Ha fatto scalpore la scelta di alcuni piloti di F1, tra cui il monegasco ferrarista Charles Leclerc e il russo Daniil Kvjat, di non inginocchiarsi alla sceneggiata imposta da Lewis Hamilton in apertura dei GP del mondiale 2020 per ricordare il movimento ‘Black Lives Matter‘.
Il pilota inglese Hamilton, che – se non si offende – ha la pelle scura, va forte della sua fama come pilota, come modello di alta moda, come testimonial di banche, auto, multinazionali delle telecomunicazioni, petrolieri, abbigliamento, etc.: beh, non sembra proprio un nero oppresso e denigrato per il colore della sua pelle…
Visto il suo strapotere sportivo ma, soprattutto, economico-commerciale, Hamilton ha colto l’occasione di ergersi a paladino dei neri, sostenendo una ridicola campagna ‘sociale e popolare’ in uno dei contesti che meno hanno di sociale e popolare: la F1. Così, l’inglese – ricordiamolo, inglese, dunque fedele alla bandiera dell’imperialismo – ha imposto che tutti i piloti partecipino ‘spontaneamente’ a un minuto di silenzio in ricordo della ‘guerra nera’, quella che è in corso nel mondo, ove orde di violenti agitatori devastano città ed esigono scuse da chiunque per il solo fatto di avere la pelle scura.
Ma, come dicevamo, non tutti i piloti si adeguano ai desiderata dell’inglese, e non si mettono in ginocchio: Leclerc ha detto “Sono contro il razzismo ma non mi inginocchio“; Kvyat, ben più sincero, dice “Io mi inginocchio solo per Dio, per la Patria e per la Bandiera russa”. Qualcuno ha provato a colpevolizzarli, ma loro corrono veloce e se ne fregano ampiamente.
Ma ciò che colpisce più di tutto, è l’ipocrisia e l’arroganza di Lewis Hamilton, che si fa paladino di un popolo che non esiste – perché questi ‘manifestanti’ non hanno che il colore della pelle in comune, ma né una patria (sono stati purtroppo estirpati) né una lingua (parlano la stessa lingua dei loro aguzzini imperialisti) – e che, anche qualora esistesse, sarebbe lontanissimo da lui: Hamilton è un inglese a tutti gli effetti, i genitori sono inglesi, beneficiando di tutto l’agio che il mondo occidentale ha fornito a lui e alla sua famiglia; egli è miliardario ma non risulta che – prima di queste sceneggiate violente del BLM – si fosse mai ricordato dei suoi ‘simili di pelle’ (non sappiamo come altro definirli, visto che non hanno radici in comune); egli è perfettamente inserito e ‘prima ballerina’ di un circo notoriamente occidentale (quello della F1), nel quale si trova benissimo e che non ha mai criticato.
Inoltre, Lewis Hamilton guadagna vagonate di denaro proprio da quelle multinazionali (moda, banche, energia) che sono figlie e braccia delle potenze imperialiste che hanno stuprato l’Africa, estirpandone i figli per trapiantarli nelle Americhe, dove serviva la forza lavoro; egli lucra e mangia – sempre ingioiellato come una prostituta d’alto bordo – con i soldi che gli provengono da questo eco-sistema che gli è stato costruito intorno, senza mai lamentarsene.
E allora, a ben vedere, Hamilton non è solo occidentale, ma è proprio uno degli occidentali che più stanno godendo di tutte le malefatte e di tutti i soprusi generati dall’imperialismo. Hamilton non è solo occidentale, ma è proprio simbolo dell’Occidente: ricco, famoso, benpensante, al contempo ipocrita, manovratore e manovrato dalle lobby del ‘politicamente corretto’ che vende sempre di più. Hamilton non potrebbe esistere senza occidente e senza quei ‘bianchi’ che lo pagano a peso di platino e lo idolatrano per le sue acconciature stravaganti.
E se l’occidentale è identificato con la pelle bianca, allora possiamo dire: caro Lewis, tu non sei nero, tu sei più ‘bianco’ dei bianchi veri.
Lucio Sentenze