Davanti alle urla e agli strepiti dei media e delle ammucchiate LGBT, sottovoce e senza voler turbare il teatrino, vorremmo chiarire un punto di diritto, piuttosto semplice e accessibile a tutti, sul caso Zaky. Che viene spesso confuso col caso Regeni, come se ne fosse un analogo episodio.
Ricordiamo che Regeni era un italiano, studente presso un’università inglese, sequestrato in Egitto e torturato a morte – secondo le indagini sinora svolte ma ancora in via di accertamento – dall’intelligence egiziana.
Diversamente, Zaky Patrick, accusato di propaganda omosessuale (in Egitto è sostanzialmente un reato), è un attivista egiziano, arrestato in Egitto dalla polizia locale, detenuto presso un carcere egiziano.
Ecco, dunque, spiegato perché risulta piuttosto insensato equiparare i due casi.
A meno di non voler sottrarre la giurisdizione all’Egitto in nome di non-si-sa-quale principio di diritto, l’Egitto sta giudicando un suo cittadino per un reato previsto dal proprio diritto. E non appare possibile sottrargli questa prerogativa accorda a ciascuno stato sovrano.
(tratto da repubblica.it) – Egitto, Patrick Zaky resta in carcere. Respinto il ricorso della difesa dello studente egiziano dell’università di Bologna
Zaky è stato arrestato il 7 febbraio scorso, di ritorno da Bologna in Egitto per una breve vacanza. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake ma che hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false, l’incitamento alla protesta e l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Secondo Amnesty International rischia fino a 25 anni di carcere.
“Dopo ore di attesa questa decisione vergognosa e sconcertante di rinnovare di altri 45 giorni la detenzione di Patrick Zaky lascia senza fiato e sgomenti”, commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. “Patrick terminerà questo anno terribile nella prigione di Tora”, sottolinea Noury, lanciando un appello: “E’ veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto”.
La notizia arriva nel giorno in cui il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è a Parigi per una visita di tre giorni, cominciata con un incontro all’Eliseo destinato a rafforzare la cooperazione bilaterale di fronte alle crisi in Medio Oriente. Sul piede di guerra le associazioni di difesa dei diritti umani, che contestano questa visita.