Anche la carta stampata tra le vittime del Covid, ma i giornalisti sono primi a tifare per il virus!

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Il Covid ha fatto molte vittime nel nostro Paese e benché sia molto discutibile come queste siano state calcolate, pure, sono in tantissimi a piangere per la morte di un proprio caro. Ma c’è una vittima di cui nessuno parla e, il paradosso, è che questa “vittima” fa di tutto perché venga spazzata via: parliamo dei giornalisti e della carta stampata. Infatti, fra le varie vittime dell’operazione terroristica Covid, c’è la carta stampata. Numeri recenti ci dicono che questa ha registrato un gigantesco -25% di vendite nel 2020, dopo anni di trend rigorosamente negativo. 
Cosa sta succedendo? Sembrerebbe un vero e proprio cortocircuito. I giornalisti, infatti, eseguendo gli ordini del regime si sono distrutti da soli. Nel delegittimare costantemente il vero ruolo dell’informazione, ridotta oggi a mero megafono della propaganda governativa e tecno-sanitaria, infatti, che senso ha acquistare i giornali? Che legittimità e credibilità hanno i giornalisti? Nessuna, da cui deriva la disaffezione e il calo drammatico delle vendite. Il servo sciocco (il giornalismo nostrano), pur di compiacere il padrone, si è suicidato. E nessuno, però, piangerà per lui. Perché nessuno piange per i servi, ma solo per gli uomini liberi…. quello, cioè, che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere i giornalisti: uomini liberi.

(tratto da affaritaliani.it) – Stampa, colpo quasi mortale del COVID. In un anno in fumo 1/4 delle vendite 

Quasi un quarto delle copie vendute in fumo. Il coronavirus ha inferto un colpo quasi mortale all’editoria tradizionale cartacea che a giungo ha visto crollare le vendite in un anno del 24,6%. Come si legge su www.blitzquotidiano.it, un anno fa le copie vendute furono quasi 2 milioni al giorno. Quest’anno sono scese sotto il milione e mezzo. Covid o coronavirus che sia, la crisi si fa sempre più grave. Se il Governo non fa qualcosa, si realizza il sogno di Grillo e D’Alema: la morte dei giornali.

Non è mai andata così male, in un colpo solo. Questa volta il calo delle vendite non ha toccato solo i giornali sportivi e l’Avvenire, causa chiusura stadi e chiese, ma la quasi totalità delle testate. Il peggio è al Sud. Male il Corriere della Sera, che ha perso l’11%, male Repubblica, che ha perso il 18% delle copie vendute un anno fa.

Le cifre effettive. 164 mila copie per il Corriere (furono 186 mila nel giugno 2019, 204 mila nel 2018); 113 mila copie per Repubblica (141 mila nel 2019, 146 nel 2018). Vien da piangere a leggere (vedete le tabelle qua sotto) i dati di vendita di Messaggero (52 mila copie), Secolo XIX (27 mila), Stampa (74 mila).

Crescono il Corriere delle Alpi di un uno per cento, il Giornale del 5%,il Fatto Quotidiano del 7%, la Verità del 18%. In edicola il Fatto è ancora sotto di 7 mila copie, il 19%, rispetto al giugno del ’18. la bistrattata (dal Fatto) Repubblica è sotto del 27%, il Corriere della Sera del 20%.

Poche migliaia di copie in cifra assoluta. Il Fatto ha venduto in edicola quasi 30 mila copie, altrettante sono state le copie digitali. Tante copie digitali quante, più o meno, hanno venduto Corriere e Repubblica. La Verità è arrivata a vendere in edicola 27 mila copie. Quelle digitali sono state poche centinaia.

Al Fatto esultano per la forte crescita delle copie digitali, cioè del giornali cartaceo trasferito in pdf. Anche se non danno cifre assolute ma solo percentuali, tranne, chissà perché, per Repubblica. Che stravince nel confronto.

Sono state in giugno quasi altrettante che le copie vendute in edicola. Il web è la morte dei giornali ricchi e pasciuti come li abbiamo apprezzati finora. Sia come sia, lo vedremo dai prossimi bilanci. Per ora, il quadro è catastrofico per tutti..

I bilanci del primo semestre 2020 sono una strage. Il gruppo Rcs, editore di Corriere della Sera, ha visto il fatturato scendere, semestre su semestre, da 475 a 319 milioni, il margine operativo lordo da 84 a 7 milioni, il risultato operativo da 58 a 17 milioni, il risultato netto da 38 milioni di utile a 12 di perdita.

Il gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e un bel po’ di giornali locali e radio) è passato da 303 a 249 milioni di ricavi, il mol da 24 di utile a 4 di perdita, il risultato operativo da 8 milioni di utile a 20 di perdita. Il tutto poi aggravato da svalutazioni di testate che portano il risultato netto a 120 milioni di perdita.

Brutti numeri anche per Caltagirone editore, passato da 1,6 milioni di perdita un anno fa a 18 milioni quest’anno. Il Fatto non ha ancora pubblicato la semestrale. L’ultimo dato disponibile è del bilancio 2019: un milione e mezzo di perdita su un fatturato di 32 milioni. Con 30 mila abbonati a 6 euro al mese supererebbe il pareggio, a 50 euro sarebbe una piccola miniera d’oro. Se l’edicola regge.