Recentemente ha fatto il giro del web una, secondo noi, inquietante notizia che vede protagonista Microsoft (tanto per cambiare), o forse una sua diretta associata. L’azienda avrebbe depositato un brevetto per un software, il quale tramite una non meglio precisata tecnologia, permetterebbe di sfruttare i dati diffusi da una determinata persona online (ma anche dati esistenti sotto altra forma, libri, diari, interviste o quant’altro di non virtuale di persone scomparse da tempo) per allestire un “chatbot” con il quale poter dialogare.
Qualcosa di assolutamente non innovativo nella sua teorizzazione, in quanto si tratta di un’idea apparsa innumerevoli volte su romanzi, film o serie tv, con tutte le variazioni del caso ovviamente ma con un risultato finale sempre molto simile: estendere in modo
digitale, ma non solo, il contatto con una persona dopo la sua morte.
Se nei due secoli appena trascorsi era questo un tema caro e noto soprattutto al mondo dell’occultismo, dello spiritismo, oramai la possibilità di poter interagire e conversare con una persona deceduta (o meglio, entità) è qualcosa di molto popolare soprattutto nella fantascienza e nella distopia fantascientifica, un esempio perfetto risulta l’episodio “Be Right Back” della nota serie TV Black Mirror, in cui una giovane donna utilizza un servizio per raccogliere dati dal suo partner defunto e creare un chatbot – e alla fine un robot “in carne ed ossa”.
Ma dalla simulazione di una personalità via software al trasferimento digitale della coscienza, l’idea di oltrepassare i confini dell’esistenza è già passata da tempo dalla finzione alla realtà. Nel 2005, IBM ha avviato il progetto Blue Brain per ricostruire il funzionamento del cervello umano, partendo da quello di un topo. Quanto detto si potrebbe ricollegare in futuro a ciò che sta realizzando Microsoft con il suo software: “La persona può anche corrispondere a sé stesso (ad esempio, l’utente che crea/addestra il chatbot). Ciò significa che gli utenti potrebbero addestrare un sostituto digitale in caso di morte.” (E magari poi trasferirlo in un cervello di topo? Aggiungiamo nemmeno troppo ironicamente noi). Ma del resto la digitalizzazione della coscienza sarà una tematica sempre più presente nei prossimi decenni, così come la possibilità di collegare l’attività cerebrale ai computer, il progetto Neuralink del novello semidio tecnologico Elon Musk non vi dice niente?
Ma torniamo alla nostra notizia di apertura, al di là del concetto già di suo angosciante che abbiamo illustrato, fatto passare quasi alla stregua di un futuro passatempo, gioco o addirittura come ausilio sociale e di supporto psicologico, un altro particolare ci fa “rizzare il pelo”; sembra infatti che il nome di questa futura applicazione sia “Ouija”. Si, avete capito bene, il termine che indica la purtroppo famosa tavoletta utilizzata nelle sedute spiritiche e che spesso si vede in molte apparizioni cinematografiche. Sia che la notizia fosse confermata, sia che non lo fosse, resta il fatto che comunque non a caso questo futuro software è stato subito assimilato dalla stampa allo strumento utilizzato dai medium per poter teoricamente dialogare con persone defunte, entità, demoni, etc.
Si ritiene che strumenti simili siano in uso fin dall’antichità ma non se ne ha alcuna certezza (cercando di non tirare in ballo Pitagora o altri nomi noti, in quanto nessuna prova concreta esiste per avvalorare tutte queste attribuzioni). Ma se parliamo della tavoletta come la conosciamo noi oggi invece sappiamo benissimo dove cercare, gli inventori ufficiali furono infatti gli uomini d’affari Elijah Jefferson Bond e Charles Kennard che ebbero l’idea di brevettare una tavoletta con alfabeto stampato e di metterla in commercio il 28 maggio 1890. Nel 1901 un impiegato di Kennard, William Fuld rilevò i diritti di sfruttamento della tavoletta parlante, rimettendola in produzione e dandole il nome “Ouija”.
Scorrendo le vite di questi individui sembrerebbe tutto nella norma, ed in effetti non è facile immaginare come la stessa persona che si sia dedicata in vita all’invenzione del bollitore a vapore possa all’improvviso brevettare una tavoletta per parlare con gli spiriti!
