Messe no, 25 aprile sì: perché?

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Nella democratica e liberale Repubblica italiana della “resistenza” come sempre esistono due pesi e due misure. Se da una parte i falsi “partigiani” del nuovo millennio possono impunemente scendere in piazza a cantare e ballare contro la legge, nonostante la quarantena, il Governo ancora tentenna per la riapertura dei luoghi sacri e la ripresa delle funzioni religiose partecipate. Mentre è stata sempre garantita l’apertura dei grandi “templi” del consumo, i supermercati, spesso anche sulla pelle di lavoratori e commessi, durante la Santa Pasqua la partecipazione ai riti è stata severamente proibita. Più volte abbiamo affrontato in questo giornale il tema del viscerale e costante attacco al Sacro del Mondo Moderno, e oggi più che mai l’assalto del materialismo ad ogni verticalità si sta manifestando in tutta la sua forza. 
Abbiamo visto immagini di preti cacciati dagli altari dalla polizia solo perché v’erano quattro o cinque fedeli in chiesa, mentre le lunghe code davanti ai Supermercati, gli assembramenti di immigrati nelle piazze e le manifestazioni per il 25 aprile sono stati permessi sotto il naso dei fedeli. Pure nella famosa Fase 2 sarà possibile andare a farsi una scampagnata ma non partecipare ad una messa, anche con tutte le precauzioni possibili o all’aperto. Non solo la partecipazione ai Riti cattolici è stata messa sotto stretta osservazione, ma anche il Ramadan, iniziato il 23 aprile, è un sorvegliato speciale. Peccato che, come tutti abbiamo visto, due giorni dopo assembramenti di persone con le magliette e le bandiere rosse siano stati permessi senza colpo ferire. Schizofrenia? No, fa tutto parte di un disegno preciso ben calibrato e studiato. 
La lotta contro il Sacro dello Stato moderno laico e materialista prosegue indefessa: sembrava folle pensarlo solo 4 mesi fa, ma ora si parla di “app per prenotare il proprio posto in Chiesa per la funzione domenicale”. Colui che segue la via della Tradizione non si scandalizza di fronte a queste notizie e a questo deliberato stillicidio del Sacro che avviene ogni giorno a discapito di ogni verticalità e di ogni fede tradizionale. Proprio per questo egli sa che queste deviazioni della Sovversione vanno combattute in ogni momento. Soprattutto ora che si cerca di eliminare ogni partecipazione al Rito da parte dei fedeli, quel sacrum facere che permette la connessione del mondo materiale a quello sovrasensibile. Proibire l’accesso alle celebrazioni vuole dire infatti vietare la possibilità di partecipare all’azione che stabilisce il contatto con il mondo divino. Negarlo significa negare la partecipazione del fedele all’ordine sacro. È dunque nostro compito non piegarci a questi diktat materialistici e consumistici, ma riaffermare in ogni momento la superiorità dell’elemento divino che garantisce e permette Ordine contro il caos. Soprattutto ora che, vista la famosa Fase 2, non ci sono più dubbi: questi sono i Tempi Ultimi.

(tratto da ilsussidiario.net) – Chiese, Fase 2 con ritorno a messa? Piano Cei al Viminale, ma il governo prende tempo e valuta riapertura per 11 o 18 maggio con regole precise da seguire

Fase 2 anche per la Chiesa. Presto torneranno ad essere celebrati matrimoni e battesimi, così pure funerali, ma solo in presenza dei parenti più prossimi. E non bisognerà superare la quota di 5-6 persone. Queste le prime indicazioni che emergono, riportate da Repubblica che parla di “dubbi tecnici” sulle messe coi fedeli. Ci sarebbe un confronto in queste ore tra Cei e Viminale, in un clima di collaborazione tra il cardinale Bassetti e la ministra Lamorgese. La Cei, dopo aver sentito la Segreteria di Stato vaticana e la Nunziatura in Italia, ha predisposto un piano in dieci punti chiedendo un allentamento delle misure restrittive. Non si esclude però che il governo lo permetta dall’11 o 18 maggio. Le perplessità del governo riguardano la presenza delle persone anziane alle messe e la distribuzione dell’eucarestia. La Cei propone la sanificazione di calici e patena su cui vino e pane divengono sangue e corpo di Cristo. Inoltre, prevede che il prete vada tra i banchi per distribuire l’ostia, ma non in bocca né toccando il palmo delle mani dei riceventi. 

Il Viminale sta vagliando tutto, ma dovrebbe limitarsi a delle linee guida generali, chiedendo celebrazioni con numero limitato di fedeli, magari uno-due per banco. Il quotidiano riporta anche la possibilità che si predisponga un responsabile della sicurezza per garantire ordine e rispetto delle regole in particolare in entrata. Inoltre, tra le proposte c’è quella di indossare mascherine in chiesa e se necessari pure guanti. Le chiese andranno sanificate prima di ogni celebrazione, le acquasantiere dovranno restare vuote e andrà confermato il divieto di scambiarsi la pace. (agg. di Silvana Palazzo)

Con la fine del lockdown, anche le Chiese potrebbero tornare a ripopolarsi. Lo ha chiesto l’Arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e attento a quelle che saranno le decisioni del Governo anche sulla ripresa delle funzioni. A causa dell’emergenza coronavirus i fedeli hanno dovuto fare a meno delle celebrazioni della Pasqua, ma il ponte del Primo Maggio chiuderà il lockdown e aprirà la fase 2 e dunque anche i cristiani dovranno, pur nella gradualità del mantenimento delle distanze sociali, poter tornare in chiesa. “E’ arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici“. Una necessità che non può essere più procrastinabile, secondo Bassetti che ha evidenziato il senso di responsabilità messo in mostra dai fedeli, dai preti e dagli officianti in queste settimane di lockdown.

Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia, ha espresso questi concetti nella “lettera settimanale di collegamento” alla comunità diocesana. “Lo dico in coscienza a tutte le istituzioni” ha sottolineato il porporato, che ha anche affermato di aspettarsi una risposta chiara dal Governo dopo un momento in cui le questioni di Fede sono finite da parte per dare risposte immediate sul piano economico e sociale di fronte a un’emergenza senza precedenti. Un quadro che però ora deve aggiornarsi alla luce delle mutevoli condizioni e di quanto la Fede e la celebrazione della Messa rappresenta per tutti i credenti:  “Non appena ci si è accorti che anche in Italia il pericolo di contagio era più che realeha ricordato il cardinale Bassetti -, abbiamo dovuto sospendere ogni attività pubblica, inclusa la celebrazione dell’Eucarestia con la presenza dei fedeli”. “Ma ‘guardare‘ la Messa – ha evidenziato il presidente della Cei – non è celebrarla. Messe senza popolo, popolo senza Messa“. Ora non resta che attendere quali saranno le decisioni del Governo relativamente al 4 maggio.