Jeff Bezos è recentemente balzato agli onori delle cronache perché è riuscito a vendere milioni di azioni di Amazon prima del tonfo delle borse causate dal corona virus. Ovviamente, il furbo Bezos ha poi ricomprato quelle stesse azioni a molto meno di quanto non le aveva vendute poco prima. Si potrebbe obiettare che trattandosi dell’uomo più ricco del pianeta, deve pur avere un formidabile fiuto per gli affari. E ovviamente è così. Stranamente, non solo Bezos ma diversi amministratori delegati di grandi aziende hanno fatto la stessa mossa con un tempismo perfetto e tutti in sincrono, il che rende l’affare un poco più sospetto. Bezos, infatti, non è stato l’unico così fortunato o intelligente da vendere azioni a febbraio, prima della tempesta sui mercati. Tra gli altri a muoversi in maniera così “accorta” Larry Fink, amministratore delegato del fondo BlackRock, che ha risparmiato perdite potenziali da 9 milioni di dollari; e Lance Uggla, AD di Ihs Markit, che ha venduto 47 milioni di azioni il 19 febbraio, mossa che le ha fatto risparmiare 19 milioni di perdite. Facendo due conti, in totale si calcola che (solo negli Usa) gli AD di varie aziende abbiano venduto qualcosa come 9,2 miliardi di dollari di imprese da loro gestite nelle cinque settimane precedenti l’inizio della tempesta sui mercati: una vendita oculata che ha permesso (loro) di risparmiare perdite pari a 1,9 miliardi di dollari, scaricandole sui “mercati” (cioè noi). Ancora convinti che nessuno sapesse e che Bezos (e soci) sono dei geni della finanza?
(www.repubblica.it)- Il fondatore di Amazon si ritrova con un patrimonio accresciuto grazie al timing col quale ha venduto un pacchetto importante di azioni. Non è l’unico.
di Carlo Verdelli
La vendita e il successivo riacquisto di azioni Amazon, in un momento delicatissimo dei mercati finanziari, hanno reso l’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, ancora più ricco: secondo il Bloomberg Billonair Index riesce nonostante tutto ad avere in tasca 2,3 miliardi di dollari in più rispetto all’inizio dell’anno. La sua fortuna in azioni, detenuta principalmente in titoli del colosso Amazon di cui è presidente e amministartore delegato, è cresciuta di 3,9 miliardi solo giovedì scorso.
Bezos – che ha appena annunciato la volontà di assumere 100 mila persone in difficoltà negli Stati Uniti, a partire dai camerieri rimasti senza lavoro – ha sfruttato al meglio il fattore “tempo”, determinante sui mercati finanziari. Questa settimana infatti ha approfittato di una tre giorni di rally borsistico, il più consistente dal 1933, che ha aiutato le azioni di Amazon a recuperare quasi tutte le perdite accumulate nel mese.
Ma c’è dell’altro. Bezos, che possiede il 12 per cento delle azioni del colosso del commercio elettronico, si è salvato da perdite più consistenti vendendo una grossa fetta delle sue azioni a febbraio, prima che fosse evidente l’entità della crisi scatenata dal coronavirus e prima che il mercato azionario crollasse: ha venduto azioni per 3,4 miliardi di dollari nella prima settimana di febbraio, poco prima che il mercato reagisse.
Non c’è alcuna indicazione, ha sottolineato il Guardian ripercorrendo la vicenda, che Bezos abbia agito sulla base di informazioni riservate sull’impatto della pandemia. Ma il tempismo è stato pressocché perfetto. La vendita delle azioni, circa il 3% del suo intero portafoglio, è stata molto più consistente di quelle fatte nei mesi precedenti ed è stato pari a quello dell’ultimo anno intero, ha già spiegato nei giorni scorsi una inchiesta del Wall Street Journal. Grazie a questa mossa, ha calcolato il Wsj, ha evitato una perdita di oltre 300 milioni di dollari.
Bezos, ha raccolto il Journal, non è stato l’unico così fortunato o intelligente da vendere azioni a febbraio, prima della tempesta sui mercati. Tra gli altri a muoversi in maniera accorta Larry Fink, amministratore delegato del fondo BlackRock, che ha risparmiato perdite potenziali da 9 milioni di dollari; e Lance Uggla, Ceo della data firm Ihs Markit, che ha venduto 47 milioni di azioni il 19 febbraio che gli avrebbero fatto perdere 19 milioni se le avesse tenute. In totale si calcola che in Usa i ceo di varie aziende abbiano venduto qualcosa come 9,2 miliardi di dollari di imprese da loro gestite nelle cinque settimane precedenti l’inizio della tempesta sui mercati: una vendita oculata che ha permesso di risparmiare perdite pari a 1,9 miliardi di dollari.