Home Notizie Cronache della peste. Il lettore in quarantena – di A. Marcigliano 
Vi sono vari modi di passare il tempo. Non di ingannarlo, però. Perché, come già ho detto il tempo non si inganna. Non per nulla si diceva, una volta, che è galantuomo. E speriamo sia davvero così. Che passata ‘sta buriana, scemato il panico, si torni a vedere la realtà, senza filtri alterati… Ci faremo due risate. Amare. Molto amare…
Comunque, c’è chi legge. Sempre una minoranza rispetto alle torme di videodipendenti, di paranoici compulsivi della sterilizzazione della casa, di fruitori ossessivi di siti porno…
Ma quelli che usano la forzata segregazione per leggere, vi sono. Ed anche in aumento. Tant’è che il web è tutto un proliferare di citazioni letterarie, di frasi celebri, di consigli di letture… In verità con una certa monotonia. E ossessività non proprio salutare.
Dunque: Manzoni, e ti pareva… Boccaccio, Camus . Camus, Camus… Ovviamente solo quello de La peste. E poi Marquez, L’amore ai tempi del colera, ovvio. Rari, perché rari sono quelli che hanno reminiscenze di buoni studi classici, evocano il fantasma di Tucidide. La peste d’Atene. Quasi nessuno Lucrezio, però, che la seppe declinare con molta maggiore arte… Un paio, non di più, fanno riferimento al De brevitate vitae di Seneca. Che però mi sembra o non abbiano letto, o non abbiano compreso. Visto che sono citazioni fatte completamente a sproposito.
Insomma, sembra che, per lo più, si usino i riferimenti letterari non per divagarsi e fugare le paure. Ma per l’esatto opposto. Per nutrire il panico e l’angoscia interiore. Che sono mostriciattoli che noi stessi nutriamo e coltiviamo. Sino a farli ingigantire. A divenire loro schiavi. Una sorta di masochistica, ipocondria intellettuale.
Dovremmo invece, leggere tutt’altro. Per distrarci, innanzitutto. Che so… Woodehouse, le sue storie svagate di nobili eccentrici, ragazze in fiore. Giovanotti scemi e camerieri scaltri che citano, ad ogni pie’ sospinto Shakespeare…
Oppure leggere qualche buon giallo. Quelli che stimolano l’intelletto, non quelli d’azione. Sherlock Holmes, Nero Wolf, Poirot. Il puro ragionamento che svela la verità dietro alle parvenze. La capacità di discernere e di collegare gli indizi. Chissà che non ci faccia bene. Che non ci insegni a non bere tutto quello che oggi ci viene propinato…
Non solo divagazione, però. Una mia amica mi scrive che ha deciso di approfittare di questo vuoto per leggere, finalmente, la Trilogia del Nord di Céline. Scelta perfetta. È abbastanza feroce per donarti il necessario distacco. E, poi, racconta la fine di un mondo…
Gli amici di Raido, un circolo giovanile improntato ad una visione tradizionale della vita, ragazzi che non si lasciano (grazie a Dio) dominare dalla psicosi imperante, mi chiedono, a fine di una video intervista, di consigliare tre libri. All’impronta, me ne vengono in mente tre.
Leopardi. Ma non Giacomo. Il padre, il conte Monaldo. I suoi Dialoghetti, ironica e aspra critica della ragione illuminista e delle utopie di società perfetta. Straordinariamente attuale. E brillante. Il figlio ne trasse ispirazione per le Operette Morali. Anche se i libri di scuola lo ignorano.
Evola, Gli uomini e le rovine. Basterebbe il titolo. Come restare in piedi, in asse su se stessi quando tutto crolla. Come restare Uomini, alla fine. E non farsi irreggimentare in questo gregge di pecore matte.
E, poi, Massimo Scaligero, Iside Sophia, la Dea ignota. Insegna il senso di una conoscenza che vada oltre i limiti dell’ordinario. Una sapienza che è al di là della materia. Eppure immanente nel nostro pensare. Senza che se ne sia consci. Ti insegna che la paura è solo ombre. Che ci spaventano, ingigantendo a dismisura, solo perché siamo stolide bestie. Ottuse dal nostro egoismo.
Poi, dopo, questa intervista, mi è venuto in mente un altro libro.
Ernst Jünger, Il cuore avventuroso. Cogliere i particolari. Un fiore che sboccia. I riflessi della luce su uno scarabeo clipeato. Il senso di un profumo. Un sogno sul limine del ridestarsi…. Afferrare che la vita è continua esperienza. E ricerca. In ogni cosa. Anche la più piccola. Apparentemente effimera. E questo nessuno può impedirtelo. Nessun virus. Nessun decreto. Basta avere… Cuore. Un cuore che osi l’avventura…
Andrea Marcigliano