Home Notizie Lo sport estremo contro la retorica dell’attaccamento morboso alla vita
Ripubblichiamo oggi un nostro vecchio articolo che può fornire spunti interessanti ad una analisi lucida sulla retorica invasiva e corale della paura, del terrore e dell’attaccamento morboso alla vita terrena; contro gli slogan di questo mondo moderno che ci vuole zecche attaccate alla nostra piccola e meschina vita borghese. Di coloro che scambiano la “tranquillità” alla “libertà” e che indossano felici e fiduciosi i segni della loro schiavitù
Un aspetto interessante che possiamo intravedere nei giovani di oggi, è un interesse smisurato per ciò che vengono chiamati gli sport estremi o sport no limits! Ad una persona al di fuori di questa mentalità viene subito da pensare quale è la molla che spinge un ragazzo a comportarsi in questa maniera; per noi che aspiriamo al miglioramento continuo dell’uomo in senso non solo fisico ma soprattutto spirituale, l’abitudine a vivere in una società in cui si è perso completamente il senso di una vera azione, fa risvegliare un bisogno non casuale di ricreare un humus in cui far agitare energie fresche praticando sport particolari che fanno provare emozioni intense per sentirsi veramente “vivi”!
Che sia lanciandosi con un paracadute in tandem da 4000 metri, che sia immergendosi nelle profondità marine, che sia entrando in grotte nelle viscere della terra o andando a pazze velocità, la sostanza finale non cambia: gli uomini e soprattutto i giovani, hanno necessità di cercare sempre qualcosa che oltrepassi i canoni della semplice “normalità” a cui la società attuale ci vuole per forza di cose ricondurre.
Non basta vivere nel benessere e nella tecnologia avanzata per mantenere una persona nei limiti circoscritti da una scienza che ci porta a vedere tutto nel materialismo e che ci porta a confondere l’uomo reale con il prodotto tanto esaltato di semplice animale pensante che ha bisogno solo di sopravvivere e consumare.
Non è così! Il “vivere quotidiano” basato su azioni quasi meccaniche prive di senso, è un tutt’uno con l’educazione che è stata imposta da chi ci propone un modello basato sul livellamento costante di tutto e tutti. Nei giovani dove le energie non sono affievolite dalla retorica dei grandi parlatori il bisogno di superarsi, di andare oltre i propri limiti è innato, e sarà sempre così, non si può fermare un bisogno di ricerca che è presente dai primordi della storia!
Già un semplice sport tradizionale educa a ciò che è la disciplina interiore, utile sia come esperienza per il nostro fisico che si abitua a soffrire rafforzando però la propria volontà come fosse il motore trainante, sia come raggiungimento di un obiettivo, che comporta quindi l’avere uno scopo e il dare un senso all’azione che si effettua.
Questo è un ottimo trampolino di lancio per un giovane che volesse riforgiarsi con uno spirito nuovo allontanandosi da un altro tipo di gioventù che per molti motivi si trova pericolosamente allo sbando più totale.
Ma il fascino misterioso di uno sport “estremo” è il fatto che si può in certi casi giocare con la paura e in casi più particolari si può rischiare di oltrepassare la porta. Il bello del rischiare la vita e la propria incolumità deriva dal fatto che non si può impunemente cancellare dal nostro dna un patrimonio interiore e spirituale che tende ad andare oltre la “semplice vita” e a sfidare sempre di più i misteri che la sorreggono.
Il non voler fermarsi di fronte ad un ostacolo ed anzi utilizzare tutte le proprie energie per vincere eventuali paure, lo sfidare il pericolo, il volere è potere, è un insieme affascinante che porta ad un reale accrescimento delle potenzialità di un giovane che vuole realmente vivere, cioè ad assaporare ciò che è di ignoto solo alla nostra coscienza, ma non al nostro spirito.

Ben vengano quindi i giovani che vogliano avvicinarsi sempre di più a questi stati d’animo in bilico tra coraggio e follia, poiché implicano nel nostro inconscio una linfa vitale necessaria a farci comprendere il mondo in maniera completamente diversa. L’educazione al pericolo, alla sfida, al non mollare mai, indicano una strada ideale per chi vuole raggiungere un percorso difficile ma non impossibile se uno lo vuole veramente.
L’intensità che è prodotta da una scarica di adrenalina che si può provare in un lancio col paracadute è mille volte l’antidoto migliore per scacciare il fantasma della vigliaccheria che si produce al nostro interno e che si ripercuote in ogni ambito della nostra esistenza.
È lecito aver paura ma non è pensabile farsi sconfiggere da questa, dal momento che l’uomo ha tutte le risorse e le forze per superare ostacoli e crisi vere. Vivere pericolosamente non è un inno all’incoscienza ma è anzi un monito per chi ci vorrebbe vedere come ragazzi incapaci di ribellarsi ad un sistema che ci vuole schiavi di un meccanismo insensato.

Sicuramente è molto più nobile dal nostro punto di vista essere paragonati a dei “pazzi” che vogliono rischiare piuttosto che a un individuo la cui unica azione è il cambiare canale con un telecomando, o il cibarsi in un Mc Donald’s. Qualcosa ci porta a credere che questa società che crea la droga per distruggerti possa anche creare una moda anche per gli sport “estremi”, ma la differenza è che mentre nella prima l’individuo diventa un atomo caotico in quest’ultima c’è la controprova che è possibile risvegliare in noi la certezza che siamo qualcosa di più di un semplice corpo fisico.
Educare all’azione non nel senso di un semplice movimento ma nel far confluire una vera energia psicofisica che ci permette coi fatti e non con le chiacchiere di scalare le montagne della vita. L’educazione a questo stile di vita potrebbe finalmente ricondurre i giovani ad un vero senso della propria esistenza, che ora è legato solo al piano delle sensazioni fisiche e che un domani potrebbe riportarci anche a quel risveglio delle forze più nascoste in noi che si possono solo scorgere in maniera latente in queste “prove del fuoco” del mondo moderno.
Per noi la prova del fuoco più dura sarà appunto far capire il perché di questo allenamento mentale al rischio; ma proprio questa sfida interiore, condotta con la semplicità mentale necessaria, ci farà accettare nuove regole in maniera sensata, servirà a farci dare uno sguardo all’interno di noi stessi e ci farà anche capire quale sia veramente la filosofia che porta un giovane ad essere così attratto da questi sport, solo segnali o simboli del mondo attuale che nascondono però affascinanti verità.