In concomitanza della crisi dovuta al Corona Virus stiamo assistendo a una escalation di cyber attacchi (e non solo “cyber”) piuttosto strani e sospetti. Di solito, infatti, gli hacker agiscono per fare soldi oppure per motivazioni ideologiche che li animano. In questo caso, invece, stiamo assistendo a degli attacchi mirati per colpire il cuore del sistema, producendo danni e instabilità diffusa senza un vero e chiaro scopo, ma con effetti micidiali.
Due casi, fra tutti. Il primo, di alcuni giorni fa, in cui il sistema sanitario spagnolo proprio in concomitanza dello scoppio della pandemia anche in Spagna, è stato oggetto di un attacco hacker . Il secondo, in Italia, col sito dell’Inps aggredito dagli hacker proprio in concomitanza dell’apertura della possibilità di chiedere i famosi “600 euro” di contributo causa corona virus.
Non di natura cybernetica, ma altrettanto strano e preoccupante, l’attacco notturno all’ospedale San Camillo di Roma, dove ignoti hanno sabotato le apparecchiature per i test sul covid-19 presenti nella struttura. Inoltre, sempre a Roma, è stato protagonista di un fallito attacco hacker l’Istituto Lazzaro Spallanzani, già in prima linea nella ricerca di un antidoto al corona virus .
Episodi diversi, certamente, ma uniti da un sinistro filo rosso che li lega, almeno concettualmente, e su cui molto ci sarebbe da indagare.
Questa mattina, spiegano dall’ospedale, avrebbe dovuto avere inizio il programma per l’effettuazione del test per il coronavirus. Nell’accendere la strumentazione il tecnico della Elettrobiochimica ha constatato che il pc dedicato non si accendeva. Una volta aperta la macchina è stata verificata la mancanza dell’HD e dei cavi di accensione.
“Stiamo lavorando con la ditta per accorciare al massimo i tempi di ripristino – afferma il direttore generale Fabrizio D’Alba – la nostra volontà è “tenere la barra a dritta” per non permettere a gesti criminali di bloccare il percorso dell’Ospedale San Camillo nel complessivo per il contrasto della diffusione del virus”.
A risultare rubati, hard disk e alcuni cavi di un pc destinato a gestire un macchinario necessario per le analisi molecolari destinate all’individiauzione dell’agente patogeno del covid-19.
Gli attacchi informatici “ai danni di strutture italiane di eccellenza attualmente impegnate nel fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto relativa al Covid-19″, sono stati oggetto, qualche giorno fa, di una riunione straordinaria del Nucleo Sicurezza Cibernetica, l’organo, presieduto dal Vice Direttore Generale con delega al cyber del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), cui è affidato il compito di gestire eventuali crisi cibernetiche e di curare la preparazione e prevenzione in materia di sicurezza informatica. La riunione, informa una nota, si è tenuta in formato ristretto, alla presenza delle sole componenti dell’intelligence (Aise ed Aisi) e della polizia postale (Cnaipic).
Il Nucleo ha comunque provveduto ad allertare, attraverso il Cnaipic, la rete sanitaria nazionale perché innalzasse le difese su reti ed infrastrutture”. “Non è un caso – prosegue la nota – che qualche giorno addietro la rete dei Csirt (Computer Security Incident Response Teams) europei abbia innalzato il livello di allerta per la possibile crescita di azioni di cybercrime e che la stessa polizia postale abbia, già prima dei più recenti sviluppi, invitato i cittadini ad alzare la guardia rispetto a iniziative ‘malevole’ che giocano proprio sulle preoccupazioni legate alla pandemia. Vari, del resto, i precedenti al di fuori dei confini nazionali”. Resta comunque “altissima la vigilanza da parte dei nostri apparati di sicurezza, che sono costantemente impegnati a garantire un’idonea cornice di sicurezza agli operatori impegnati in prima linea”.