Questo desiderio di Luce… Feste del Solstizio

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(tratto dal profilo facebook di Andrea Marcigliano) È sempre più buio prima che sorga il Sole… Vecchio adagio popolare, non so dire di che origine, ma che ben si attaglia a questo periodo dell’anno. Quando i giorni divengono vertiginosamente più corti, e le notti più lunghe ed oscure. E si susseguono le Feste della Luce.
Tutte Feste solstiziali. Feste che evocano, più che invocare, la resurrezione del Sole dalle profondità della Notte.
San Nicola, Santa Lucia, Natale e le dodici notti incantate che vanno sino all’Epifania
Nicola, vescovo di Myra, archetipo cristiano di Santa Klaus, che porta doni, certo, ma che, prima ancora, sconfigge e soggioga il Krampus, demone oscuro dalle fattezze animali. Da allora divenuto suo servitore, che lo accompagna nella notte punendo con la frusta i bambini cattivi. Tradizione che perdura nell’arco alpino, dove le processioni di San Nicola vengono animate da torme di Krampus, con le loro, spesso violente, beffe.
Santa Lucia, Lussia, dea, ninfa e strega che i Longobardi, calando dalla Scandinavia, portarono nella Valle Padana, e più giù, sino in Campania con il Ducato di Benevento. A tratti luminosa e incantevole fanciulla, in altri vecchia mostruosa – come la Crimilde di Biancaneve – Lussia è tanto la tenebra profonda dell’inverno, quanto la rinascita solstiziale della luce. E Natale, poi, Sol Invictus. E l’Epifania, le Manifestazioni, la festa cristiana più antica, che si è sovrapposta all’antico, e arcano, capodanno egizio… Quando si adornava un albero sempreverde, forse una palma, in onore di Hator. E potremmo aggiungere ancora Santa Barbara che ha a che fare, per tradizione, con il fuoco, e Sant’Ambrogio, e San Silvestro, il papa mago che presiede alla fine dell’anno vecchio e prelude al Capodanno. L’inizio di un nuovo ciclo. E che lascia intravvedere dietro il manto pontificale i due volti inquieti di Giano. Il Dio della fine e dell’inizio. Il Dio delle Porte. Che trova un inimmaginabile cugino nel Nonno Inverno dell’Oriente slavo. Lo spirito del Solstizio, giunto con i variaghi che fondarono Kiev, e che porta doni il primo dell’Anno.
La luce che rinasce dalla tenebra è archetipo fondante del nostro immaginario. È l’inizio della Genesi, e della Teogonia esiodea. Dove la Luce che sorge dalla Notte è Eros primigenio. Eros che distingue ed ordina le cose indistinte. Che dà origine al Cosmo.
Perché Eros, nella sua essenza, altro non è che Luce. In Dante, la Luce di Beatrice che invia Virgilio a salvarlo dalla Selva Oscura. E in Catullo la Donna amata, Lesbia, viene definita “mio desiderio di luce”.
Nel microcosmo dell’esistenza si possono leggere i grandi processi cosmici. Una forte passione, che ti coglie, inattesa, in un momento difficile ed oscuro della vita, è, dunque, l’annuncio di un Solstizio. Di una possibile rinascita della luce.
Nelle feste solstiziali attendiamo, da bambini, doni. San Nicola, Santa Lucia, Santa Klaus, la Befana o i Magi portano balocchi e dolciumi. Soprattutto portano incanto e gioia. Speranza.
Sono simboli di un’attesa che resta latente nel nostro animo anche dopo l’infanzia. Dove, come diceva il Pascoli, riposa e sonnecchia pur sempre un fanciullino capace di meraviglia. Basterebbe saperlo ascoltare…