Effettivamente bisogna scavare un po’ in profondità e soprattutto andare ad analizzare alcuni dati interessanti che in qualche modo hanno accomunato le vite di questi tre personaggi: l’estrazione sociale borghese, l’essere “inventori” ma anche coinvolti nella temperie politica e culturale della loro epoca, nella loro vita ritrovarsi a operare in Baltimora (città spesso al centro di attività “sinistre” nella storia culturale americana, fosse anche solamente per essere tra le città col più alto tasso di omicidi al mondo, e sappiamo che nulla è mai per caso), utilizzare terminologia non proprio comune per le loro società (“Oracle”, “Swastika Novelty Company”, ecc) e non da ultimo essere i protagonisti di morti misteriose.
Si tratta ovviamente soltanto di pochi dati comuni e che non possono provare nulla, ma non ci sembrano casuali. Quello che hanno inventato e brevettato, trattasi pur sempre di uno strumento utilizzato per le cosiddette sedute spiritiche, una qualche connessione con questo mondo deve pur sussistere! Lo scopo di tale tavoletta è quello teorizzato di interagire con gli spiriti: gli utilizzatori pongono delle domande a imprecisate entità sovrannaturali o spiriti di defunti (e già qui si aprirebbe un mondo troppo spesso frainteso e generalizzato riguardo “cosa” davvero viene a palesarsi durante queste attività, non certo positive!) che, attraverso un medium, farebbero sì che l’indicatore si muova sulla tavola Ouija e componga la risposta, utilizzando le lettere e le cifre disegnate sul supporto.
Ci ha colpito scoprire che dal 1991 il trademark per la tavola Ouija è passato dalla ditta Parker Brothers alla Hasbro, entrambe note aziende che si occupano come attività principale di produrre giochi in scatola e giocattoli per adolescenti e bambini, e qui ritorna il tema del gioco di cui più volte ci siamo occupati su questo blog, ma tranquilli, sarà anche questa solamente l’ennesima, inquietante, coincidenza.
Vorremo ora aprire una parentesi sullo spiritismo che più volte abbiamo citato precedentemente, ovviamente non è questa la sede per snocciolare ogni aspetto della questione, cosa oltretutto già magistralmente fatta a loro tempo da R. Guénon, J. Evola nelle rispettive opere riguardanti tale argomento, noi ci limiteremo a parafrasare e riportare in questo caso alcuni passaggi tratti appunto da Guénon, innanzi tutto convinto che bisognasse dissipare le confusioni e gli equivoci, ma soprattutto gli errori che sono alla base della (pericolosissima) dottrina spiritistica, se pure sia ammissibile chiamarla dottrina.
Al contempo riteneva inutile, difficile, e comunque poco interessante, considerare la questione dal punto di vista storico; perché ad esempio si può tracciare la storia di una setta ben definita, che formi un tutto chiaramente organizzato, o possieda almeno una certa coesione; ma non così si presenta lo spiritismo.
Gli spiritisti sono infatti stati, fin dall’origine, divisi in parecchie scuole e hanno sempre costituito innumerevoli gruppi indipendenti, talvolta rivali fra loro. Resta poi ancora da aggiungere che, per potersi dire spiritisti, non è affatto indispensabile appartenere a una qualsivoglia associazione: è sufficiente ammettere certe teorie, che comunemente sono accompagnate da pratiche corrispondenti; molte persone possono fare dello spiritismo isolatamente, o in piccoli gruppi, senza ricollegarsi a nessuna organizzazione, e questo tra le altre cose è uno dei motivi che aumenta esponenzialmente la pericolosità di tale mondo.
