Ottantaquattro milioni di pasticche di droga sintetica sono state scoperte dalla Guardia di finanza di Napoli, in un cargo proveniente dalla Siria. Non un carico di droga qualsiasi, ma un traffico gestito direttamente dall’Isis che usa la droga non solo come strumento di autofinanziamento, ma anche distribuendola in dotazione ai loro (vigliacchi) militanti per fargli commettere ogni atrocità e motivarli a combattere. Si tratta, infatti, della stessa identica droga (Captagon) ritrovata in casa degli attentatori della discoteca Bataclan di Parigi, che avevano con ogni probabilità assunto per avere il coraggio di intraprendere la loro azione terroristica.
Non è l’unico precedente: anche nel caso dell’attentato in Tunisia del 2015 e che fece 38 morti fra i turisti occidentali, l’autopsia sul corpo del terrorista rivelò che l’uomo era sotto l’effetto di Captagon. Anche nell’attentato di Berlino del 2017, il terrorista di Daesh era risultato positivo al test antidroga. Il filo rosso che unisce tutti questi attentati è sempre lo stesso: la droga.
Per capire di quali livello di traffici stiamo parlando, si consideri che le 84 milioni di pasticche, vendute al prezzo di mercato (12-15 euro) ciascuna, avrebbero prodotto un guadagno pari a oltre un miliardo di euro per la Camorra (alleata dell’Isis in questa operazione) e per l’Isis. Non un episodio casuale, anzi, visto che la droga è una delle prime fonti di ricavo per Daesh. Secondo la Drug Enforcement Administration, lo Stato (pseudo) Islamico fa largo uso di quella sostanza laddove esercita la sua influenza, anche e soprattutto fra i suoi militanti. Controlla la produzione, lo spaccio e il traffico tanto da essere diventato ormai il primo produttore mondiale di anfetamine.
Ma come è possibile che i rappresentanti di quello che viene narrato al mondo come il puro Islam, si dedichino a simili attività e diffondano, fra loro stessi, l’uso di droga? In realtà, alcuni mufti salafiti e wahabiti (giurisperiti musulmani delle correnti fondamentaliste che ispirano Daesh) hanno emesso nel tempo delle apposite fatwa (decreti religiosi assimilati a vere e proprie leggi), nelle quali dichiarano halal (lecito) l’uso di sostanze narcotiche, a patto che il loro uso serva esclusivamente per avere maggior coraggio in battaglia. Cioè quello che i vigliacchi militanti di Daesh non hanno, perché non sono motivati dalla vera fede ma solo dal fanatismo più idiota e bestiale.
Non sono perciò prive di fondamento le testimonianze di ex militanti di Daesh che in occasione di alcune battaglie in Siria ebbero poi a dichiarare che «Prima della battaglia di Aleppo abbiamo preso delle pillole. Pensavo che i carri armati fossero uccelli che si potevano annientare con la spada». Deliri tipici dell’assunzione massiccia di droghe.
Si capisce perciò come sia possibile che i militanti di Daesh possano essersi resi sistematicamente responsabili negli anni delle più immonde atrocità: decapitazioni, fustigazioni, genocidi, distruzioni di simboli sacri e artistici, vilipendio di cadavere e chi più ne ha, più ne metta. E si capisce anche come e perché Daesh abbia presa soprattutto fra gli ultimi e i disadattati non solo del Medio oriente ma anche dell’Occidente. Lo Stato (pseudo) Islamico recluta i suoi combattenti nei quartieri più poveri e problematici delle città a tutte le latitudini.
Il profilo tipo del militante di Daesh, infatti, è quello di giovani e giovanissimi con problemi familiari o orfani, di età compresa tra 18 e 25 anni, spesso alla ricerca di un senso da dare alla propria vita. Quando il reclutamento avviene in Occidente, poi, come abbiamo già raccontato spesso, si tratta di teppisti o ex detenuti, alla ricerca di piaceri forti e immediati, che fanno questo biglietto di sola di andata, accecati dal miraggio del Califfato, grazie al quale sperare di acquisire quell’identità che l’immigrazione nei paesi occidentali, ed il relativo meltin’pot che ne consegue, gli hanno impedito di avere.
