Elogio del Natale

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Tra tutte le festività annuali il Natale, ricorrenza del Solstizio d’inverno, è certamente quella più “sentita”. Infatti, malgrado l’attuale società sia impegnata a screditare, ridicolizzare e banalizzare ogni ricorrenza sacra con nuove trovate commerciali questo momento ha ancora un’influenza misteriosa sulle persone.
Che le origini del Natale, come festività religiosa, siano radicate nelle culture precristiane e diremmo di origine indoeuropea, è oramai assodato… ciò che spesso sfugge però, al di là del momento astronomico particolare che vede il Sole nella parte più bassa dell’eclittica, è il simbolo molto profondo degli elementi decorativi di questo periodo, l’albero ed il presepe.
L’usanza decorativa dell’albero natalizio affonda le sue radici nel mondo nordico, è il simbolo della nuova nascita, dell’uomo nuovo che alla fine dell’autunno soppianta quello vecchio ma anche della vittoria, della tensione verso l’alto e perciò associato alla runa Algiz.
Il Solstizio d’Inverno, salutato nell’antica Roma con la festa del Sol Invictus e commemorato nel giorno del 25 dicembre dal calendario Cristiano, per ragioni legate al periodo di compimento dello stesso entro le 72 ore successive, sancisce oltre alla piccola rinascita del singolo e del sole la grande rinascita dell’umanità e del cosmo vivificati dall’avvento del Cristo storico, che dirada le tenebre dei culti secolarizzati e degli déi falsi e bugiardi.
In questa armonia simbolica, accanto all’abete natalizio, si colloca anche il presepe che immortala, nella staticità dei pastori, l’attimo eterno del concepimento e ci rammenta la presenza e l’irruzione del divino nella storia dell’uomo.
Il bambino, da sempre sinonimo di purezza, rappresenta lo stato angelico, quello più vicino alla casa del Padre ma specialmente l’atteggiamento interiore che caratterizza da sempre l’iniziato, il nato due volte…la semplicità, l’assenza di amor proprio, l’agire originale e spontaneo di fronte agli esseri e alle cose, l’assenza di orgoglio e di pregiudizi innati.
In questo piccolo bambino e nell’adorazione della sua Santa Madre si ripropone il mistero dei misteri, l’incarnazione divina, la Trinità, la polarizzazione dell’Uno che si rigenera nell’attimo eterno, alimentando il fuoco della Verità, e nella terra per rinsaldare nuovi ponti con il cielo…
Nella regalità di questo bambino e nel mito della sua nascita tutte le tradizioni si rifondono nella fonte delle fonti da cui hanno preso vita ( è appunto questo il significato della visita dei tre Re Magi); il Cristo eterno si fa uomo per riportare, in una nuova sintesi, la linfa vitale del messaggio divino oramai affievolito nei rituali meccanici e nell’esasperazione delle scritture.
Nel Natale cristiano, perciò, oltre ai temi indoeuropei della rinascita e dell’avvento del sole nuovo, si rinsalda il legame tra il mondo e Dio. In quel bambino e nella sua vita ritroviamo tutti i temi centrali delle grandi tradizioni e proprio perciò è da considerare una festa universale e non di origine particolare o appartenente al semplice filone abramitico–semita.
A supporto di quanto detto si pensi all’analogia tra la nascita di Cristo – la Vergine che porta in grembo il seme divino – e quella dei figli di Zeus, o di Romolo e Remo…come non vedere poi, la similitudine tra il sacrificio di Odino-Wotan sull’albero della conoscenza, per donare le rune agli uomini e la gloriosa morte in croce di Nostro Signore o ancora la corrispondenza dei prodigi operati, i miracoli, i digiuni (totalmente estranei in termini di modalità al profetismo ebraico) con il mondo degli Yoghi indiani, la trasfigurazione sul monte Athos dinanzi agli apostoli con quella di Krisna ad Arjuna e le similitudini con la vita del Buddha (il deserto, la tentazione, la lotta con ildemonio).
Per questi e molti altri motivi il Natale che si festeggia non può che essere considerato un grido lungo millenni di storia, un’esortazione alla rigenerazione, all’abbandono dell’uomo vecchio per quello nuovo, del vizio per la virtù, dell’Io per il Sé.
Solo cercando quella terza dimensione nascosta che ogni simbolo porta con sé si potrà cogliere in ogni momento lo spunto per riflettere e lanciarsi con tutte le proprie energie verso il Sacro.
Gaspare Dono