(articolo a cura di Heliodromos, tratto da www.heliodromos.it)
«Il Buddha aveva perfettamente ragione nel proclamare le “quattro nobili verità”, la prima delle quali è che la vita è dolore.
Forse che ognuno di noi non è venuto al mondo gridando e, in un certo modo, protestando? Il meno che si possa dire è che il passaggio da un dolce, caldo grembo materno ad un ambiente freddo e nemico è un accidente doloroso. La crescenza è sempre accompagnata dal dolore. La dentizione è un processo più o meno doloroso. La pubertà è generalmente connessa a disturbi sia fisici che psichici. Lo sviluppo di quell’organismo superiore che noi chiamiamo società è esso stesso contrassegnato da tragici cataclismi, e noi attualmente assistiamo proprio ad una di queste convulsioni da parto (1).
Possiamo ragionare freddamente e dire che tutto ciò è inevitabile, che, nella misura in cui ogni ricostruzione implica la distruzione della situazione precedente, non possiamo fare a meno di attraversare stati dolorosi. Ma la fredda analisi intellettuale non allevia in alcun modo queste sofferenze che non si possono evitare, inflitte inesorabilmente al nostro essere. Dopo ogni ragionamento, resta pur fermo che la vita è una lotta commista a dolore.
«Senonché proprio in ciò sta qualcosa di provvidenziale. Quanto maggiore è il dolore, tanto più il carattere si sviluppa in profondità e questo approfondirsi del carattere mette in grado di leggere in modo più penetrante i segreti della vita. Tutti i grandi artisti, tutti i grandi capi religiosi si sono formati attraverso dure lotte da essi combattute intrepidamente, spessissimo presso alle maggiori sofferenze.
Prima di cibarsi del pane del dolore e della tristezza non si può conoscere il gusto della vita reale. Mencio (2) ha ragione nel dire che il Cielo, quando vuole formare un grande uomo, lo prova in ogni modo, finché egli sorge trionfante di là da tutte le sue esperienze dolorose.»
Daisetz Teitaro Suzuki
Note:
(1). Il testo è del 1911 ma, come tutte le espressioni fondate e veritiere, si applica benissimo anche alle odierne “convulsioni”.
(2). “Maestro Meng” (Meng Ke), filosofo e saggio cinese (372 ca. – 289 ca. a.C.) che a lungo peregrinò da un regno all’altro alla ricerca di un sovrano in grado di ristabilire un governo secondo le antiche tradizioni.