Buoni segnali dal mondo della scuola, o meglio, degli studenti e dei genitori. Sono state infatti organizzate proteste e manifestazioni di dissenso in tutta Italia per la continua chiusura delle scuole. Nel mirino c’è il rientro a settembre: il ministro e la famosa “task force” hanno infatti paventato il proseguo delle lezioni online perché, secondo loro, “funzionano”; rimandando quindi il rientro degli alunni in aula. Telelavoro, Telelezioni, Televisione, Telechiamate, Call di gruppo, Shopping online e Food delivery, mai come in questi mesi la nostra casa è stata invasa dall’opzione “telematica” paventata come “soluzione” per proseguire con la vita di tutti i giorni nonostante la quarantena.
Tutto è stato fatto nel nome della normalità e delle scadenze. Nella scuola tutto è stato indirizzato alla buona conclusione dei Programmi: non si potevano sospendere, sia mai che la scuola non produca il suo numero annuale di fogli di carta, di pagelle e bocciati, No! Si è continuato a tutti i costi con la teledidattica. Esami online, lauree online, c’è chi ha pure discusso la tesi di dottorato via Skype. Un lavoro di ricerca di tre e più anni svilito e ridotto ad una chiacchierata in giacca e mutande via Web. Il vero problema è che quello che doveva essere un palliativo, un tentativo di tappare la falla, è diventato per molti la soluzione. Come sempre gli Anglosassoni sono gli arieti della dissoluzione moderna e la prestigiosissima Cambridge University ha dichiarato che tutte le lezioni dell’anno scolastico 2020-2021 saranno interamente online fino l’estate 2021.
Non pensiamo sia necessario sottolineare quanto il telelavoro sia un prodotto avvilente e svirilizzante del mondo moderno. Pensare di poter sostituire il ritmo della sveglia presto, del prepararsi per andare a lavoro, delle chiacchiere con i colleghi o i compagni di classe, le interazioni sociali ed il rapporto con i superiori con dei tristi monitor è il primo passo verso la definitiva sostituzione della vita virtuale a quella Vera. Già ci avevano pensato i social a sostituirsi alla vita sociale, ora scuola e lavoro saranno rimpiazzati da lunghe e noiose call e videolezioni dove tutti tolgono la telecamera e audio per farsi i fatti loro mentre capo o professore spiegano.
Bisogna essere granitici in questo: rifiutare, finita l’emergenza, di proseguire su questa strada. Combattere a livello studentesco, universitario e lavorativo contro la sostituzione del lavoro in presenza con quello telematico. Perché non siamo macchine, non siamo numeri e non siamo ancora pile di quel Matrix che il mondo moderno ci sta cercando di imporre. L’uomo che segue la via della Tradizione persegue la qualità, persegue il rapporto schietto e sincero, le strette di mano e le poche parole. Egli rifugge le lunghe ore davanti a schermi asettici dove tutti possono parlare, dove tutti dicono la loro, dove non regna ordine ma il caos. È quindi importante non cedere un millimetro, perché se già hanno trasformato la scuola in un’azienda, non possiamo permettergli di trasformare gli studenti in passivi recettori. La scuola non è la televisione. Così come la nostra vita non è un’App.
www.ilfattoquotidiano.it – Il comitato ‘Priorità alla scuola’ ha organizzato manifestazioni simultanee in 17 città per sabato pomeriggio. Cristina Tagliabue, voce romana del comitato, sostiene che “la dad sotto l’età dei 18 anni è improduttiva” e aggiunge: “In tutti i Paesi d’Europa riaprono le scuole, tranne in Italia”.
di Alex Corlazzoli
A quasi tre mesi dall’avvio della didattica a distanza, le famiglie contrarie alle lezioni online hanno deciso di organizzare una protesta: oggi alle 15:30, in diciassette città italiane, scenderanno in piazza per chiedere che a settembre non si faccia più una sola ora della cosiddetta ‘dad’ online, ma si torni in aula. Una protesta condivisa dagli studenti di Modena, che hanno consegnato simbolicamente al sindaco Gian Carlo Muzzarelli uno scatolone di penne. Mentre a Napoli, i ragazzi di 7 scuole giovedì hanno fatto uno ‘sciopero del web’ contro le lezioni a distanza ma anche contro la maturità in presenza.
Dal canto suo la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in queste ore ha fatto sapere che per l’apertura delle scuole a settembre il comitato tecnico scientifico è pronto a consegnare il protocollo di sicurezza la prossima settimana: “Lavoriamo per settembre con indicazioni che saranno improntate alla massima sicurezza, chiarezza e attuabilità. Misure che, dopo il vaglio del Comitato tecnico-scientifico, saranno portate all’attenzione dei sindacati per la preliminare condivisione e poi diffuse alle scuole per la necessaria attività preparatoria dei prossimi mesi”.
Il comitato ‘Priorità alla scuola’ si è organizzato dietro lo slogan: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”. A Roma mamme e papà saranno in largo Bernardino da Feltre, a Milano si ritroveranno davanti all’ufficio scolastico regionale. A Firenze si incontreranno in Piazza Santissima Annunziata. Altri appuntamenti sono previsti a Bologna, Modena, Napoli, Arezzo, Cagliari, Faenza, Genova, Pistoia, Pontedera, Reggio Emilia, Torino, Trapani e Vicenza. “Quando è iniziata la fase due – racconta Cristina Tagliabue, voce romana del comitato – abbiamo visto che riaprivano negozi, spiagge, palestre. A quel punto ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti cosa potevamo fare. In tutti i Paesi europei stavano riaprendo le aule mentre in Italia non se ne parlava. A quel punto, il 18 aprile scorso, abbiamo scritto una lettera alla ministra Azzolina“. Nel testo scrivevano: “È necessario che fornisca un’informazione tempestiva, chiara e costantemente aggiornata circa il lavoro di programmazione che il governo sta svolgendo sul tema e circa le modalità che dovranno essere assunte per la riapertura di tutte le scuole”.
La risposta da viale Trastevere non è mai arrivata e a quel punto i genitori hanno deciso di scendere in piazza: “La dad – sostiene Tagliabue – sotto l’età dei 18 anni è improduttiva, non funziona perché non tutti gli insegnanti hanno una connessione buona e così anche gli alunni. Inoltre l’hanno seguita in pochi. A settembre, a ben sei mesi dalla chiusura, non si potrà più parlare di emergenza. La didattica a distanza è la didattica dell’emergenza, non è possibile proporla come soluzione per il nuovo anno scolastico”. Nemmeno loro, tuttavia, sanno come si potrà rientrare: “La task force guidata da Patrizio Bianchi – sottolinea la Tagliabue – si è insediata troppo tardi. Non è nostro compito dire come si potrà tornare in aula. Noi abbiamo visto che in altri Paesi hanno riaperto le scuole in sicurezza. Perché in Italia non è possibile?”.
Una domanda che anche duecento genitori di Padova hanno rivolto alla ministra Azzolina attraverso una lettera: “In questi mesi abbiamo provato la dad. Non funziona. Vogliamo la scuola in presenza”. Intanto a Napoli, molti degli studenti degli istituti “Sbordone”, “Labriola”, “Cuoco”, “Fonseca”, “Alberti”, “Mazzini” e “Pansini”, nei giorni scorsi hanno chiuso i computer per far sentire la loro voce mentre a Modena, alcuni studenti sono scesi in piazza per dire no alla dad.