a cura della Redazione di Azione Tradizionale
Tra i vari decreti del governo, non troviamo solo misure per gestire l’emergenza da un punto di vista sanitario. Troviamo anche delle norme che, ben nascoste sotto quelle più importanti e che riempiono i titoli di apertura dei telegiornali, dicono in realtà molto sulla modalità di gestione della crisi da parte dell’establishment. Infatti, col decreto “cura Italia” è stato vietato l’accesso ai documenti dello Stato (il cosiddetto FOIA) fino a nuove disposizioni. Ma perché sacrificare la trasparenza sull’altare dell’emergenza? Qual è la relazione, per cui, per gestire un’emergenza sanitaria si debba limitare l’accesso alle informazioni?
Non è chiaro, soprattutto se per rispondere cerchiamo di appellarci alla buona fede e al criterio della trasparenza. Più chiaro, invece, è il quadro se assumiamo che questa misura sia finalizzata a nascondere qualcosa: magari l’accesso ad informazioni che potrebbero mettere sotto tutt’altra luce l’operato dei nostri governanti e delle nostre amministrazioni.
A pensar male si fa peccato, peccato che a volte ci si azzecchi. Infatti, un altro indizio fa presumere che il timing del diniego nell’accesso ai documenti abbia una finalità tutt’altro che di tutela e “sanitaria”. E, cioè, il fatto che il PD abbia proposta un emendamento al DL “cura Italia” creando le basi per uno scudo penale a tutte le persone coinvolte a livello gestionale dell’emergenza corona virus. Una sostanziale garanzia trasversale, salvo per casi di atti gravissimi e particolari che, se sommato al divieto di cui sopra, esprime una chiara volontà: realizzare l’impunibilità per la nostra classe dirigente e politica. Perché?