«Una città non deve essere protetta dai sassi e dal legno, ma dal coraggio dei suoi abitanti»
(Le Virtù di Sparta, Plutarco – ed. Adelphi)
Ciò che rende famosa la città di Sparta nell’età classica è l’assenza di una difesa muraria artificiale ma non per questo la polis greca è sguarnita e vulnerabile. Agesilao, re di Sparta dal 400 al 360 a.C., in diverse occasioni esalta la sua città perché protetta non da legno e pietre ma dal coraggio degli uomini che vi abitano.
Il re spartano, rispondendo alla domanda sul perché Sparta non avesse mura, indica con il dito i cittadini perfettamente armati e dice: «eccole qui, le mura di Sparta». La vera difesa della città risiede nel valore dei suoi abitanti. Gli spartani, dediti all’allenamento fisico ed educati fin da bambini al sacrificio guerriero, sono più resistenti di un’intera cinta muraria.
Sparta, situata in una valle verdissima e circondata da montagne molto alte, per conformazione geografica ha possenti mura naturali che la difendono dalle minacce che penetrano nel Peloponneso. Non solo per questo è priva di mura, infatti gli spartani considerano disonorevole per un uomo non essere disposto a sacrificarsi per difendere la propria città. A tale riguardo, in occasione di una visita in una città straniera, Agesilao, osservandone le mura solidissime e ben costruite, afferma che «sono belle ma per viverci da donne e non da uomini».
Oggi il nemico che minaccia l’invasione è più subdolo e non agisce con le armi della guerra ma con quelle della persuasione o della demonizzazione dell’avversario da eliminare. Chi ha il compito di difendere una visione del mondo non può ricorrere a strumenti materiali – come Sparta non era difesa da mura di pietra – ma deve lavorando su di sé per riscoprire il proprio valore, acquisire consapevolezza della propria identità ed esercitarsi nell’autocontrollo – come Sparta era difesa dai suoi uomini migliori. Davanti ad un nemico invisibile e globalizzato, i muscoli non bastano, serve la capacità di conoscere se stessi ed il coraggio di combattere.