
a cura della Redazione di Azione Tradizionale
Non tutti stanno combattendo e sperando che il coronavirus sia presto debellato. Ci sono molti interessi in gioco, come quelli delle grandi industrie farmaceutiche, che sarebbero penalizzati da una scomparsa naturale del virus. Ma c’è, poi, un’altra gamma di attori, eterogenei e fra loro sconnessi, che potremmo definire i “tifosi del virus” che non sono sempre mossi da interessi economici in senso stretto. Non sono, si badi bene, dei sadici o degli untori, ma somigliano ad un partito che vive per realizzare uno stato d’animo collettivo, e che vede nella sopravvivenza o nella seconda ondata del virus un motivo (ideologico) per cui lottare, anche scagliandosi contro l’evidenza scientifica, il buon senso o contro l’opinione e gli umori del pubblico. Ultimo esempio, in tal senso, è la richiesta del Governatore del Veneto Luca Zaia di impedire con legge che si possa negare l’esistenza del virus, richiedendo che vengano applicati i medesimi criteri previsti per il cosiddetto “negazionismo“. Nessuno si è alzato indignato da questa assurda provocazione: perché? Perché il partito dei tifosi del virus è piuttosto forte e diffuso.
Ma chi sono i “tifosi del virus”? La loro fisionomia è diversa, ma sono tutti convergenti verso il medesimo obiettivo di piccolo o grande cabotaggio (benché in ogni caso, miserabile): il virus è un elemento “ordinatore” delle loro vite, perché dà loro autorevolezza, potere, capacità di critica e un sublime senso di superiorità fra loro – che si considerano intelligenti – e gli altri, che sono poco più di “analfabeti funzionali”.
La fenomenologia è vasta, ma il loro minimo comune denominatore è la stupidità intelligente. Facendo una analogia politica, potremmo dire che loro sono i trotzkisti del virus, quelli cioè che come i loro omologhi sovietici, non avevano capito che la rivoluzione (in questo caso, il virus) non è qualcosa di immutabile e assoluto da replicare eternamente in maniera eguale e pedante. Allo stesso modo questi ultrà del virus, non hanno mai accettato la “Fase 2” o i cali progressivi del contagio, minacciando da sempre la possibilità di nuovi focolai, sottolineando la necessità di reprimere ogni movida o comportamento “pericoloso” e quasi stigmatizzando ogni ritorno (pacifico) alla normalità. Siamo, così, passati dai nostalgici del Ventennio a quelli della Quarantena…
Questi stupidi intelligenti non si rendono conto di offrire una sponda perfetta al potere che si è, nel frattempo, riorganizzato mutando da stato di polizia a stato di sorveglianza perenne, grazie alla scusa del coronavirus ed a tecnologie sempre più pervasive. E questo non significa negare l’esistenza oggettiva del virus o della pandemia, ma significa piuttosto non aver compreso (oppure, di averlo compreso benissimo ed essersi resi servi di ciò) che il potere ha sfruttato l’emergenza sanitaria per altri scopi.
I nomi e i cognomi di questi signori non contano, ma alcuni possiamo farli solo per indicare quali “tipi umani” compongono questa schiera di tifosi:
1 – Il virologo, accademico, informatore scientifico alla Roberto Burioni. Saccente, ammantato di un’aurea dovuta ai titoli accademici, onnipresente nei salotti televisivi, ha l’arroganza tipica del convertito mista all’astiosa voglia di rivalsa verso un mondo accademico su cui vuole ora, finalmente, prevalere come un “boss”. E’ spesso legato a doppio filo per interessi diretti o indiretti a case farmaceutiche o, nel peggiore dei casi, vive di comparsate in TV e non può quindi rinunciare che si smetta di parlare di virus a tutte le ore;
2 – il politico (di governo), alla Nicola Zingaretti. Sborone e scettico prima dell’epidemia (ricordate, a Febbraio, gli involtini primavera mangiati in tv alla faccia dei razzisti?), quanto ipocondriaco e agitatore dei più bassi istinti dopo. E’ quello che invitava a restare in casa minacciando multe e repressione, facendosi venire la bava alla bocca alla vista dei droni che si alzavano in volo alla ricerca del runner ribelle. Ora, sperando in ogni modo di salvare la poltrona che è legata al rinvio indefinito delle elezioni causa virus, cerca intanto di aiutare gli amici delle big pharma a lucrare sull’emergenza, come da noi denunciato nel caso del plasma iperimmune o facendo qualche truffa qua e là con le sempreverdi mascherine;
3 – l’elettore del PD. Non è necessariamente un vero elettore del PD, in senso stretto, ma è più propriamente a vario livello un radical chic. Non nel senso stereotipato del benestante che si crede sinistrorso, ma nel senso che lui/lei vivono in un mondo parallelo dove la Sinistra esiste ancora e pensano che faccia gli interessi degli ultimi, quando non si rendono conto che la Sinistra da rossa è diventata “fucsia” e si batte solo per il diritto alla felicità di tutti, tranne proprio che della classe lavoratrice. Per questo, proiettano la loro tifoseria pro-virus in senso politico, denigrando chiunque obbietti o diffidi della narrazione costruita dal potere circa il virus, arrivando a dubitare dei dogmi tipici della (vera) Sinistra quale l’eguaglianza o il diritto di voto universale. Per tale motivo hanno sublimato la Sinistra, storica, e hanno creato una Sinistra “parallela” e perfettamente funzionale al potere. Tanto da vedere nella UE la nuova amata URSS (“Il Partito ha sempre ragione” è ora diventato “Ce lo chiede l’Europa“) e in ogni opinione contraria un pericoloso focolaio contro-rivoluzionario, in totale contraddizione col fatto che per decenni ci hanno rotto le scatole per insegnarci che il contraddittorio e la libertà di parola sono il sale di ogni democrazia;
4 – l’intellettuale alla Paolo Mieli. Inevitabilmente antifascista, questo intellettuale che potrebbe anche somigliare a un Vauro nelle sue forme più rozze, non ha mancato di evocare a più riprese una analogia fra coronavirus e fascismo. Nell’esibire come un feticcio questo sillogismo niente affatto nuovo od originale, questo tipo umano proietta sul suo desiderio che il virus continui ad esistere, la sua stessa ragion d’essere: se, infatti, la minaccia (presunta) di un “rigurgito fascista” finisse veramente, come chiedono a gran voce, questi signori resterebbero immediatamente senza lavoro e devono, quindi, sperare che il “virus=fascismo” duri a lungo. Ecco spiegato perché ravvivare la fiamma dell’antifascismo con questo sillogismo stupido e privo di senso: tengono famiglia e hanno bocche da sfamare (e portafogli da riempire con i lauti stipendi che vengono loro pagati ogni mese).