SCRIPTA MANENT – 6

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POST FATA RESURGO PACEM CLAMARE NON CESSO
DOPO LA DISTRUZIONE RISORGO, NON SMETTO DI INVOCARE LA PACE
Questa espressione è molto nota soprattutto nella versione abbreviata POST FATA RESURGO (“DOPO LA MORTE RISORGERÒ”) ed è usata a proposito di chi cerca di rimettersi in sesto dopo una malattia o un grave momento di crisi. Viene spesso associata al mito dell’Araba Fenice che risorge dalle sue ceneri ma non trova attestazioni nella letteratura classica.
Molto diffusa nella cultura e letteratura cristiana per ovvi motivi (da Sant’Ambrogio a San Tommaso), oltre ad essere riportata sulle divise di vari comuni italiani (da Arsoli a Castellammare di Stabia), è stata incisa, nella versione che qui proponiamo, su una campana della Basilica di San Nazaro Maggiore in Brolo a Milano, una delle più antiche chiese meneghine e la più antica chiesa a croce latina in Occidente. È una delle quattro basiliche fondate da Sant’Ambrogio nel IV secolo ed è ricordata anche come Basilica Apostolorum, in quanto al suo interno sono custodite, oltre alle reliquie di San Nazaro, anche quelle degli apostoli Andrea, Giovanni e Tommaso, secondo un’altra tradizione, degli stessi Pietro e Paolo. Eretta fuori le mura – “Brolo” vuol dire “prato” – era probabilmente collegata con un tratto della via per Roma, collegamento enfatizzato con un magnifico portico costruito sempre nel IV secolo. 
Nel 1075 un incendio devastò l’edificio, che venne prontamente ricostruito e abbellito con nuovi cicli decorativi. Della distruzione fu testimone Arnolfo, il quale immaginava che le rovine sarebbero rimaste visibili per molte centinaia d’anni. Smentendo il cronista, le riparazioni procedettero speditamente e la stessa costruzione del campanile dovrebbe proprio risalire a questo periodo. Le sue campane suonano a perenne memoria della rinascita e della pace spirituale, con un monito profondo e un fervido auspicio per Milano iscritto per sempre su una di esse: “POST FATA RESURGO PACEM CLAMARE NON CESSO“!
[Testo, traduzione e informazioni tratte da Renzo Tosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Milano 2017, p. 1538]