È interessante rileggere le dichiarazioni di Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomielite, uno scienziato tra i più importanti del 20° secolo.
Sabin ben sapeva che i vaccini influenzali non servivano e non servono a nulla, così non aveva alcun problema ad andare contro la comunità scientifica dell’epoca.
Ecco, oggi uno scienziato del suo livello, sarebbe considerato un ciarlatano dai conformisti ignoranti che si riempiono la bocca di cose che non sanno, peggio, un novax.
Io posso capire chi ne trae beneficio economico e di carriera professionale, ma i poveracci che invocano religiosamente un vaccino influenzale, mi fanno veramente pena e poca compassione.
Sabin si scagliò giustamente anche contro l’abuso di antibiotici, in un’epoca che, rispetto alla nostra, ne utilizzava sicuramente molti, molti meno, perché era mosso da senso di giustizia, conosceva la materia e ne comprendeva le conseguenze. Sembra di leggere la storia di un missionario, eppure è esistito, non è utopia.
Questo al netto degli effetti collaterali che anche il vaccino della polio può provocare, ma almeno lui si metteva in gioco, con spirito critico ed onestà intellettuale, cosa rara al giorno d’oggi.
Quindi, per ricordarlo un po’ a tutti, per rimembrare cosa significa scienza, competenza, umanità e coraggio, vi invito a studiare almeno la sua biografia ed a leggere le sue interviste.
Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura: «Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo».
Dalla realizzazione del suo diffusissimo vaccino anti-polio Sabin non guadagnò quindi un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario. Inoltre, durante gli anni della Guerra fredda, Sabin donò gratuitamente i suoi ceppi virali allo scienziato sovietico Mikhail Chumakov, in modo da permettere lo sviluppo del suo vaccino anche in Unione Sovietica. Anche in questo caso Sabin andò oltre le questioni politiche per un bene superiore.
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