Queste dichiarazioni di Benedetto XVI (“Nozze gay e aborto sono segni dell’Anticristo. Le critiche di Benedetto XVI alla società moderna La vera minaccia per la Chiesa è nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo“) stanno facendo molto discutere, in un senso o nell’altro: infatti, solamente in un mondo senza Ordine, queste affermazioni possono suscitare particolare favore o disfavore.
A noi, francamente, sembrano del tutto normali e, inoltre, non ci sembra una caso sono state rese pubbliche a ridosso della Domenica del Buon Pastore. Infatti, prima di entrare nel merito di tali affermazioni, in questo periodo di “guide cieche”, tale Racconto ci ricorda benissimo come deve deve essere l’azione del capo, della guida; quella che sembra essere ancora in grado di rappresentare Benedetto XVI nei confronti del mondo Cattolico.
Vangelo, Gv 10; dopo aver rappresentato un recinto con delle pecore ed un pastore che vi entra e le conduce fuori dalla porta, il Cristo dice «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato»; definendo poi anche la figura del Buon Pastore, identificando con se stesso e, dunque, definendo così l’archetipo della guida.
L’azione tipica del pastore, infatti, è quella di spinge le pecore attraverso la Porta, azione di spinta che – e questo è il punto cruciale – viene resa dal verbo greco «ἐκβάλλω» («ekbàllo»), che indica, in realtà, l’azione di spingere con forza, di cacciare, di gettare.
Ebbene, un vero Pastore, affinché il proprio gregge possa passare per quella porta, che è la Via, la Verità e la Vita, deve spingerlo con forza; se necessario, con i dovuti rimproveri ed ammonimenti.
Come è possibile concepire una funzione pastorale che accomodi e che accordi anche le devianze delle nostre nature, perché, in fondo, siamo tutti buoni, bravi e belli; ma soprattutto per non perdere consensi?
Benedetto XVI, dunque, ha affermato queste Verità, ha preso in mano il bastone da Pastore, anche a rischio di essere impopolare; affinché, almeno le pecore che ne siano state chiamate, riescano a passare per quella Porta, senza rischiare di perdere tutto il gregge.
La verità di tali affermazioni, dicevamo, non la si coglie, tuttavia, da un mero punto di vista morale – ambito in cui spesso è scaduta tutta l’altezza teologica, dogmatica e metafisica della tradizione Cattolica -, bensì proprio dai Princìpi spirituali.
In un mondo in cui tutto è relativo, bisogna infatti riaffermare l’universalità.
Le unioni omosessuali rappresentano tra gli aspetti più evidenti della negazione della vita, perpetuata tramite una mancanza di disciplina e direzione dei propri impulsi. Le pulsioni, infatti, sono positive se direzionate verticalmente, esclusivamente se rispondenti al Piano Divino, determinando la fecondità nel corpo e nell’anima. Per l’uomo, infatti, la sessualità è la creatività per eccellenza, in cui tutto diviene vita e conoscenza; questa suscita delle forze immense che, al di fuori di tale ordine, verrebbero disperse perché influsso spirituale che le canalizzi, determinando così apertura verso il basso.
Allo stesso modo, con l’omicidio abortista – stante la sua massima deprecabilità su qualsiasi piano – viene dispersa l’enorme energia che, durante la gestazione, contribuisce alla formazione di un nuovo essere; rendendola facile preda delle forze sataniche (non ci sembra sconveniente affermare la vera natura di tali fenomeni).
In generale, infatti, non è un caso, che tutto ciò che concerne il satanismo avvenga sempre in luoghi di morte: allora, aborto e unioni infeconde non sono forse l’emblema più evidente della negazione della vita?
Il tutto, parte sempre dal satanico rovesciamento del Disegno Divino: il diavolo non può attaccare Dio, dunque attacca l’uomo, che ne è immagine e somiglianza.
Purtroppo, non è possibile in queste poche righe approfondire tali argomenti, che valgano comunque da spunti per chi vorrà coglierli.
Vincit omnia Veritas