Letto da un militante – “I fondamenti della Politica Tradizionale”

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“I fondamenti della Politica Tradizionale secondo A. K. Coomaraswamy
di Philippe Baillet – Edizioni di Ar, 1987

Il piccolo volume di cui scriviamo questo invito alla lettura nasce come compendio all’importante opera del metafisico di Ceylon Autorità spirituale e potere temporale nella teoria indiana del governo”,  la cui lettura potrebbe risultare complicata, anche a causa di un articolato sistema di note a margine del testo.

Il libro di Philippe Baillet, edito da Ar, svolge dunque la funzione – e lo fa egregiamente – di rendere più accessibili, non già abbassandoli democraticamente, ma condensandoli in una efficace sintesi, i contenuti dell’opera di Coomaraswamy sui princìpi che reggono la politica secondo la Tradizione. Ma chi vi cercasse formule politiche e programmi economici o sociali, resterebbe presto deluso.

Le politiche, così come anche le stesse forme di governo, che infatti differirono spesso anche notevolmente nelle varie civiltà tradizionali, non sono che applicazioni di princìpi che appartengono al dominio metafisico. 

Come chiarito nella premessa di F.G. Freda, questa lettura non è materiale per “curiosi” interessati a “realtà estranee alla ordinaria, usurpatrice, civiltà occidentale. Piuttosto, vuole essere una convocazione di coloro che, avvertite entro di sé esigenze di purificazione intellettuale, si propongono di svilupparne le possibilità, coltivando gli elementi della vera Conoscenza, per alimentare, sorreggere e guidare questa crescita di tendenze interiori”. In due parole: il cuore puro è la predisposizione necessaria ad interiorizzare la dottrina tradizionale. Solo tale attitudine conduce a riempire il cuore di Verità, e non il cervello di nozioni.

L’idea alla base del libro è il parallelismo tra il regno interiore e quello esteriore: “Anche l’uomo è una ’Città di Dio’. L’economia dello stato non differisce nei suoi tratti fondamentali da quella dell’uomo. Vi è ordine e armonia, all’interno, quando non risulta turbata la gerarchia delle facoltà (intuizione intellettuale, di ordine sopraindividuale; volontà e coraggio, situate nella sede dell’anima; concupiscenza); vi è ordine e armonia, all’esterno, quando il Sacerdozio comanda alla Regalità e questa detta il proprio volere ai produttori.”

Pertanto, “l’unico compito non vano che l’uomo possa assolvere sulla terra […] consiste nel consumare entro di sé il matrimonio tra il re esteriore sacerdote interiore”.

La chiarezza espositiva di Baillet riesce, in questo modo, a precisare la dottrina delle caste ed il rapporto tra la casta sacerdotale e quella guerriera, tema in relazione al quale la lettura del solo Evola rischia di generare confusione, se non accompagnata dalla solidità dottrinaria di un Guénon e di un Coomaraswamy, che parole definitive e non fraintendibili – sempreché lette in buone fede – hanno scritto in merito.

Solo chiarite queste premesse di ordine dottrinario, si potrà costruire una dottrina dello Stato o sviluppare una strategia politica, che rifletta un platonico principio di Giustizia. Tutto ciò rende evidente il carattere rivoluzionario di questo agile ma profondo scritto: occorre darsi un orientamento, prima di agire. Fondare l’azione sulla Tradizione, non disperderla dietro a miti del momento o icone a buon mercato.

È per questo che la Rivoluzione (che anche letteralmente significa “ritorno all’origine”) non sarà fatta da alcun movimento se al centro di questo non vi sarà un Ordine.