiamo. Difficile crederlo.
Per chi ama solo la retorica delle azioni e non quella delle vuote parole, non è difficile non farsi emozionare dai videomessaggi di chi ancora non ha deciso di condividere un bel nulla della sofferenza che gli Italiani hanno solo iniziato a patire. Non è difficile, ma questo vale anche per i più miti come il Presidente Mattarella che ieri sera ha finalmente, “a buon diritto”, alzato la testa, disprezzare le azioni di chi ha appena deciso di affossare, con l’esplicito e sfacciato rifiuto di intervenire con la propria politica monetaria, un intero sistema economico che già intravede la recessione più nera e il baratro più profondo.