La conversione secondo Bergoglio? L’ecologismo!

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Questo mondo moderno è il nemico del Sacro e ciò è dimostrato dallo zelo con cui i poteri-finanza-media combattono contro tutto ciò che abbia un riferimento spirituale, a cominciare dalla vita (eutanasia, aborto, plagio dei bambini, etc.). Ma allora come è mai possibile che Bergoglio – che è Papa e dovrebbe rappresentare il Sacro nella religione cattolica – sia tanto ben visto e ben voluto proprio da quella triade poteri-finanza-media che si oppone al Sacro?
Beh, la risposta è semplice: Bergoglio non rappresenta il Sacro. E la sua ultima uscita ne è riprova lampante e gravissima: egli infatti distorce e infanga la “conversione” (termine tecnico dall’unico e inviolabile significato nella religione cattolica) affermando che oggi la conversione da compiersi sarebbe quella verso l’ecologismo. Avete capito bene: non la “conversione al Sacro”, ossia riportare la propria vita nel sentiero orientato verso lo Spirito nel rispetto della natura che ci è stata data, bensì “conversione all’ecologismo” ossia la nuova religione, che ha la sua sacerdotessa-fantoccio in quella povera bimba di nome Greta.
Insomma Bergoglio non invita gli uomini dei tempi moderni a riavvicinarsi al Sacro e allo Spirito, bensì all’ecologismo, come un qualsiasi attivista di GreenPeace da 4 soldi.
Con tutto il rispetto per la funzione di Papa – che mai negheremo – questo Bergoglio agisce come uno strumento al servizio della Sovversione. Da questo episodio ciò è ancora più chiaro.

(tratto da www.repubblica.it) – Il Papa agli economisti: “Da pandemia abbiamo imparato che nessuno si salva da solo. Ora servono svolta ecologica e creatività”
Il Pontefice nel messaggio inviato ai partecipanti del Forum di European House – Ambrosetti in corso a Cernobbio, sul lago di Como: occorre un’economia diversa, che “non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza”

CITTÀ DEL VATICANO – Chiede che dopo la pandemia vi sia un modello di sviluppo “più sociale e umano”, una “conversione ecologica” e una nuova “creatività”. La tecnocrazia, spiega, ha fallito. Il Covid-19, infatti, “ha messo in crisi la scala di valori che pone al vertice il denaro e il potere” e ha evidenziato come “nessuno si salva da solo”. Occorre, quindi, un’economia diversa, che “non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza”.

Continuano le riflessioni di Papa Francesco dedicate a questo tempo di pandemia. Dopo le parole spese durante le ultime udienze generali del mercoledì, ecco un messaggio firmato il 27 agosto scorso e inviato oggi ai partecipanti al Forum di “European House–Ambrosetti”.

Francesco ricorda che la pandemia ha fatto toccare con mano “la fragilità”, un dato che segna e accomuna tutti. “Abbiamo compreso meglio”, dice, “che ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo, di chi ci sta accanto ma anche di chi, fisicamente, sta dall’altra parte del mondo”.

Da tempo il Papa insiste su un modello economico che tenga presente una responsabilità globale. E anche se i suoi appelli sembrano inascoltati, continua a parlare in questo senso. “Siamo stati costretti dagli eventi a guardare in faccia la nostra reciproca appartenenza, il nostro essere fratelli in una casa comune”. E ancora: “Non essendo stati capaci di diventare solidali nel bene e nella condivisione delle risorse, abbiamo vissuto la solidarietà della sofferenza. A livello culturale generale, tanto altro ha insegnato questa prova. Ci ha, infatti, mostrato la grandezza della scienza ma anche i suoi limiti; ha messo in crisi la scala di valori che pone al vertice il denaro e il potere; ha riproposto – con lo stare a casa insieme, genitori e figli, giovani e anziani – fatiche e gioie delle relazioni; ha costretto a fare a meno del superfluo e andare all’essenziale. Ha abbattuto le fragili motivazioni che sostenevano un certo modello di sviluppo”.

Francesco non ha soluzioni preconfezionate da offrire. Da tempo, tuttavia, insiste per una economia diversa, che sia espressione di “cura”, “che non esclude ma include, non mortifica ma vivifica, non sacrifica la dignità dell’uomo agli idoli della finanza, non genera violenza e disuguaglianza, non usa il denaro per dominare ma per servire”. Si tratta di un leitmotiv che attraversa tutto il suo pontificato, fin dalle prime battute.

Il primo Papa che viene dal Sud America conosce bene le diseguaglianze fra Nord e Sud del mondo. Per questo ricorda come un autentico profitto “consiste in una ricchezza a cui tutti possano accedere”. Occorre uscire “dal paradigma tecnocratico, inteso come unico o prevalente approccio ai problemi”. È un paradigma improntato “alla logica del dominio sulle cose, nel falso presupposto che esiste una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione è possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti”.

Non è così per il Papa, e lo ha ricordato più volte. Servono in questo senso conversione e creatività, una conversione “ecologica” che porti a rallentare “un ritmo disumano di consumo e di produzione”. Insieme occorre tornare a essere “creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi e originali per il bene comune”.