(tratto da ilmessaggero.it) – Droga dell’Isis, sequestrate 14 tonnellate a Salerno: è la stessa usata dai terroristi al Bataclan
È probabilmente il colpo più duro mai inferto dalle forze di polizia ai canali di sostentamento dell’ Isis. E a metterlo a segno, nel Porto di Salerno, è stata la Guardia di Finanza di Napoli. Un’operazione a tal punto importante da spingere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a complimentarsi con le fiamme gialle: «Un duro colpo al terrorismo internazionale e la dimostrazione che l’Italia mantiene sempre alta la guardia», ha twittato il premier.
Le anfetamine, ben 14 tonnellate, sono stato scovate nello scalo campano che dista appena 55 km dal capoluogo partenopeo, in tre container sbarcati da una nave cargo proveniente dalla Siria, approdata a Salerno e poi ripartita. Le pasticche, 84 milioni, erano tra bobine di carta e ingranaggi industriali destinati a una società svizzera, su cui sono in corso accertamenti. Si tratta di droga sintetica verosimilmente prodotta negli impianti chimici siriani, ritenuti sotto il controllo dei terroristi del sedicente Stato Islamico.
Il sequestro, (eseguito dal Gico e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli, guidati, rispettivamente, dal colonnello Giuseppe Furciniti e dal colonnello Domenico Napolitano, coordinati direttamente dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo) ha consentito di evitare che le piazze di spaccio campane, italiane ma anche europee venissero letteralmente inondate da un vero e proprio fiume di droga: 84 milioni di pasticche con il marchio «captagon», esattamente dello stesso tipo di quelle che la polizia francese ha trovato nel 2015 nei covi di Parigi utilizzati dai terroristi del Daesh per compiere l’attentato terroristico al Bataclan.
Il ritrovamento è frutto di una intercettazione captata durante un’attività investigativa dell’Antimafia, peraltro ancora in corso, finalizzata a tenere sotto controllo i movimenti di esponenti ritenuti affiliati ad alcuni clan di camorra che gestiscono, con la collaborazione di broker di caratura, il narcotraffico internazionale. Un business che durante il lockdown imposto dal coronavirus ha subito un’ importante flessione ma che ora, con la ripresa delle attività, sta rapidamente riguadagnando quota.
L’informazione acquisita dagli inquirenti, ritenuta particolarmente affidabile, però, non lasciava neppure lontanamente sospettare che ci si sarebbe trovati davanti al più cospicuo carico di anfetamine mai intercettato a livello mondiale, come ha sottolineato lo stesso colonnello Domenico Napolitano. La nave, partita da un porto siriano, ha scaricato i tre container a Salerno per poi proseguire il suo viaggio. Secondo quanto emerso dall’analisi dei documenti di viaggio, le bobine e gli ingranaggi industriali erano destinati a una società che ha sede sul territorio elvetico. La spedizione è stata però bloccata nel Porto di Salerno dove la Guardia di Finanza si è presentata con in mano un decreto di sequestro emesso dal gip su richiesta della DDA di Napoli, insieme con personale dell’Agenzia delle Dogane.
Particolarmente complesse le operazioni per individuare la «droga dello Jihad», stipata tra carta e metallo, in maniera da nasconderla agli scanner. Ma gli inquirenti erano sicuri di riuscire a scovarla e hanno chiesto aiuto a personale specializzato dipendente di due società, riuscito a estrarre la sostanza stupefacente da 38 delle 40 bobine sequestrate (nelle prime due, di copertura, non ce n’erano), a colpi di smerigliatrice. Gli 84 milioni di pasticche, vendute al prezzo di mercato (12-15 euro) ciascuna, avrebbero prodotto un guadagno pari a oltre un miliardo di euro per la camorra ma anche per l’ Isis che in questo modo si procura fondi e finanzia gli attacchi all’Occidente.
Secondo la Drug Enforcement Administration, l’ Isis fa largo uso di quella sostanza laddove esercita la sua influenza. Controlla la produzione, lo spaccio e il traffico tanto da essere diventato il primo produttore mondiale di anfetamine.