Chi ci legge e segue da anni sa che siamo – pur privi di grandi mezzi – impegnati da sempre nelle battaglie per la Verità, dando voce ai pochi, veri giornalisti che la ricercano, e spendendoci noi stessi per dare degli orientamenti per resistere alle menzogne compulsive di un sistema che si regge sulla falsità.
Oggi vi mostreremo, brevemente, come si fabbrica l’opinione pubblica attraverso questo semplice servizio del TG2, andato in onda il 7 maggio.
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Il servizio parla del COVID in Iran. Ma non lo fa collegandosi con un inviato a Teheran, no; bensì intervistando un non meglio identificato “medico iraniano” che vive a Torino – a giudicare dall’accento, da molti anni.
Il servizio si basa tutto sul sospetto (in nessun modo dimostrato) che il governo della Repubblica Islamica abbia rivisto al ribasso il numero di decessi da CoronaVirus mentendo ai suoi cittadini, ma di tutto ciò il dottore torinese ne sa quanto noi, non essendone testimone oculare, ma limitandosi a mostrare dei video dal telefonino.
Inoltre, è evidente, questo sì, ictu oculi, l’astio nutrito dal dottore verso la Rivoluzione del ‘79. Ci chiediamo allora: perché non intervistare anche la controparte, come l’ambasciatore iraniano o le tante associazioni iraniane presenti in Italia? Come abbiamo fatto noi intervistando, nell’ambito della rubrica “Anti-Virus”, la d.ssa Razie Amani.
La risposta è che non è la Verità ad interessare, forse per superficialità del giornalista di turno, che magari non vuole perdere troppo tempo per un servizio, ma soprattutto per “volontà superiori“, che vogliono far passare un certo messaggio, e ci riescono in modo piuttosto esplicito: “Avete visto? Gli Ayatollah cattivi nascondono i dati ai loro poveri sudditi, che muoiono come mosche.”
Laddove la notizia, in questo caso, sarebbe: “Un medico di origine iraniana che vive in Italia nutre il sospetto che i numeri dei decessi per Covid sia maggiore di quelli ufficiali”.
Ma tant’è, e la massa, che, quarantenata, altro da fare che guardare il tg a pranzo non ha, ci casca con tutte le scarpe e magari, per associazione mentale con gli altri dogmi impartiti un servizio alla volta, collega la asserita crisi con la menzogna di un regime oppressivo in Iran, o addirittura si spiega il tutto ricordandosi che “quelli sono musulmani”, o che in fondo il virus stia colpendo l’Iran proprio perché “sono arretrati”.
Visto quant’è facile creare i mostri, sulla base del nulla?
Chiudiamo con un’ultima domanda. Con che coraggio la televisione di stato italiana fa la morale all’Iran sul Coronavirus? Proprio noi parliamo? Lo stato che a lungo ha avuto il triste record di vittime,anziché tendere la mano, ad esempio impegnandosi a far togliere le indegne sanzioni – quelle che la gente la ammazzano davvero! – punta il dito verso l’Iran. L’Italia è infatti il paese che peggio sta gestendo l’emergenza, con alle porte una crisi economica che già miete vittime, con i suicidi di imprenditori di cui solo adesso si inizia a parlare, ma di cui già tempo fa scrivemmo, qui.
Ma tranquilli, noi non siamo mica l’Iran! Siamo una repubblica democratica! E noi la verità la sappiamo, ce la racconta Conte a reti unificate tutte le settimane!
E’ proprio vero. Il virus (della disinformazione) non si ferma davanti a nulla.