a cura della Redazione di Azione Tradizionale
Da un po’ di anni a questa parte, ciclicamente, si parla di reddito universale. Proprio in questi giorni, infatti, il buffone prestato alla politica Beppe Grillo ha rilanciato gaudente il monito di papa Francesco secondo il quale “serve un reddito universale”. La proposta è tutt’altro che nuova visto che, a partire dal miliardario “filantropo” George Soros, per non parlare di meeting altisonanti del gotha dell’economia mondiale come il World Economic Forum di Davos, questa proposta è tutt’altro che sconosciuta, anzi. Se pensiamo che già nel 2017 il Parlamento Europeo aveva votato una risoluzione per un diritto civile sulle incarnazioni dell’intelligenza artificiale. Fra le proposte vi era, appunto, un sussidio minimo universale per bilanciare la scomparsa di milioni di posti di lavoro.
Di reddito universale se ne parla molto proprio per diffonderne l’idea e lo si fa, in particolare, proprio in momenti di crisi economica come quello attuale dovuto al corona virus. L’idea che – in estrema sintesi – è alla base del reddito universale (UBI – Universal basic income) è apparentemente semplice: poiché un gran numero di posti di lavoro verranno inevitabilmente cancellati dall’automazione, saranno i robot a pagare i redditi per una umanità senza lavoro. A questa umanità senza lavoro sarà solo richiesto di cedere i propri dati personali e la propria privacy e accettare per tutta la vita di adeguare le proprie capacità di spesa al livello di salario riconosciuto da qualcun altro e non sulla base del merito.
L’idea filosofica alla base è molto semplice: il reddito andrebbe inteso come un “diritto civile” e non più come conseguenza del lavoro che si fa. Significa che il lavoro – di fatto – non esisterebbe più, perché la produzione diventerebbe da un lato prerogativa dei robot ed il reddito, dall’altro, diventerebbe un fattore deciso aprioristicamente da terzi, quindi slegato dalla produzione.
Si aprono così le porte di una sorta di “socialismo reale 2.0” dove sarà realizzata la piena (pesudo)uguaglianza economica e sociale del pianeta, con buona pace dei ricchi che continueranno ad essere ricchi, perché loro potranno così concentrare ulteriormente la ricchezza senza i rischi connessi alla concorrenza e alla necessità di dover rispondere al mercato delle loro azioni. Anzi, i ricchi potranno finalmente realizzare un loro antico sogno: reclamare a gran voce lo smantellamento del costosissimo stato sociale, visto che non esisteranno più tecnicamente “poveri” ma tutti saranno pienamente occupati/retribuiti grazie al reddito universale e dovranno, quindi, cavarsela da soli. E’ il mercato bellezza!
Papa Francesco, in una sua recentissima lettera aperta ad “Avvenire” gioca con le parole, sapendo di mentire per far passare un concetto affatto diverso dallo spirito con cui apparentemente scrive. Infatti, nel rivolgersi ai lavoratori più umili del mondo, al fine di tutelarne i diritti così spesso calpestati e la dignità negata a fronte di paghe da fame, ha tirato fuori il concetto di reddito universale con queste parole: “è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base“.
Francesco, però, avrebbe potuto esprimersi diversamente se, davvero, avesse voluto spendere parole in favore dei poveri del mondo. Avrebbe potuto dire, per esempio, che le organizzazione sindacali e nazionali devono vigilare sul rispetto dei diritti dei lavoratori o, per esempio, che il mondo ricco dovrebbe rifiutarsi di produrre in quei Paesi dove è sin troppo evidente che i così bassi costi di produzione siano possibili solo grazie a paghe miserevoli.
Invece no! Bergoglio non ha perso l’occasione per strizzare l’occhietto a George Soros e, al contempo, il fidato servo Grillo non ha perso un istante per rilanciare il tema sul suo seguitissimo blog: lo vedete? Anche il Papa lo dice! (E, infatti, Bergoglio non ha smentito… un po’ come fa quando si lascia scappare qualche parola di troppo con lo Scalfari di turno per negare la divinità di Cristo, ad esempio).
Ma in Italia è già stato realizzato qualcosa di simile: non lo sapevate? Il Reddito di cittadinanza, la grande vittoria del M5S, infatti, è una versione edulcorata dell’UBI. Spieghiamoci meglio. Se l’UBI è trasversale, universale e non richiede al beneficiario di adoperarsi per cercare lavoro, il Reddito di cittadinanza “grillino” differisce solo per il fatto che dovrebbe funzionare come una sorta di ammortizzatore sociale che accompagni il lavoratore verso un lavoro da fame, magari svolto a centinaia di km da casa e per il quale la concorrenza di altri possibili candidati per quella stessa occupazione è fortissima.
Quindi, cambia l’ordine dei fattori ma il risultato (la sostanza) non cambia. E progetti simili al Reddito di cittadinanza italiano, fateci caso, esistono già in tante parti d’Europa fra cui la civilissima Germania dove con l’analogo sistema dei mini-job, è stato creato un esercito di poveri salariati, tutti uguali, tutti sfruttati, dove (in certi casi) lo stato può arrivare fino a togliere la patria potestà a chi rifiuta di accettare certi lavoro sottopagati.
Quindi, il paradosso, è che un papa stia osannando e reclamando una misura che solo apparentemente allontana l’uomo della miseria e dalla fame, per traslarlo però ad una ben peggiore condizione di schiavitù permanente ed organizzata. Quello stesso papa che vuole, esige a gran voce, che si aprano i porti per far entrare milioni di diseredati in Europa, al fine di trasformarli in schiavi direttamente in loco, con buona pace della manodopera locale che – presto o tardi – sarà schiavizzata, di ritorno, anch’essa nonostante diritti acquisiti e sindacati che dovrebbero proteggerli.
Una schiavitù “salariata”, e perfettamente legale, è quello che involontariamente (?) evoca Bergoglio, come neanche nel” ‘800 succedeva nei sistemi industriali para-schiavistici della seconda rivoluzione industriale. Il tutto con la benedizione dei Poteri Forti (Soros) e il sigillo del buffone Grillo… come a certificare che c’è lo zampino del Diavolo, visto che Satana non è nient’altro che la scimmia (buffonesca) di Dio.