(a cura del Cuib femminile RAIDO)
Uni degli ultimi provvedimenti del povero ministro della salute Speranza, il cui nome la dice già lunga, ha davvero del grottesco. In un paese come l’Italia in cui l’aborto è legale già da diversi anni (ed è regolato dalla famosa legge n.194 del 1978), proprio sfugge quale possa essere il senso di introdurre una nuova possibilità a chi volesse abortire, ovvero quella di effettuare una interruzione volontaria di gravidanza in DAY HOSPITAL – anziché con ricovero – semplicemente con una pillola e FINO ALLA NONA SETTIMANA di gravidanza.
L’unica spiegazione possibile è che si vuole attribuire sempre meno importanza a questo gesto sconsiderato, una manovra come al solito più politica che rivolta al benessere dei cittadini ancorché travestita da baluardo del femminismo. Il risultato è che si tolgono ulteriori freni agli eventuali dubbi di chi intende abortire, facilitando il più possibile la IVG così che sempre minor importanza assuma la vita “dell’embrione”.
Come se poi chiamarlo così possa cancellare il fatto che abbia un cuore che batte e sangue nelle vene. Da donne riteniamo davvero incomprensibile in che modo dovremmo sentirci AIUTATE da questo provvedimento, come invece ritengono il ministro della salute e l’ex presidentessa della Camera nell’articolo che postiamo.
Forse nel renderci più veloce l’atto tragico di sbarazzarci di un figlio? Forse pensano che potremo essere più felici completando il processo di aborto nel silenzio della nostra casa? Credono forse che il figlio lo potremmo sentire meno figlio abortendo più velocemente? È giallo…
(tratto da Repubblica.it) – Pillola abortiva, il Pd torna all’attacco della presidente dell’Umbria. Family day: “promosso l’aborto fai da te”
La svolta del ministro della Salute Roberto Speranza, anticipata a Repubblica, che ha aggiornato le linee guida sull’aborto consentendo l’uso della pillola abortiva RU486 in day hospital è stata dettata anche dal caso Umbria.
A giugno, infatti, la governatrice leghista Donatella Tesei ha introdotto una delibera che impone il ricovero di tre giorni per l’aborto farmacologico. A nulla sono valse le proteste di piazza delle donne, il provvedimento è rimasto al suo posto.
Oggi il Pd torna all’attacco di Tesei e lo fa per bocca di Walter Verini che chiede a Tesei di ritirare la sua delibera. Ma sul tema interviene oggi anche il Family Day che definisce le nuove linee guida del ministero della Salute “un attentato alla vita e alla salute della donna”. Intanto il ministro Speranza scrive su Twitter: “Un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194, che è e resta una legge di civiltà”.
“Le nuove linee guida del ministero della Salute in materia di interruzione di gravidanza e Ru486 in day hospital sono una risposta civile e moderna – afferma Verini, già commissario del Pd in Umbria – che spazza via ogni concezione medievale del ruolo delle donne e ogni tentativo di rimettere indietro le lancette dell’orologio della storia. Ci aspettiamo che la presidente della regione Umbria chieda scusa alle donne, convochi immediatamente la giunta, revochi quella pessima delibera che non doveva essere adottata e garantisca la piena applicazione di una legge come la 194, in tutte le sue parti”.
“Con il favore delle chiusure estive e di un italia ferma per il Covid – attacca invece il leader del Family day Massimo Gandolfini – il ministro Speranza proroga fino alla nona settimana di gestazione la possibilità di eseguire un aborto farmacologico in day hospital. Assumere la ru486 senza ricovero è un attentato alla vita e alla salute della donna, alla quale viene indicata una soluzione che banalizza l’aborto e che la lascia sempre più sola in una decisione drammatica”. E conclude: “”Facilitare e promuovere l’aborto fai da te significa infatti allontanare le ragazze che stanno vivendo una gravidanza difficile dai consultori e dai centri di aiuto alla vita, dove possono ricevere sicuramente un sostegno concreto per poter scegliere per la vita e non per la morte”, conclude Gandolfini.
Per Scienza & Vita, l’associazione di bioetica che fa riferimento alla Cei, le nuove linee guida sulla Ru486
“aggirano la legge 194” sull’aborto. Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e Prorettore vicario dell’Università Europea di Roma, sottolinea: “Si aggira il fatto che l’interruzione della gravidanza vada eseguita in condizioni di sicurezza per la donna, prevedendo la legge 194 il ricovero fino all’interruzione della gravidanza che nell’aborto chirurgico coincide con l’asportazione del feto, Consentire
invece – prosegue il presidente di Scienza & Vita – che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale e poi la donna possa uscirne ed espellere l’embrione-feto in privato e in totale solitudine, con rischi di gravi e fatali emorragie, è un modo per ridurre la portata della norma di garanzia per la donna”.
Dura la presa di posizione del quotidiano cattolico Avvenire, espressione della Cei, secondo cui le nuove linee guida liberano il maschio dalle sue responsabilità: “Sconcertante come tante reazioni esultanti parlino di un passo verso una maggiore libertà delle donne. Libertà di essere sole, di certo. Libertà di fare tutto di nascosto, deresponsabilizzando in tanti casi i compagni”.
Per Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza nazionale delle donne democratiche, Speranza “ha fatto la cosa giusta. Finalmente questo metodo viene sottratto alla discussione ideologica e riportato alle evidenze scientifiche e dunque al rispetto della salute delle donne e delle loro scelte. L’aborto farmacologico, sicuro e meno invasivo di quello chirurgico, nel nostro paese è praticato solo nel 20% delle interruzioni di gravidanza. Con le nuove linee guida potrà essere possibile anche in regime ambulatoriale e tramite i consultori”.
“Ora in Italia l’Ivg con ru486 si può fare senza ricovero, come in altri paesi ue. Per questo importante risultato grazie al ministro speranza dalle deputate dell’intergruppo per le donne, che l’aveva richiesto. La governatrice dell’umbria adesso corregga subito i suoi errori”, è il tweet della deputata del Pd Laura Boldrini.