È di queste ultime settimane la notizia che a Lanciano sarebbe nato il “partito Rom” chiamato “Mistipè”, fondato da tre donne rom già in prima linea per per i diritti umani e impegnate nella lotta contro la discriminazione razziale.
A Novembre vi abbiamo riportato lo spiacevole avvenimento, cavalcato anche da grandi testate giornalistiche e salotti televisivi in cui, sempre nella città frentana, per opera di ragazzi di etnia rom, un adolescente era stato aggredito e ridotto in coma. Nel frattempo, gli aggressori sono stati supportati dalla comunità di appartenenza, pronta ad agitare lo spettro dei pregiudizi razziali.
Eppure oggi la stessa “comunità” è fautrice di un’enorme paradosso, creando un partito fondato su niente meno che le caratteristiche intrinseche della propria etnia. Forse perché sarà comodo agitare lo spauracchio del razzismo quando ci sono guai all’orizzonte e giocare ad essere differenti e originali vantando una cultura dalla quale gli altri possono “imparare” quando le acque sono più calme? Ma si badi, sarebbe troppo facile cadere nella trappola politica e semantica che molti lupi della politica, travestiti da agnelli, adoperano.
La verità è che le razze esistono, ed il fatto che si costituisca un partito “Rom” è l’implicita affermazione proprio di questo da parte dei suoi promotori. Strano paradosso quello di un partito che nasce per contrastare il razzismo: affermare che gli uomini si distinguono proprio sulla base dell’etnia.
Ma non si può negare e cambiare versione alla verità a proprio piacimento! Come nel caso della recente aggressione in quel di Lanciano, tirando le somme, i minorenni Sinti si sono espressi chiaramente: nessuna pietà né compassione per il 18enne in coma, perché nella peggiore delle ipotesi sarebbe stato solo “un italiano in meno”, come uno di loro ha testualmente scritto su un social network.
Continuando a leggere le dichiarazioni del neonato partito, notiamo che “puntano ad almeno un rappresentante in parlamento”. Eh già… Ce lo immaginiamo proprio bene “Mistipé” nel calderone dei partiti, delle alleanze, tra una coalizione ed una scissione, un rimpasto e qualche gruppo civico, ci sarà spazio anche per il loro progetto.
Ma cosa c’entra quest’ultima analisi?
C’entra perché si presenta davanti tutti noi un paradosso ideologico ed identitario: perché improvvisamente la cultura rom vorrebbe mischiarsi con quella degli altri? Per secoli hanno creato insediamenti autonomi ed ancora oggi in moltissimi dichiarano che “è nella loro cultura” compiere azioni di vario genere, non adattandosi alle leggi ed ai popoli ospitanti, con cui però oggi gli stessi soggetti in questione vorrebbero ipocritamente affermarsi nella scena politica.
Fa riflettere a questo proposito il fatto che con le dichiarazioni rilasciate alla fondazione del loro partito non è stato assolutamente accennato e formalizzato nulla che avesse per scopo ultimo il bene comune del popolo italiano.
Non si parla di una scesa in campo per risanare l’economia o aiutare i giovani, ed in verità non si è parlato nemmeno di una loro entrata in politica per cercare di integrare meglio molti dei giovani che, essendo nati e cresciuti in quelle comunità rom non sempre uniformate a leggi e costumi del territorio, potrebbero vivere delle difficoltà fuori da questi tanto vantati “insediamenti”.
Anche in questo caso ci tornano nella mente le parole del Capitano Codreanu, che con i suoi insegnamenti, e l’esempio della Guardia di ferro in Romania, ha saputo dimostrare a tutto il mondo che per scendere nella palude della politica si deve avere un cuore nobile e chiarezza di intenti, altrimenti la politica che dovrebbe essere utilizzata solo per il bene della nazione non produrrà nulla, se non al massimo divisione tra le genti. “Il Paese va in rovina per mancanza di uomini, non per mancanza di programmi. E’ questa la nostra convinzione. Dobbiamo quindi non elaborare nuovi programmi ma allevare uomini, uomini nuovi” diceva Corneliu Zelea Codreanu.
