Al via la mostra antifà col Duce a testa in giù, pagata dalla Regione Lazio. Intervista al critico d’arte Riccardo Rosati.

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Il cattivo gusto, si sa, è al giorno d’oggi una medaglia da ostentare nei “salotti bene” della borghesia e non solo. Il culto del “Bello” e del “Vero” non appartiene a questa società la cui unica ambizione è stupire ad ogni costo.
Tra pochi giorni si apriranno infatti le porte dell’ennesima “mostra” da autoerotomani che di artistico non ha nulla se non il palazzo che la ospita. Al riguardo abbiamo fatto quattro chiacchiere con Riccardo Rosati, critico d’arte, per sapere cosa ne pensa, a partire dalla “simpaticissima” locandina dell’evento.

Riccardo, fra pochissimo comincerà a Roma una mostra d’arte moderna. Nulla di nuovo se non fosse che nel flyer della manifestazione compare un Duce con la testa di Topo Gigio e appeso a testa in giù. Mica male per una mostra finanziata dalla Regione Lazio… Che ne pensi?
Sull’operato culturale di Zingaretti, quale Presidente della Regione Lazio, si può solo che stendere un velo pietoso. Del resto, costui non è persona formatasi grazie a studi seri e approfonditi. Vive di slogan, cavalcando i soliti e stantii preconcetti. Una cosa però la possiamo dire, che son soldi buttati via! Invece di restaurare o ampliare chiese, palazzi e musei, si utilizza il pubblico danaro per far contente le, purtroppo, inossidabili conventicole dei salotti radical. Questa mostra è nulla… non è Arte, né ricerca, ma solamente una provocazione fine a se stessa. Invero, ritengo che questa gente non sappia nemmeno più ciò di cui parla, diversamente dalla sinistra del passato.
In un’epoca come questa, caratterizzata da una iconoclastia violenta, come quella del movimento Black Lives Matter che decapita in tutto il mondo statue in nome di un non meglio definito antirazzismo, non credi che l’arte non dovrebbe degenerare in simili apologie della violenza?
Non intendo certo far riferimento alla cosiddetta “arte degenerata”, sarebbe un collegamento forse eccessivo. Vero è, che si tratta comunque di forme di comunicazione vacue, spocchiose quanto stolte, talora pure immorali, e sostanzialmente stupidine. Tutta la sontuosa tradizione della Estetica occidentale, pensiamo a giganti quali Ruskin, Pater, Praz e Croce, in questo mondo oramai alla canna del gas è andata a farsi friggere. Ridicolizza il “nemico” e, ancora meglio, se facendo ciò guadagni in prebende e visibilità, oggi la sinistra è questo. Davvero esseri piccini piccini; magari sarebbe il caso ogni tanto di lasciar perdere Wikipedia, e consultare una sana enciclopedia, preferibilmente la Britannica o la nostra gloriosa Treccani, voluta da quel Giovanni Gentile, vigliaccamente assassinato dai “nonni” di questi qui! Una Nazione che tollera la uccisione di uno dei massimi filosofi del ‘900 parte da pessime premesse. Il risultato è storia, anzi cronaca.
Veniamo al luogo in cui si sceglie di installare una mostra del genere. Si tratta dei bellissimi spazi della ex caserma GIL di Via Induno a Roma che, oltre ad ospitare gli spazi “WeGil” della Regione Lazio, ospiterà nel suo complesso anche il Cinema America. Si tratta di una scelta non casuale in questo luogo così simbolico?
Aleksandr Gel’evič Dugin, intellettuale controverso ma sicuramente brillante, qualche tempo addietro ha dichiarato che la sinistra italiana è la peggiore d’Europa, poiché è la più ignorante. Non posso che convenire con tale affermazione.
Ma è ovvio che non è “casuale”, ma un atto quasi di sfida. Offendere, per via di destinazioni di uso ridicole, luoghi che hanno segnato il picco massimo della architettura e urbanistica del secolo scorso, e non è solo opinione mia, visto che all’estero svariati studiosi di settore così considerano il Razionalismo Italiano. Pensiamo, tanto per dire, allo statunitense Peter Eisenman. In America, Paese che a Mussolini fece la guerra, si apprezza e si riflette sul Razionalismo, da noi no! Basta questo per far capire come stiamo messi; ossia, male. In aggiunta, Eisenman è ebreo. Eppure, il suo giudizio non è stato minimamente intaccato da questo. Un bell’esempio di quella onestà intellettuale che da noi è merce rarissima; un suo confratello come Fiano sappiamo bene cosa ne vorrebbe fare di quegli edifici.
Infine, cosa ne pensi della svendita in corso, a Roma, dei pezzi più pregiati del razionalismo a prezzo da saldo? Parliamo del Palazzo della Civiltà del lavoro dato a Fendi o del palazzo ex-Inps di Piazza Augusto Imperatore svenduto ai Benetton per farne un hotel extra-lusso di Bulgari, che abbiamo denunciato proprio noi per primi qualche giorno fa
Benetton, Fendi, hotel per ricchi; il tutto a conferma della vera natura di questi finti “buoni”. Persone avide, a cui non basta mai, potere e soldi, il loro mondo si esaurisce in questo. Predicano il verbo, anzi lo obbligano, allo stesso Popolo che intimamente disprezzano. Infine, questi loschi figuri dimostrano di non aver mai compreso nulla. Sarebbe a dire, che quegli edifici che loro oggi svendono al potente di turno furono, per converso, pensati proprio per il Popolo, per avere una fruizione condivisa e pubblica. Possiamo solo augurarci che un giorno la gente si svegli, che capisca dove si trovi il Male, una forma oscura di dominio che si cela dietro una finta pacatezza. Dobbiamo, come ci spiegò Evola, salvarci da soli: tutto deve partire da una metànoia, una profonda e radicale rivolta interiore. Anche il Cristianesimo autentico, e non quella roba postconciliare che vediamo adesso raggiungere i suoi livelli deteriori, ci ha insegnato la medesima cosa: aiutati che Dio ti aiuta. Se non ti ami, se non capisci il dono del vivere, allora la vita non la meriti, e vivi di “mascherine” da schiavo impaurito. Estendendo il concetto, se gli Italiani non si accorgono di quella terra divina che è l’Italia e non la proteggono, allora, che vadano incontro al loro destino, in malora! Tale fu il pensiero di un grande come Federico Zeri.
Gli hanno detto – sovente a parlare poi erano accademici di bassa lega lì solo per questioni politiche – che il Razionalismo era mondezza e ci hanno creduto senza commentare. Successivamente, quella stessa corrente architettonica è stata utilizzata per la sua Bellezza dai ricchi, giacché in essa si coniugano sapientemente tradizione e modernità; solennità ed eleganza. Tutti muti. L’unica cosa che l’odierno italiano medio sa dire, la dice spesso in un inglese a dir poco grottesco. Questa sarebbe sì una occasione per tacere. “Recovery fond”? Pronunciato così, si intende che uno è: “appassionato del recupero”. A parer mio, gli Italiani ridono fin troppo, questo è il problema. Il fighettismo oramai sta a destra quanto a sinistra. “Il sorriso abbonda sulla bocca degli stolti”.