Ci mette così in guardia:
«Senza dubbio è opportuno notare che, nello spiritismo, le teorie non sono mai separate dalla sperimentazione, né noi intendiamo considerarle completamente separate nella nostra esposizione; noi però sosteniamo che i fenomeni forniscono soltanto una base affatto illusoria alle teorie spiritistiche, e che, in assenza di queste ultime, non ci si troverebbe più di fronte allo spiritismo. D’altra parte, ciò non ci impedisce di ammettere che, se lo spiritismo fosse soltanto teorico, sarebbe molto meno pericoloso di quanto è e non eserciterebbe la stessa attrazione su tanta gente; su tale pericolo tanto più insisteremo in quanto esso costituisce il più urgente dei motivi che ci hanno spinto a scrivere il presente libro. […] Abbiamo già detto altrove come sia nefasta, a nostro giudizio, la diffusione di quelle teorie che sono comparse meno di un secolo fa, e che si possono definire in modo generale con il nome di “neospiritualismo”. Certamente vi sono, nella nostra epoca, molte altre “controverità” che è bene ugualmente combattere; le prime, però, hanno un carattere del tutto speciale, che le rende forse più nocive – e in ogni caso in modo diverso – rispetto a quelle che si presentano sotto una forma semplicemente filosofica e scientifica. Tutte queste cose, in effetti, appartengono più o meno al campo della “pseudoreligione”; l’espressione, che è stata da noi attribuita al teosofismo, potrebbe essere ugualmente riferita allo spiritismo. Sebbene quest’ultimo avanzi spesso pretese scientifiche a causa dell’aspetto sperimentale nel quale crede di trovare non solamente il fondamento, ma la fonte stessa della sua dottrina, esso non è in definitiva che una deviazione dello spirito religioso, conformemente alla mentalità “scientistica” posseduta da molti nostri contemporanei. Inoltre, fra tutte le dottrine “neospiritualistiche”, lo spiritismo è certamente la più diffusa e la più popolare, e ciò si comprende facilmente, poiché è la forma più “semplicistica”, diremmo volentieri la più grossolana, di tali dottrine: esso è alla portata di tutte le intelligenze, anche le più mediocri, e i fenomeni su cui si appoggia, o almeno i più comuni di essi, possono per giunta essere facilmente ottenuti da tutti. È quindi lo spiritismo a fare il più gran numero di vittime, e le devastazioni da esso causate si sono ulteriormente accresciute in questi ultimi anni in proporzioni inattese, a causa dello scompiglio che i recenti avvenimenti hanno provocato nelle coscienze. Quando parliamo di devastazioni e di vittime, non si tratta affatto di semplici metafore; le cose di questo genere, e lo spiritismo più di tutte le altre, hanno come risultato di squilibrare e rovinare in modo irrimediabile una quantità di sventurati che, se non le avessero incontrate sulla loro strada, avrebbero potuto continuare a condurre una vita normale. Si tratta di un pericolo che non dovrebbe essere ritenuto trascurabile e che, soprattutto nelle attuali circostanze, è particolarmente necessario e opportuno denunciare con insistenza. Queste considerazioni rafforzano in noi la preoccupazione, di ordine più generale, di difendere i diritti della verità contro tutte le forme di errore […]si rischia seriamente di perdersi nei tenebrosi labirinti del “mondo inferiore”, cosa di cui troppi esploratori temerari, nonostante i loro titoli scientifici e filosofici, ci hanno fornito il triste esempio. […] Comunque sia, di fronte alle attuali circostanze, siamo convinti che non si farà mai troppo per opporsi a certe perniciose attività, e che ogni sforzo compiuto in tal senso, a patto che sia ben diretto, avrà la sua utilità, potendo forse essere più idoneo di altri ad avere effetti su questo o quel punto determinato; e, per parlare un linguaggio che alcuni comprenderanno, aggiungeremo che non si diffonderà mai troppa luce per dissipare tutte le emanazioni provenienti dal “Satellite oscuro”.»
Concludiamo con una breve considerazione personale, quasi una provocazione più che altro, la quale si ricollega a tutto quanto detto fin ora ma al contempo amplia la prospettiva e vuole lasciare qualche ulteriore spunto di riflessione, consapevoli che l’argomento trattato non ci ha visti toccare troppi aspetti di cui si potrebbe parlare, e che forse riprenderemo.
Generalizziamo e semplifichiamo:
Il nemico ha sempre agito, più o meno palesemente, e molti sono e sono stati i suoi agenti. Durante tutte le epoche a noi note sono vissuti uomini dediti in qualche misura e forma al male, ognuno di loro si è servito degli strumenti e delle conoscenze a disposizione per amplificare le emanazioni di quel “Satellite oscuro” poco sopra accennato, così soprattutto è stato utilizzato ogni ritrovamento tecnologico che via via l’uomo ha avuto a sua disposizione che poteva servire allo scopo. Oggi, finita l’epoca quanto meno palese dei “grimorii” e dei “riti oscuri” tracciati su carta pecora, perché stupirsi, ma soprattutto perché dare per scontato che certe pratiche non possano svolgersi anche tramite la scrittura, ad esempio di un linguaggio di programmazione informatica o l’utilizzo di una tecnologia d’avanguardia? Negromanti cibernetici.