Notiamo dunque che anche questa ennesima creazione non può che esser marchiata col sigillo “mondo moderno & Co.”, non ponendo fin dal principio al centro dei riflettori l’Uomo che si mette al servizio della terra o che ricerca la sua dignità operando organicamente anche in contesti estranei dalle sue origini con popoli e tradizioni differenti, elevando e indirizzando all’unico obiettivo comunemente accettabile: il miglioramento dell’Uomo, l’armonia e la solarità che si vive sotto il sole della Verità e nella Giustizia.
www.abruzzolive.tv – Lanciano. Ecco il partito rom Mistipè. ‘Per combattere odio e discriminazioni’
di Walter Berghella
Un partito nazionale, che rappresenti il popolo dei rom e dei sinti, fondato da donne attiviste di Abruzzo e Molise e che ha radici a Lanciano (Ch), dove l’atto è stato scritto il 4 dicembre.
“Mistipè”, che in romanì significa rispetto e solidarietà, è il logo della rappresentanza politica che mira a un seggio in Parlamento, ma che in Abruzzo ha già esperienza amministrativa con consiglieri comunali eletti a Sulmona, Franco Di Rocco, ingegnere, e ad Avezzano con Pasqualina Morelli. Per le imminenti Comunali a Lanciano si vedrà se una lista verrà fuori.
“Il nostro è innanzitutto un partito nazionale, pensato da due anni – spiega la presidente Giulia Di Rocco (nella foto), assistente legale e mediatrice scolastica, membro del Forum Rsc istituito dall’Unar al ministero delle Pari opportunità, membro dell’IRU – International Roma Union che rappresenta i rom al Consiglio d’Europa e Onu, commissario per la Politica e la democrazia in Italia per i rom e sinti -. Siamo impegnate per la tutela dei diritti umani e nella lotta antidiscriminazione. “Mistipè” nasce dall’esigenza di combattere l’odio razziale contro rom e sinti in Italia, sempre più crescente e accentuato negli ultimi tempi. Anche la nostra minoranza, mai difesa, va tutelata. In Italia anche gli immigrati sono stati eletti e rappresentati. Quanto alle nostre radici non dimentichiamo che l’Unione dei Rom abruzzesi e molisani è di antico insediamento, presenti già dal 1.300. Si vuole dare dignità al popolo rom e sinto, considerato straniero a casa propria e che troppo spesso viene usato come capo espiatorio per i mali vari, soprattutto sotto campagna elettorale”. Per gli aspetti culturali che resistono contro questo popolo transazionale la Di Rocco si sente una cittadina di serie Z, come zingara, appunto. “Sono italiana – aggiunge la presidente – ma a livello burocratico sulla carta di identità non mi è riconosciuta l’appartenenza alla mia etnia culturale e linguistica, si continua a subire tutte le discriminazioni ad essa legate. Specie noi donne siamo ancora viste e considerate per le gonne che indossiamo. Abbiamo invece molti sono laureati e inseriti nella società. Mistipè è la risposta alla soluzione di un problema che non è più soltanto culturale e sociale bensì politico che mancava nel nostro Paese. Tutti hanno diritto ad avere una rappresentanza politica oltre ed essere difesi sul piano dei diritti umani”.
Ecco dunque il programma che mira al riconoscimento di minoranza linguistica, inclusione sociale e scolastica, parità di uomo e donna, lotta alla discriminazione e odio. Vice presidente di “Mistipè” è Virginia Morello; segretario lo studente Anthony Guarnieri; tesoriere Concetta Sarachella, stilista e presidente dell’associazione Rom in Progress. Estraneo al partito si dice al momento il musicista Santino Spinelli, in arte Alexian.